Il cuore di Giampaolo Demartis, 57 anni, ha smesso di battere dentro un’ambulanza a Olbia mentre i soccorritori cercavano di rianimarlo. Il taser è stato utilizzato dai carabinieri nella sera di sabato scorso. La ricostruzione fornita dai militari è quella che si basa sul fatto che Giampaolo Demartis fosse fuori di sé e stesse aggredendo i passanti seminando il panico in una via nella periferia della città. L’impiego della pistola a impulsi elettrici è stata decisa dopo che la vittima ha sferrato un pugno a un carabiniere provocando diverse ferite.
La procura di Tempio Pausania, coordinata da Gregorio Capasso, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e ha disposto l’autopsia che sarà fissata nei prossimi giorni. Le indagini sono state affidate alla polizia. Mentre il fratello di Giampaolo Demartis chiede “tutta la verità su cosa è accaduto” e se era necessario sparare col taser.
Una decisione che, secondo il sindacato indipendente dei carabinieri, è stata presa con “professionalità e attenendosi alle procedure operative previste in occasione di un intervento nei confronti di soggetti che versano in grave stato di alterazione psicofisica”. Secondo i carabinieri, infatti, Giampaolo Demartis avrebbe avuto un atteggiamento alterato o da alcol o da droghe.
Il fratello, che abita poco distante da via Barcellona, dove è accaduto tutto, è stato chiamato da una vicina quando già Giampaolo Demartis era dentro l’ambulanza tra la vita e la morte. All’avvocato Mauro Manca, che ha assistito la vittima negli anni scorsi per un precedente per droga, il fratello ha riferito che “non mi hanno fatto vedere Giampaolo e qualcuno mi ha detto che aveva una ferita al volto. Voglio capire cosa è successo”. Demartis, che abitava a casa del fratello, assumeva dei farmaci legati a alcune insufficienze. Gli accertamenti medici chiariranno se quelle patologie siano state determinanti per l’arresto cardiaco. Titolare di un negozio di alimentari, Giampaolo Demartis mesi fa era stato scarcerato dai domiciliari per spaccio e aveva chiesto l’affidamento in prova.
“Cercheremo i testimoni di quanto accaduto. Ci chiediamo se c’è stata una colluttazione prima dell’uso del taser – aggiunge l’avvocato Mauro Manca che adesso, con molta probabilità, verrà nominato legale in questa vicenda – e ascolteremo la vicina che ha chiamato il fratello di Giampaolo. Lui adesso è sotto shock”.
Quella di Giampaolo Demartis non è la prima morte causata dopo l’impiego del taser, l’ultima risale al giugno scorso a Pescara. In quel caso, è stato accertato dall’autopsia, che Riccardo Zappone, 30 anni, è morto per l’emorragia causata da una rissa precedente all’intervento della polizia. Altri due casi si sono verificati nel 2024 e nel 2023 a Bolzano e a Chieti. E anche per questi episodi non c’è stato un collegamento diretto per la morte all’uso della pistola elettrica. L’arma – introdotta come dotazione per le forze dell’ordine nel 2022 dopo una travagliata sperimentazione – viene utilizzata rispettando precisi protocolli e al termine di un apposito periodo di addestramento per agenti e militari. |