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26 MARZO 2000

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Carceri, Nordio senza vergogna: “Nessun allarme, dati sotto la media”

 

FONTE:il manifesto

 

Suicidi in carcere, Nordio nega l’«allarme».

 

Sono 48 il numero dei suicidi dietro le sbarre dall’inizio dell’anno, come attesta il Dap, o 53, come registrato dall’associazione Ristretti orizzonti? Ma soprattutto, qual è la soglia per cui è lecito allarmarsi? Domande che attendono risposte, mentre nella calura d’agosto perfino una tragedia come quella delle morti in carcere può trasformarsi in un cinico calcolo politico. Succede così che il ministro Nordio abbia sentito ieri il bisogno di smentire l’«analisi dei decessi in carcere» pubblicata dal Garante nazionale delle persone private di libertà nel quale, pur registrando una leggera flessione di morti rispetto all’anno scorso, ne emerge comunque un quadro preoccupante e inaccettabile.

«Nessun allarme come paventato stamane dal Garante. Il dato numerico, certamente sconfortante, registrato nei primi 8 mesi di quest’anno è sotto la media nazionale dell’ultimo triennio», è il dispaccio correttivo che parte a metà pomeriggio da Via Arenula. Un colpo al cuore per il Collegio targato Merloni che subito dirama una «precisazione» e assesta una bacchettata alle agenzie di stampa che avrebbero «mal interpretato». «In linea con quanto rilevato dal Ministero della Giustizia», si legge nella nota del Garante Turrini Vita, «al 31 luglio 2025 si registra una diminuzione significativa del numero di suicidi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, 12 in meno». Mentre Irma Conti, nel collegio in quota Lega, incassa la «riduzione» come «possibile miglioramento delle condizioni detentive o dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate». Qualunque esse siano.

E così, le 49 pagine del serio e dettagliato report, curato da Giovani Suriano (collaboratore anche di Mauro Palma), si perdono in uno squallido conteggio. Le opposizioni protestano e parlano di «macabra contabilità» da parte di Nordio. D’altronde, dopo l’analisi dei dati e soprattutto delle storie dei detenuti suicida, l’autore del rapporto scrive: «I numeri mostrano una situazione preoccupante: 294 suicidi totali in 4 anni rappresentano una media annuale di 73,5 casi. La variazione tra il minimo del 2021 (59 casi) e il picco del 2022 (84 casi) indica un incremento del 42% nel giro di un anno, seguito presumibilmente da una stabilizzazione o lieve riduzione negli anni successivi».

Poco importa, dunque, se il numero complessivo dei decessi sia, finora, di 146 o 153. Se si registra uno zero virgola in più o in meno. Interessa invece il «dato davvero significativo» e la «riflessione profonda sul ruolo delle “fragilità sociali” nel contesto detentivo» riportati nello stesso report del Garante: «16 persone ‘senza fissa dimora’ su 46 suicidi (34,8%) – si legge – suggeriscono come l’assenza di un riferimento abitativo stabile possa accentuare sentimenti di disperazione. La disoccupazione è un altro fattore cruciale». E «il ‘basso grado di istruzione’ può rendere più difficile l’accesso a strumenti di supporto psicologico o sociale».

Tre condizioni che, secondo l’analista del Garante, «spesso si sovrappongono, alimentando una spirale di marginalizzazione che si amplifica in carcere». Eppure, per il ministro Nordio non c’è alcun allarme.

 

Eleonora Martini