Tutto sarebbe iniziato in un giardino pubblico, a pochi passi dal teatro Storchi, il principale luogo di spettacoli in città. Due carabinieri della tenenza locale stanno procedendo al fermo di un uomo senza documenti che ha opposto resistenza per evitare di essere portato in caserma. Il più alto dei due militari in divisa lo trattiene per il braccio destro mentre il collega lo afferra per quello sinistro. Poi colpisce il sospettato una prima volta con forza, sferrandogli un pugno al volto. Seguono diversi altri pugni ai reni, e poi di nuovo in faccia.
L’uomo si dimena. Parla, sembra rivolgersi a qualcuno nei dintorni, chiedendo forse aiuto. I carabinieri lo spingono per farlo sedere sul retro della gazzella, ma lui afferra uno dei militari per il bavero, e questi – lo stesso che lo ha picchiato in precedenza – riprende a colpirlo nuovamente alla testa e sulla schiena.
Accusato di resistenza a pubblico ufficiale e di danneggiamenti all’auto di servizio, l’uomo è poi comparso in tribunale, dove il giudice ha convalidato il provvedimento rimettendolo in libertà.
Durante l’udienza di convalida dell’arresto per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, Idrissa Diallo ha dichiarato di essere stato «picchiato al volto e a una gamba» e di non aver provocato danni all’auto di servizio dei carabinieri. Secondo quanto riferito dalla sua avvocata, Barbara Bettelli, Diallo avrebbe raccontato al giudice di essere stato controllato alla fermata dell’autobus mentre si recava al lavoro, in un paese della provincia.
Non aveva con sé documenti d’identità ma, come ha proposto ai carabinieri, un suo convivente glieli avrebbe potuti portare. I militari invece lo hanno invitato a salire sulla gazzella ma Diallo avrebbe, a quel punto, protestato. «Non mi hanno ascoltato quando gli ho detto che volevo chiamare un amico per i documenti – ha riferito il giovane guineano – ma hanno iniziato a picchiarmi e volevano buttarmi dentro la macchina. Non mi era mai successa una cosa del genere – aggiunge Diallo – In caserma mi hanno buttato a terra e mi hanno picchiato ancora, molto forte, ho avuto paura di morire».
“ Si sono accaniti con una violenza non necessaria. – dice l’avvocata del ragazzo Barbara Bettelli – Se una persona si oppone a un controllo legittimo va contenuta, non picchiata”. La legale del giovane, regolare e con un lavoro come aiuto-cuoco in un ristorante della provincia, valuterà se sporgere querela.
Il giovane – secondo quanto riferito dalla sua legale – ha riferito al giudice di trovarsi alla fermata dell’autobus per andare al lavoro quando è stato controllato. Non aveva con sé i documenti e avrebbe detto ai militari, riferisce la sua avvocata, che avrebbe potuto chiamare un amico che glieli avrebbe portati. A quel punto sarebbe stato però invitato a salire in macchina per andare in caserma e lui non voleva. “In udienza è stato detto che è stato controllato perché sembrava sospetto. Ma non c’era a mio avviso nessun indizio che stesse commettendo un reato“, spiega la legale. Si tratta di un ragazzo arrivato in Italia alcuni anni fa “in barcone” e “non risultano precedenti di condanne”. Dopo aver fatto il lavapiatti, attualmente lavora come aiuto cuoco in un ristorante della provincia “ed è molto apprezzato dal suo titolare”. L’udienza è stata rinviata al 18 aprile.
I due militari dell’arma sono stati temporaneamente reimpiegati in altri incarichi e il filmato è al vaglio della procura di Modena per la possibile apertura di un fascicolo. |