La procura di Milano ha concluso le indagini nei confronti di altri quattro carabinieri coinvolti nel caso di Ramy Elgaml, il ragazzo morto nel quartiere milanese di Corvetto lo scorso 24 novembre al termine di un inseguimento delle gazzelle nei confronti dello scooter su cui viaggiava dietro l’amico Fares Bouzidi. Le ipotesi sono, a vario titolo, frode in processo penale, depistaggio e favoreggiamento, con riferimento a diverse immagini che gli agenti hanno chiesto di cancellare ai testimoni oculari della scena.
Del video registrato da Omar E. era nota l’esistenza. L’uomo, che non è stato identificato sul posto come richiede la procedura, si era rivolto alla stampa e alle autorità raccontando di aver subito minacce affinché eliminasse dal suo cellulare la ripresa dello schianto dello scooter contro un semaforo. Una successiva perizia tecnica sul dispositivo ha effettivamente rilevato la cancellazione del file, ma senza riuscire a ripristinarlo. Secondo i pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, riferisce l’Ansa, l’obiettivo dei militari era «impedire, ostacolare o sviare l’indagine». Per costringere Omar E. a eliminare il girato avrebbero anche agitato la minaccia di una denuncia.
È notizia di ieri, invece, la presenza sulla scena di nuovi testimoni. Nel loro caso altri due militari, per i quali l’ipotesi sarebbe solo di depistaggio, avrebbero fatto rimuovere nove file «relativi alle diverse fasi del sinistro stradale» e a quelle «immediatamente successive». Michele Apicella, legale di uno dei carabinieri, ha dichiarato: «Sono sorpreso. Non pensavo che si arrivasse a questo punto». Per l’avvocato uno dei testimoni si trovava a 290 metri dal luogo dell’incidente e avrebbe ripreso solo le «delicate operazioni di rianimazione».
Esprimono invece soddisfazione Marco Romagnoli e Debora Piazza, che difendono Bouzidi. «La procura sta mettendo in fila i pezzi su una situazione di una gravità indicibile. Per il momento non ci sono due pesi e due misure. L’indagine è stata svolta per bene e i risultati lo dimostrano, anche se sarebbe stato più lineare tenere in un unico procedimento tutte le ipotesi: omicidio stradale, depistaggio, lesioni subite da Fares», afferma Romagnoli.
Un primo filone ha portato alla condanna in primo grado per resistenza a pubblico ufficiale di Bouzidi. Il quale ha ammesso le sue responsabilità nel processo con rito abbreviato in cui ha ricevuto una pena di due anni e otto mesi. Quando arriveranno le motivazioni potrebbe essere appellata.
L’indagine principale resta comunque quella sulla morte di Elgaml per cui è stato notificato un avviso di conclusione indagini per omicidio stradale sia a Bouzidi, che guidava lo scooter, sia al carabiniere al volante della gazzella. Si attendono le richieste del pm.
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