NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

laboratoridirepressione

SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











Le carceri italiane scoppiano: 10mila i detenuti in più

 

FONTE:il dubbio

 

A fronte di circa 51mila posti – inclusi quelli inagibili – sono otre 61mila le persone recluse.

 

 

L’ultimo dato sulla situazione carceraria italiana, aggiornato al 30 giugno 2024, dipinge un quadro allarmante del sovraffollamento nelle strutture penitenziarie del paese. Con una popolazione carceraria di 61.480 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 51.234 posti (ai quali però va sottratto un numero consistente di celle inagibili), il sistema penitenziario italiano si trova a gestire un eccesso di oltre 10.000 reclusi, pari a circa il 20 per cento in più rispetto alla sua capacità effettiva. Le carceri, con 49 suicidi in soli sei mesi dall’inizio dell’anno, stanno attraversando la crisi più profonda della loro storia recente.

Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (Spp), ha elaborato un dossier che fotografa una situazione allarmante che sta mettendo a dura prova detenuti e personale carcerario. Nei primi sei mesi dell’anno, le carceri italiane hanno registrato un numero senza precedenti di 51 suicidi (Di Giacomo inserisce anche coloro che sono morti “sniffando” il butano del fornelletto) tra i detenuti, con un’età media di soli 38 anni.

Più della metà di questi, 28 per l’esattezza, erano cittadini stranieri. La Campania emerge come la regione più colpita, con gli istituti di Napoli Poggioreale e Genova Marassi che condividono il triste primato di tre suicidi ciascuno. Ma la disperazione non risparmia nemmeno chi dovrebbe garantire la sicurezza: cinque agenti di polizia penitenziaria hanno posto fine alla propria vita dall’inizio dell’anno, un dato che sottolinea come la crisi pervada tutti i livelli del sistema carcerario. Il quadro si fa ancora più cupo se si considerano i tentativi di suicidio, balzati a quota 1200, con un aumento del 25 per cento rispetto all’anno precedente. La violenza dilaga: le aggressioni al personale sono cresciute del 40 per cento, raggiungendo i 1241 casi. Anche le manifestazioni di protesta collettiva, i ferimenti e le colluttazioni hanno subito incrementi significativi.

Il sovraffollamento cronico continua a essere una piaga: con 61.480 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 47.067 posti (nel report, il segretario del Spp ha sottratto le celle inagibili), le carceri italiane ospitano il 31 per cento di reclusi in più rispetto alla loro capacità. Tra questi, quasi un terzo sono stranieri e oltre 2.600 sono donne. La situazione dei minori detenuti è particolarmente preoccupante: 555 giovani, di cui 18 ragazze, sono reclusi nei 17 istituti di pena minorili.

Solo il 6 per cento di loro sta scontando una pena definitiva, mentre la stragrande maggioranza è in attesa di giudizio o ha una posizione giuridica mista. Non meno drammatica è la condizione delle 23 madri detenute, costrette a crescere 26 bambini dietro le sbarre, in un ambiente che difficilmente può definirsi adatto allo sviluppo di un minore. Il dossier evidenzia anche un preoccupante aumento del contrabbando all’interno delle carceri. Il numero di telefoni cellulari sequestrati è salito a 2200, mentre gli oggetti atti ad offendere rinvenuti sono più che raddoppiati, passando da 290 a 700. Anche il traffico di droga è in crescita, con 17 chili sequestrati contro gli 11 dell’anno precedente.

A complicare ulteriormente il quadro vi è una carenza di organico della polizia penitenziaria che supera le 11.000 unità. Questo deficit di personale rende ancora più difficile la gestione quotidiana degli istituti e il mantenimento dell’ordine e della sicurezza. Di fronte a questi dati allarmanti, è evidente che il sistema carcerario italiano necessiti di interventi urgenti e strutturali. La situazione attuale non solo viola i diritti fondamentali dei detenuti, ma compromette anche la funzione rieducativa della pena, pilastro del nostro sistema giuridico.

 

Damiano Aliprandi