NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

26 MARZO 2000

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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DAVIDE LIBERO











Crisi del sistema penitenziario e ombre sulla giustizia

 

FONTE:Osservatorio Repressione

 

Gli affari sporchi di Nordio, Delmastro e Bartolozzi

 

Nel 2025, le carceri italiane versano in una condizione di emergenza strutturale e umanitaria. Con una capienza regolamentare di circa 51.300 posti, il numero dei detenuti ha superato quota 62.500, generando un sovraffollamento medio del +22%. Alcuni istituti, come quelli di Udine, Verona e Como, registrano tassi superiori all’80%. A ciò si aggiungono dati allarmanti: solo nei primi mesi del 2025 si contano già otto suicidi tra i detenuti, segno di un ambiente sempre più degradato e privo di percorsi rieducativi.

L’aumento dei giovani incarcerati, anche in seguito al cosiddetto “decreto Caivano”, ha aggravato la situazione. Educatori e docenti denunciano l’assenza di formazione specifica e strumenti adeguati per affrontare la realtà carceraria, spesso descritta come “disumana”.

A rendere ancora più delicato il quadro è l’inchiesta sul caso Almasri, che coinvolge direttamente il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il generale libico Osama Njeem Almasri, accusato dalla Corte Penale Internazionale di crimini di guerra e contro l’umanità, è stato arrestato a Torino il 19 gennaio 2025, ma rimpatriato appena due giorni dopo, in circostanze che hanno sollevato forti dubbi giuridici e politici.

Nordio è indagato per omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento. Secondo gli atti, il ministro sarebbe stato assente nei momenti cruciali della gestione del dossier, delegando di fatto le decisioni alla sua capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi.

La stessa, potente capo di gabinetto del Ministero della Giustizia, è stata iscritta nel registro degli indagati per il reato di false informazioni al pubblico ministero. Le sue dichiarazioni al Tribunale dei Ministri sono state giudicate “inattendibili” e “mendaci”, in particolare per aver omesso di trasmettere al ministro Nordio documenti tecnici fondamentali per la convalida dell’arresto di Almasri.

Bartolozzi ha sostenuto di aver agito con correttezza e di aver informato il ministro “fino a quaranta volte al giorno”, ma gli inquirenti contestano la sua versione, ritenendola contraddittoria.

A completare il quadro, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove è stato condannato in primo grado a otto mesi di carcere (pena sospesa) per rivelazione di segreto d’ufficio. La vicenda riguarda la diffusione di intercettazioni riservate sul detenuto anarchico Alfredo Cospito, in regime di 41-bis, che Delmastro avrebbe passato al deputato Giovanni Donzelli, suo coinquilino e collega di partito.

Nonostante la condanna, Delmastro ha dichiarato di non voler dimettersi, definendo la sentenza “politica” e accusando la magistratura di essere “ideologicamente orientata”.

Il sistema penitenziario italiano appare oggi come un campo minato, dove le criticità strutturali si intrecciano con le tensioni politiche e giudiziarie. Le indagini che coinvolgono Nordio, Bartolozzi e Delmastro non sono solo episodi isolati, ma sintomi di una crisi più profonda che investe la credibilità delle istituzioni e la tenuta dello Stato di diritto.

 

Luigi Mollo