Dopo due partite a porte chiuse; dopo avere rotto il ghiaccio con lo Spezia; dopo avere ribadito le nostre posizioni rispetto a questa società di ciarlatani e al loro presidente, che deve andarsene al più presto, senza se e senza ma; finalmente si ritorna al Rigamonti carichi di entusiasmo e con le migliori intenzioni.
Una piccola parentesi: solo il giorno prima veniamo a conoscenza del fatto che gli Ultras ascolani non saranno presenti perché la trasferta è stata vietata ai non tesserati; l’avessimo saputo prima, probabilmente avremmo preso in considerazione la possibilità di “saltare” questo evento, nonostante per noi fosse carico di forte attesa (il rientro di due ragazzi del gruppo dopo tanti anni era già di per sé un motivo di grande fervore; inoltre, sugli spalti con noi ci sarebbe stato per la prima volta il papà di Alessandro “Sella”).
Alla fine si decide di entrare.
Sappiamo già che gli sbirri ai cancelli non ci faranno sconti; l’inutile spareggio col Cosenza, e soprattutto gli strascichi che ha lasciato il post partita, hanno dimostrato tutti i limiti di uno Stato incapace di prevenire e bravissimo a reprimere, ricattare e minacciare.
Per questo ci “limitiamo” a portare gli stendardi del gruppo, il bandierone di Sella, e lo striscione: “Prima di tutto gli Amici”, tutto rigorosamente non autorizzato.
Quando varchiamo il primo cancello, però, ci fanno capire subito che aria tira.
Già la presenza di una quindicina di agenti DIGOS non è di buon auspicio, inoltre troviamo ad accoglierci una quarantina di carabinieri presenti esplicitamente per noi (per la cronaca, tra chi doveva ancora arrivare a causa dell’orario infame, e chi era rimasto fuori per fare la bancarella di autofinanziamento, al momento dell’ingresso eravamo una quarantina di ragazzi; non certo un esercito, quindi).
Subito ci vogliono perquisire minutamente, ancor prima di varcare i tornelli.
Al nostro deciso rifiuto (siamo stanchi di farci discriminare; per questo c’è già la tessera, l’Art.9, e tutti le altre macchinazioni del calcio moderno), gli sbirri “riflettono”, e alla fine si spostano posizionandosi al di là dei tornelli -come accade in ogni settore/stadio- per attenderci smaniosi.
Stendiamo un velo pietoso sulle provocazioni, le battutine, e la soddisfazioni di alcuni sbirri, “degna” incarnazione di un potere antidemocratico e sfacciato, sempre più libero di agire indisturbato, e arriviamo al dunque.
In poche parole scopriamo che il regolamento d’uso dello stadio è stato modificato in maniera tale che anche i classici stendardi da 150 x 150 cm non possano più entrare, a meno che -ovviamente- non siano convalidati.
In realtà, poi veniamo a sapere che il divieto si estende anche ad alcuni stendardi già autorizzati in passato (ovviamente non i nostri), ma diventati improvvisamente poco graditi alla Questura locale; di questo però ne dovrebbero parlare altri, non noi.
Il disegno è chiaro: considerato che non abbiamo mai accettato imposizioni di sorta, e visto che da tempo immemore non portiamo più lo striscione del gruppo proprio per non sottostare ai loro cervellotici progetti, non sapendo come colpirci e ricattarci hanno pensato bene di aggredirci sull’unica cosa che ancora ci rappresenta materialmente allo stadio: lo stendardo del gruppo e lo stendardo dedicato a Sella (per chi non lo sapesse, Alessandro è un Ultras del gruppo scomparso in un tragico incidente in montagna).
A nulla valgono le nostre riflessioni, e ogni loro motivazione è una presa per il c… (si arriva perfino a mettere in discussione i colori dello stendardo, che secondo loro non sono quelli del Brescia!, sigh).
Alla fine, grazie anche all’interessamento di un giornalista di Radio Onda d’Urto, presente ieri sugli spalti, l’arroganza degli sbirri non prevarica le nostre ragioni.
Purtroppo, però, non c’è nulla da fare: ce l’avevano promessa, e la vogliono mantenere (del resto, avete mai visto un rappresentante delle Istituzioni ammettere di avere torto e fare per questo un passo indietro? Loro sono onniscienti/onnipotenti, oltretutto per decreto!).
L’unica apertura è verso lo stendardo dedicato a Sella.
Evidentemente, la presenza del padre gli impedisce di infierire fino in fondo (in realtà, ci dicono espressamente di sceglierne uno tra i due che abbiamo portato; evidentemente qualcuno fra loro è un fan di Meryl Streep).
Sono però proprio gli amici più stretti di Sella -insieme al padre- a chiederci di non sottostare a questo ennesimo ricatto.
Per questo motivo decidiamo di entrare, fare tre cori precisi (uno ovviamente per Sella; l’altro per gli Ultras assenti/presenti; e l’ultimo per Cellino), per poi lasciare il nostro stadio definitivamente.
Una situazione grottesca, peggiorata dal fatto che per dimostrarsi -quantomeno- imparziali, gli sbirri cominciano a sequestrare bandiere -a destra e a manca- anche ai tifosi “normali”.
Ne fanno le spese perfino dei bambini accompagnati da un incredulo padre, che si vede sequestrare le bandierine comprate poco prima, evidentemente molto pericolose nelle mani di questi piccoli tifosi del Brescia (ovviamente, tutto ciò cessa nel momento stesso in cui ci allontaniamo dalla zona di “filtraggio”, a dimostrazione che certe malsane attenzioni erano state concepite per noi e per nessun altro).
Sempre per la cronaca: a nulla vale l’intervento del nuovo SLO (figura che da quando è stata istituita vediamo per la prima volta in gradinata), anche lui impotente di fronte a tanta tracotanza.
Detto tutto ciò, sappiamo molto bene che la nostra scelta di abbandonare lo stadio non scatenerà alcuno stato di indignazione, soprattutto a Brescia (troppo alto ormai il livello di assuefazione generale), e in particolare tra la stampa locale, troppo presa dal risultato e dal farsi benvolere da Cellino.
Potrebbe però riuscire a far capire a qualcuno che la Dignità e la Ragione, proprio come l’Amicizia e la Libertà, sono valori/condizioni da difendere in ogni momento e in ogni occasione, pena la prevaricazione di uno Stato sempre più autoritario e discriminatorio, sia allo stadio, sia nella società di tutti i giorni (del resto, ciò che viene testato su di noi poi viene “esportato” ovunque).
Ci auguriamo pertanto che anche altri gruppi Ultras (oltre naturalmente a tutti quelli che si sono sempre distinti per le loro battaglie) comincino a far valere le proprie ragioni con i fatti, e non solo a parole o attraverso comunicati e slogan tanto vuoti quanto inutili.
Del resto, come dimostrato: la repressione fa male a tutti…
Avanti Ultras sempre! |