A questo momento (sera di mercoledì 18 gennaio) sembra proprio che il tetto dell’assurdo e dell’ottusità sia stato toccato. Non solo si vietano le trasferte basandosi sui confini regionali o provinciali, ma si arriva al ridicolo di “sbarrare la strada” sul confine di due comuni contigui, come Rimini e Santarcangelo. Come se tra i residenti a Rimini non ci potessero essere santarcangiolesi, o tifosi del Rimini a Santarcangelo; come se un abitante di Santa Giustina o di San Vito (frazione addirittura divisa tra i due comuni…) potesse essere tifoso solo della squadra del suo comune, e non di quella dell’altro, vicinissimo; come se a Verucchio o a Poggio Berni non ci potessero essere tifosi sia dell’una che dell’altra squadra (a proposito: e gli eventuali bellariesi? potranno entrare o no?). Facile andare alla memoria all’andata, quando al Neri bellariesi e santarcangiolesi (anche non tesserati) entrarono liberamente – e giustamente – in tutti i settori dello stadio. Stavolta, invece, no. Eppure sembra che ci sia l’accordo delle società e persino della questura di Rimini, che si presume sia competente sul territorio: no, non basta. L’irritazione è forte. Siamo all’ennesimo RIBALTAMENTO della logica: non sono loro a poter punire me in quanto mi hanno individuato come autore di un reato, ma devo essere IO a dimostrare (acquistando la mia patente di “buona condotta” attraverso il pagamento di 10€ ad una banca…) di essere un bravo cittadino, meritevole del permesso di poter acquistare un biglietto per assistere ad uno spettacolo PUBBLICO. Siamo all’assurdo: domenica molti riminesi non potranno assistere alla partita perché si sono rifiutati di piegare la testa (e di PAGARE) per acquistare un prodotto che pochi giorni fa è stato dichiarato ILLEGITTIMO dagli organi competenti dello Stato: in sostanza, per aver fatto una cosa oggi riconosciuta come GIUSTA. Evidentemente a qualcuno tutto questo non basta. Che l’Osservatorio ami alla follia la tessera è cosa nota. E’ la soluzione migliore per loro: dato che non sanno gestire l’ordine pubblico, la soluzione trovata è proibire. Proibire: a costo di andare contro le leggi dello Stato (e dell’Economia), contro gli interessi di un calcio italiano alla canna del gas e con gli stadi sempre più vuoti, contro i diritti sacrosanti dei cittadini; oggi, addirittura, contro il buon senso. P.S. Apprendiamo che i tesserati, per poter acquistare il biglietto in prevendita, sono costretti ad attivarsi personalmente per poter conoscere il loro numero di tessera, perché ad oggi, a sei mesi dalla sottoscrizione (e dal pagamento), le tessere non sono ancora state prodotte. Ogni commento è superfluo. |