A tracciare l’identikit degli ultimi due detenuti che si sono suicidati, durante questo fine settimana a Verona e a Carinola, c’è da commuoversi. Ma la commozione, senza politiche eque ed efficaci – dentro e soprattutto fuori dal carcere – non basta. Non serve. Alla quindicesima persona che in poco più di un mese si toglie la vita dietro le sbarre – un tristissimo record -, la misura è colma. E a Elly Schlein che domenica, durante il tour elettorale, da Teramo ha accusato il governo di avere “da quando è arrivato sulla giustizia un approccio da populismo penale”, ha risposto da Tokyo la premier Giorgia Meloni confermando la diagnosi della leader del Pd: “Altri due casi di suicidio nelle carceri? Se per Schlein – ha ribattuto ai cronisti – la soluzione per risolvere il sovraffollamento carcerario è eliminare alcuni reati, per me non lo è. Il problema si risolve aumentando i posti nelle strutture, non consentendo a chi commette un reato di non espiare la pena. Ma del resto io non sono di sinistra”.
“Ucraino” – così viene identificato nel report di “Ristretti Orizzonti” – era un recluso di 38 anni straniero che era stato dimesso da qualche giorno dal reparto psichiatrico. Si è impiccato sabato sera nella sua cella di Montorio, carcere di Verona dove negli ultimi tre mesi si sono contati cinque suicidi e tre tentati suicidi. È la quattordicesima vittima dall’inizio dell’anno di un sistema penale evidentemente fallimentare, che riempie le carceri di fragili, non cura, non riabilita, non impedisce la recidiva. Poche ore dopo, durante quella stessa notte, il disabile Carmine S., di 58 anni, che viveva su una sedia a rotelle ed era recluso nel reparto “sex offenders” del carcere di Carinola (Ce), ha usato una cintura e il termosifone per strangolarsi. È il quarto suicidio in Campania dal primo di gennaio.
“Un bollettino di guerra terrificante. Un suicidio ogni due giorni”, sintetizza l’Unione delle Camere penali che “ha già deliberato tre giorni di astensione per il 7, 8 e 9 febbraio prossimo anche per promuovere una forte sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale dinanzi alle vergognose e ingiuste condizioni di detenzione, che spingono chi le subisce a preferire la morte”. Gli avvocati penalisti si dicono “pronti però ad ulteriori e più incisive forme di mobilitazione” affinché si adottino, in tempi brevi, misure efficaci come “l’adozione di un atto di clemenza generalizzato” o “un decreto legge che contenga interventi immediatamente deflattivi” e altre misure consone, oltre che “l’adozione della Riforma dell’Ordinamento penitenziario già pronta per essere attuata, frutto del lavoro di Commissioni ministeriali”.
Perché, spiega l’Ucpi, nelle carceri si sta consumando “una vera ecatombe a cui occorre aggiungere quella dei numerosi atti di autolesionismo, spia evidente di una situazione di diffuso disagio e di disperazione divenuta insostenibile per i detenuti, i trattenuti e per tutti coloro che in quei luoghi di detenzione prestano il loro servizio”. Il sovraffollamento, ricordano poi i penalisti, è tornato ai tempi delle condanne di Strasburgo: 60 mila reclusi in “una capienza consentita pari a poco più di 47.000 posti”, “15.000 detenuti in espiazione pene di breve durata (7.648 da 1 giorni a 12 mesi e 8.201 sotto i due anni)” e “oltre 1.200 detenuti ultra-settantenni, una cifra mai raggiunta negli ultimi 20 anni!”. E il tutto con “scarse risorse di assistenza sanitaria, psicologica e psichiatrica e di personale di polizia penitenziaria e di operatori”.
“Nordio si è detto molto dispiaciuto dei suicidi. Scalda il cuore saperlo ma se passasse all’azione facendo gesti concreti ci dimostrerebbe che abbiamo un ministro del quale possiamo fidarci”, incalza la senatrice di Avs, Ilaria Cucchi, durante una conferenza stampa alla Camera con il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che propone “l’istituzione di case di reinserimento sociale per chi ha meno di un anno di pena da scontare”, strutture “con piccoli numeri volte al reinserimento lavorativo”. E su questo chiama “il governo ad un confronto”.
Dialogo, in generale, richiesto anche dall’associazione Nessuno tocchi Caino e sollecitato attraverso uno sciopero della fame a staffetta iniziato il 23 gennaio dalla radicale Rita Bernardini e da Roberto Giachetti (Iv), a cui domenica si è aggiunta Emilia Rossi che, insieme a Mauro Palma e a Daniela De Robert, è stata per sette anni e fino a quindici giorni fa la Garante nazionale delle persone private di libertà. |