NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

26 MARZO 2000

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

laboratoridirepressione

SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











Report sui decessi in carcere: gennaio-luglio 2025

 

FONTE:Volere la Luna

 

Il Report del Garante delle persone private della libertà personale sui decessi in carcere nei primi mesi del 2025 è impietoso: 146 decessi, di cui 46 per suicidio, 30 per cause da accertare, 69 per cause naturali, 1 per causa accidentale. Il Garante, provocando la reazione indispettita del ministro, aggiunge che, senza riduzione del numero dei detenuti e investimenti in misure alternative, le cose non potranno che peggiorare

 

Qui il link al testo integrale del Report sui decessi in carcere:
https://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/resources/cms/documents/20250731_Report_decessi.pdf

 

 

L’esplosiva situazione delle carceri è sotto gli occhi di tutti ed è stata da ultimo documentata in modo analitico nel rapporto di Antigone di metà anno 2025 pubblicato con il significativo titolo “L’emergenza è adesso”. La drammatica punta dell’iceberg penitenziario è numero di suicidi che, anche in questa prima metà dell’anno, ha ampiamente superato il rapporto di guardia. Solo il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, lo nega con un irresponsabile cinismo che lo spinge sino a polemizzare con i dati e le considerazioni contenute nel Report sui decessi in carcere nel periodo gennaio-luglio 2025 del Garante nazionale delle persone provate della libertà personale. La vicenda ha un che di surreale anche per la conseguente e vuota retromarcia del Garante, il cui presidente, di stretta osservanza governativa, fino al giorno prima della nomina faceva parte di quella amministrazione penitenziaria che oggi dovrebbe controllare. Evidentemente il contenuto del report, predisposto da uno scrupoloso funzionario, era sfuggito al presidente… In ogni caso è utile la sua pubblicazione integrale, con l’anticipazione di alcune delle considerazioni introduttive in esso svolte.

Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria da inizio anno e fino al 31 luglio del 2025 ha registrato complessivamente 146 decessi: suicidi 46 (31,5%), decessi per cause da accertare 30 (20,5%), decessi per cause naturali 69 (47,3%), decesso per cause accidentale 1 (0,7%).

Il suicidio di una persona sottoposta a privazione della libertà personale è per definizione l’evento critico che esercita il maggiore impatto emotivo, che coinvolgere maggiormente gli operatori chiamati ad intervenire sia sotto il profilo operativo, ma anche sotto quello umano ed etico. In ambiente penitenziario l’evento suicidario può realizzarsi con diverse modalità, a prescindere dal grado di sorveglianza attuata e della immediata disponibilità di strumenti idonei quali lenzuola, bombolette di gas, capi di abbigliamento, lacci di scarpe, sostanze tossiche, medicinali, sacchetti in plastica significando che sono solo alcuni dei mezzi attraverso i quali una persona può porre fine alla propria esistenza. Il suicidio costituisce un evento sentinella in quanto si tratta di una morte potenzialmente evitabile. Esso è un fenomeno che esiste da sempre ma con un andamento che mostra oscillazioni, alle volte di non semplice interpretazione. I numeri mostrano una situazione preoccupante: 294 suicidi totali in quattro anni rappresentano una media annuale di 73,5 casi. La variazione tra il minimo del 2021 (59 casi) e il picco del 2022 (84 casi) indica un incremento del 42% nel giro di un anno, seguito presumibilmente da una stabilizzazione o lieve riduzione negli anni successivi. Nel 2024 i suicidi accertati dal DAP sono 83, i decessi per cause da accertare 18.

Nel periodo gennaio-luglio 2025 emerge un quadro articolato, nel quale sembrano associarsi diverse variabili: l’età giovanile e l’impatto con la detenzione, l’attesa del primo giudizio, le condizioni sociali di vulnerabilità (disoccupazione, senza fissa dimora, stranieri). L’approssimarsi della fine della pena e il sovraffollamento sono punti critici. Il filo che lega tutti i fattori di rischio per il suicidio è l’incertezza e la perdita di speranza per il futuro, che porta a non tollerare un dolore mentale insopportabile e tormentoso il quale esclude ogni altra via di uscita rispetto alla morte.

L’atto suicidio deve essere affrontato con consapevolezza. L’evento si concretizza in un contesto che merita un’analisi approfondita e multifattoriale, con un’attenzione che deve essere necessariamente posta ai diversi “eventi critici” che caratterizzano il contesto detentivo. Dal 1 gennaio al 31 luglio 2025 il Dap ha registrato complessivamente 94.421 eventi critici. Nello stesso periodo del 2024 ne risultano 94.591. Alla data del 31 luglio i tentativi di suicidi registrati dal Dap sono 1.123. Grande attenzione deve essere posta anche ai numerosi eventi di ’autolesionismo’ che determina il danneggiamento del proprio corpo con lesioni autoinflitte dirette e intenzionali. L’autolesionismo e il suicidio spesso sono trattati come eventi non connessi tra di loro: nella realtà penitenziaria possono, invece, essere intesi come tappe diverse collocate però su un medesimo continuum di autodistruzione. L’autolesionismo, molto spesso e in maniera riduttiva viene considerato come gesto manipolativo. Esso è, invece, in alcuni casi, l’espressione diversificata di un disagio che potrebbe sfociare anche in gesti ulteriormente estremi, appunto il suicidio. Alla data del 31 luglio 2025 il numero di atti autolesivi è pari 7.486 eventi, di cui ben 693 (circa il 9,3%) registrati presso la casa circondariale di Milano “San Vittore”, istituto con un indice di affollamento del 216,98.

Ancora oggi, si rileva una diffusa difficoltà nell’accesso ai diritti fondamentali delle persone detenute. Oltre alla cura della salute, anche l’educazione, il lavoro e la comunicazione con l’esterno meritano un potenziamento e un’implementazione maggiore. Le risorse destinate a questi ambiti risultano spesso insufficienti, e in taluni casi, le opportunità di reinserimento sociale per le persone detenute appaiono limitate. Il Paese ha l’urgenza di adoperarsi per rendere l’esecuzione della pena non solo efficiente ed efficace sul piano della prevenzione, ma anche e non secondariamente compatibile con il suo volto costituzionale, improntato ai principi di umanità, finalismo rieducativo ed extrema ratio della detenzione.

D’altra parte, senza una riduzione cospicua del numero dei detenuti e seri investimenti sull’esecuzione penale esterna (UIEPE) e le connesse forme di assistenza sociale, la situazione, già insostenibile, potrà solo peggiorare. Senza tralasciare che l’affollamento penitenziario è irrobustito dal frequente (e, talvolta, eterodosso) ricorso alle misure cautelari custodiali anche di lunga durata: alla data del 31 luglio 2025 circa il 37% delle persone detenute suicidatisi si trovava in carcere in attesa del giudizio di primo grado. La realtà qui sinteticamente analizzata è da tempo ben nota a quanti, in situazione di disagio quando non di degrado, lavorano ogni giorno per l’amministrazione pubblica dell’esecuzione penale, dentro e fuori le mura di un carcere.

 

Garante nazionale diritti persone private della libertà personale