NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

laboratoridirepressione

SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











Sfondato il muro dei 62mila detenuti (e il governo vuole carcerare anche chi protesta)

 

FONTE:huffingtonpost.it

 

Sfondato il muro dei 62mila detenuti ma dall’estate attendiamo di conoscere le iniziative del ministro Carlo Nordio per affrontare il problema

 

Sfondato il muro dei 62mila detenuti, stiamo ancora aspettando di sapere quali iniziative il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intendeva illustrare l’estate scorsa al Presidente della Repubblica, dopo che l’intera compagine governativa si era resa finalmente conto che il decreto “carcere sicuro” di sicuro aveva solo che non avrebbe ridotto la pressione del sovraffollamento penitenziario sui detenuti e gli operatori penitenziari, costretti a vivere come sardine e a lavorare in condizioni di emergenza. Nel frattempo i suicidi non fanno neanche più notizia: dopo quello di Vincenzo, a Santa Maria Capua Vetere nel giorno dei morti, siamo a 78, solo sei in meno del tragico record annuale del 2022, ma mancano ancora due mesi alla fine dell’anno

Nel frattempo s’avanza un disegno di legge che, anch’esso in nome della sicurezza, potrebbe moltiplicare il numero delle persone detenute, trattenendo in carcere ad libitum i protestatari e aggiungendovi quelli che le proteste le fanno fuori. Al Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria l’arduo compito di inseguire l’emergenza, e non è per sfiducia, ma per scienza ed esperienza che ci permettiamo di dubitare che riuscirà a risolvere il problema del sovraffollamento penitenziario se l’altra mano continua a riempire le carceri di autori di reati pretestuosi e non violenti.

La soluzione, l’unica soluzione, a questo punto, è lì, nell’articolo 79 della Costituzione: un provvedimento generalizzato di clemenza, nella misura minima necessaria di due anni di amnistia e di indulto. Ne abbiamo scritto a tutti i parlamentari e le parlamentari della Repubblica, affinché – senza vincoli di partito – facciano la cosa giusta. Non è mai troppo tardi. Poi, dopo, solo dopo, si potrà discutere delle riforme necessarie al sistema dell’esecuzione penale che in queste condizioni, quali che esse siano, non potrebbero essere realizzate.

 

Stefano Anastasia