Dopo il caso del 57enne morto sabato notte a Olbia, un’altra persona è morta dopo essere stata colpita con il taser dai carabinieri: si tratta di un uomo di 47 anni di origini albanesi che è deceduto a Sant’Olcese, sulle alture di Genova, nella serata di domenica. I colpi, secondo gli inquirenti, potrebbero aver provocato nell’uomo un arresto cardiaco. Secondo quanto ricostruito al momento, i carabinieri sono stati chiamati dai vicini dell’uomo, che avevano sentito urla e forti rumori provenire dall’appartamento. Sul posto sono arrivate due pattuglie che hanno trovato il 47enne in “stato di agitazione”. A quel punto uno dei militari ha sparato un colpo col taser, che ha raggiunto di striscio sia l’uomo sia un collega. É stato dunque sparato un secondo colpo, ma anche questo non avrebbe avuto effetto. Sempre secondo le prime ricostruzioni, la pistola elettrica sarebbe a quel punto passata nelle mani di un secondo carabiniere, che ha colpito l’uomo. Quando il personale del 118 è arrivato, non ha potuto fare altro che constatare il decesso.
La testimonianza di un vicino di Elton Bani, ucciso dalla polizia a Genova con 4 colpi di taser
“Non si può morire così. Non ci ho dormito la notte. Bastava calmarlo. Non aveva un coltello in mano, non stava picchiando nessuno. Non stava bene, vero, sembrava un po’ fuori. Ma non meritava di morire. Si vedeva che aveva preso qualcosa, magari cocaina, alcol, non lo so. Ma questo non autorizza a scaricare quattro volte un taser su una persona. So cosa ho visto e ho visto questo. In un’ora è stato l’inferno». «Servono telecamere sulle divise così si saprebbe subito cos’è avvenuto. Era alterato. Faceva a zig zag con l’auto qui davanti prima che arrivassero le pattuglie. Finché c’era solo la prima la situazione era ancora tranquilla. Poi l’arrivo dei rinforzi: era seduto sui gradini, stava bevendo dell’acqua, gli agenti gliel’hanno scaraventata via. Questo ha innescato tutto: è stato come gettare della benzina sul fuoco. Ha dato in escandescenze. In mano aveva 20 euro, il bancomat e le chiavi. Sulle scale lo hanno preso per le gambe, tirandolo con forza, è caduto, poi lo hanno girato per ammanettarlo. Lo hanno colpito sulle gambe e sulla nuca, devo dire quello che ho visto, perché non riuscivano a mettergli le manette. Uno di loro poi ha tirato fuori il taser. La prima scossa lo ha colpito di striscio e ha colpito anche un carabiniere, con la seconda è caduto, si è rialzato e la terza volta si era già un po’ più calmato. E poi la quarta scarica, la più lunga. È caduto a terra. I sanitari hanno provato a rianimarlo per 40, 45 minuti. È poi morto in ambulanza». Ancora una volta, una chiamata al centralino di emergenza per una persona con evidente bisogno di aiuto medico e psicologico, si conclude con un brutale omicidio, come avvenuto 7 anni fa proprio a Genova, quando il 19enne Jefferson Tomalà venne ucciso a colpi di pistola nel letto di casa sua dalla polizia intervenuta in seguito ad una chiamata dei familiari che avevano chiesto supporto medico perché il ragazzo si trovava in forte stato di depressione“
Sono intanto indagati per omicidio colposo i due carabinieri intervenuti ad Olbia la sera di sabato scorso dopo che alcuni cittadini avevano segnalato aggressioni da parte di un uomo per le strade del rione di Santa Mariedda. Fermato con il taser, Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei e residente tra Sassari e Olbia, è morto per arresto cardiaco nell’ambulanza verso l’ospedale.
La nuova arma è arrivata in Italia nel 2014 durante il governo di Matteo Renzi, ma il lasciapassare necessario per avviare la sperimentazione del modello X2 da parte del Viminale c’è stato solo nel maggio 2018. E questo nonostante già nel 2007 il Comitato per la tortura delle Nazioni Unite la giudicasse uno strumento di tortura, in violazione della convenzione dell’Onu del 1984.
È con un decreto legge del 2018, governo Conte I, che venne introdotto l’utilizzo del taser da parte di carabinieri, guardia di finanza e polizia in dodici città: Milano, Napoli, Genova, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia e Brindisi.
Grande promotore del progetto era l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dal gennaio 2020, governo Conte II, il taser è diventato arma d’ordinanza. Pochi mesi più tardi, a luglio, la ministra Luciana Lamorgese emanò una circolare che rivedeva questa decisione per motivi tecnici (mancavano alcune prove balistiche).
Nel 2022, governo Draghi, ancora Lamorgese autorizzò nuovamente l’uso del taser. Nel decreto “Milleproroghe“, approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati, nel febbraio 2025, è previsto che tutti i Comuni – non solo i capoluoghi di provincia o quelli con più di 20mila abitanti – potranno dotare la Polizia Municipale della letale pistole elettronica “taser”.
L’ampliamento dell’uso del taser ha seguito una traiettoria progressiva negli ultimi anni. Introdotto nel 2018 con i decreti Sicurezza dal Governo Conte I, su proposta dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, il dispositivo era inizialmente riservato alle sole Città metropolitane e ai Comuni con più di 100mila abitanti. Successivamente, con il decreto legge PA dello scorso anno, un emendamento sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia aveva abbassato la soglia, consentendone l’utilizzo anche nei centri con oltre 20mila abitanti. Ora, la misura è estesa a tutti i Comuni, eliminando di fatto ogni limitazione demografica.
In un articolo pubblicato sulla rivista Polizia Moderna nel maggio 2022 si legge che durante la sperimentazione «è stata evidenziata l’efficacia deterrente della nuova arma».
Uno studio del 2023 di Strali sostiene che l’impiego del taser «è alternativo alle mani nude molto più che alla pistola» dal momento che «in generale pochissimi casi avrebbero giustificato l’utilizzo di un’arma da fuoco».
I precedenti, almeno in fatto di taser, parlano chiaro. Poco meno di due anni fa, nell’agosto del 2023, proprio a San Giovanni Teatino è morto Simone Di Gregorio, 35enne in cura presso un centro psichiatrico di Pescara. Nel suo caso lo storditore venne usato dai carabinieri perché l’uomo «stava dando in escandescenze» e, completamente nudo, correva verso i binari della ferrovia. La procura di Chieti aprì un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo, ma l’autopsia escluse che la morte fosse arrivata a causa della scossa elettrica.
Un anno dopo, nel luglio 2024, in Alto Adige, il taser è stato usato contro Carlo Lattanzio, un operaio 42enne di Barletta salito a Vipiteno per lavorare in un’azienda edile. Era stato lui a chiamare i carabinieri, che lo avrebbero trovato in stato confusionale, forse ubriaco. E lui prima avrebbe provato ad aggredirli e poi si sarebbe lanciato da una finestra. Sopravvissuto alla caduta, avrebbe tentato di nuovo di aggredire i militari che a quel punto lo hanno colpito col taser. L’indagine condotta dalla procura di Bolzano non ha portato a nulla, perché l’autopsia non ha rilevato una correlazione diretta tra il decesso e l’intervento dei carabinieri. Il problema degli accertamenti medici per queste vicende appare evidente: da un punto di vista strettamente legale, stabilire un nesso causale tra taser e arresto cardiaco è pressoché impossibile nel momento in cui esistono altri elementi che potrebbero causare una morte improvvisa.
Nel giugno di quest’anno è morto Riccardo Zappone trentenne di Pescara
Come funziona il taser. Si presenta più o meno come una pistola. Quando si preme il grilletto invece dei proiettili vengono sparati due piccoli dardi di metallo collegati entrambi a un filo. Una volta che i due punteruoli, che restano sempre collegati al filo, toccano l’obiettivo, una scossa di corrente passa da una puntale di metallo all’altro creando un’immediata paralisi dei muscoli. Non è necessario che i due dardi si infilino sotto la pelle, è sufficiente che tocchino i vestiti. Come altre armi il taser prende il nome dal suo inventore, infatti è l’acronimo di Thomas A. Swift’s electronic rifle, il fucile eletrico di Thomas A. Swift.
Gli effetti sul corpo. Nel settembre 2015 un collettivo di Youtuber ha mostrato gli effetti di questa arma. Gli Slow Mo Guys hanno registrato in slow motion il momento esatto in cui i dardi colpiscono la vittima. A fare da cavia umana per la causa è stato Dan Hafen, responsabile delle vendite di un’azienda che produce telecamere. Il video ha superato i 25 milioni di visualizzazioni. La fama val bene una scossa.
In Italia i taser non si possono acquistare liberamente. Può comprarli solo chi possiede un porto d’armi ma alcune armerie vendono versioni depotenziate. Nel 2007 una commissione dell’Onu si è espressa molto duramente sull’uso di quest’arma: «Costituisce una forma di tortura, che in certi casi può condurre alla morte com’è dimostrato da numerosi studi e da episodi accaduti in seguito all’uso pratico di questi strumenti».
A esprimere preoccupazione è Amnesty International. Nei soli Stati Uniti si sono registrati più di 500 morti tra il 2001 e il 2012. E un’inchiesta di Reuters ne documenta 1.000 in un periodo compreso tra il 2000, primo anno della dotazione alle forze di polizia statunitensi, e il 2018. La quasi totalità delle persone stordite dalla scossa non erano armate e una su quattro soffriva di disturbi mentali o neurologici.
ll rischio infatti è che le forze di polizia li usino con più disinvoltura rispetto alle armi da fuoco. Il portavoce italiano di Amensty Riccardo Noury dichiara che: « il rischio zero non esiste, gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che l’uso dei taser abbia avuto conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui erano stati colpiti, erano compromesse da alcool o droga o, ancora, che erano sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione o di una corsa. Ci sono tantissimi casi in cui vengono usati al termine di un inseguimento e dunque quando la persona che viene colpita è in condizioni di stress. Il problema è che non sai chi hai di fronte. Quando non sai chi hai di fronte e usi un’arma come quella rischi di fare un danno molto elevato».
Restano le parole con cui, nella sentenza numero 5.830 del 2019 la Cassazione ha descritto il taser: «Arma comune da sparo sicuramente idonea a recare danno alla persona»
A nulla è servita l’esperienza fallimentare della Gran Bretagna, dove l’aggiunta della pistola al tradizionale e iconico manganello, decisa per contrastare gli atti di terrorismo nelle grandi città ma poi estesa a tutti i posti di polizia in ogni angolo della nazione, ha avuto l’effetto di decuplicare le sfide violente, fai-da-te e individuali, alle forze dell’ordine. |