Roma - Dopo l’annuncio sulla stampa alla fine l’arresto per Nicola Sestini, uno dei carabinieri infedeli coinvolto nell’inchiesta trans è arrivato. I carabinieri del Ros lo hanno arrestato ad Adelfia (Bari) nella sua abitazione. L’uomo è accusato dell’omicidio del pusher Gianguerino Cafasso, oltre che dei reati contestati ai suoi colleghi già finiti in carcere. Gli avrebbe fornito una mix letale di stupefacente per ucciderlo. L’arresto è stato eseguito in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Roma. «Evidentemente l’arresto a mezzo stampa è diventato una incivile consuetudine di questo paese», ha dichiarato l’avvocato Valerio Spigarelli, difensore di Nicola Testini. Il maresciallo dei carabinieri ora è detenuto nel carcere di Bari. La presa di posizione del legale scaturisce dalle notizie riportate nei giorni scorsi da alcuni organi di informazione relative alla richiesta di arresto formulata dalla Procura di Roma per il militare dell’Arma. «Quando avremo l’ordinanza di custodia - ha aggiunto Spigarelli - la esamineremo ed evidenzieremo l’ingiustizia dell’arresto di Testini». Probabilmente domani sarà fissata la data dell’interrogatorio di garanzia che, a questo punto, potrebbe tenersi a Bari tramite rogatoria da parte dei magistrati romani. La Procura di Roma sta indagando in particolare sui rapporti tra il pusher Gianguerino Cafasso e i quattro carabinieri infedeli accusati del tentato ricatto ai danni dell’ex governatore Piero Marrazzo ripreso in un video con un trans. Video che fu girato dal carabiniere Luciano Simeone con l’aiuto del collega Carlo Tagliente, gli unici due militari ancora in carcere. Secondo la Procura di Roma Testini subentrò nella fase in cui si tentò di piazzare il video e questo perchè, come rilevò il gip nell’ordinanza che lo portò in carcere la prima volta, «aveva una pluriennale frequentazione con il pusher Gianguerino Cafasso». Ora Testini è stato arrestato proprio per la morte dello spacciatore trovato senza vita il 12 settembre in un albergo di Roma. E proprio su questa droga che ha ucciso Cafasso, oltre che sull’anomalia di un carabiniere che rifornisce un pusher, si stanno incentrando le indagini della Procura per capire se lo stupefacente non fosse una ricompensa per "favori" avuti e se non provenisse da partite sequestrate. Ma le indagini degli inquirenti puntano anche al recupero del video integrale usato per ricattare Marrazzo. Di quel filmato fu montato un promo di poco meno di tre minuti (già acquisito dagli inquirenti), mentre la versione completa, destinata alla commercializzazione, incisa su un cd, secondo Simeone, fu consegnata a Cafasso e successivamente distrutta quando i carabinieri infedeli ebbero il sospetto di essere pedinati. Nei giorni scorsi i Ros hanno effettuato una perquisizione nello studio dell’avvocato Marco Cinquegrana, difensore di Gianguerino Cafasso e hanno acquisito l’hard disk del computer L’interesse degli inquirenti per il recupero del video integrale che immortala Marrazzo assieme a Natalie è legato alla necessità di verificare se, oltre a Marrazzo, Natalie, Tagliente e Simeone ci fossero altre persone nell’appartamento di via Gradoli e se la droga fosse già nell’abitazione.
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