NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

26 MARZO 2000

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DAVIDE LIBERO











Napoli, lite in casa, i carabinieri usano il taser: muore in ambulanza

 

FONTE:osservatorio repressione

 

Un uomo è deceduto questa mattina a Napoli durante un intervento dei carabinieri; fermato col taser, è morto durante il trasporto in ospedale

 

 

Hanno provato a fermarlo bloccandolo, utilizzato il taser; l’uomo, caricato in ambulanza, è deceduto durante il trasporto in ospedale. È accaduto questa mattina a Chiaia, nel centro di Napoli, in un appartamento dove i carabinieri sono intervenuti a seguito di una segnalazione per lite in famiglia. La salma dell’uomo, non ancora identificato, è stata sequestrata e verrà sottoposta all’autopsia per accertare le cause del decesso; sulla vicenda è stato aperto un fascicolo.

E il caso mette di nuovo al centro dell’attenzione mediatica il dispositivo: soltanto tra agosto e settembre erano stati tre i morti a causa dell’utilizzo della pistola a impulsi elettrici. Sempre simile il canovaccio: segnalazioni, stati confusionali o alterati, intervento delle forze dell’ordine, le conseguenze più tragiche forse anche a causa di patologie o stati pregressi delle vittime. Doverosa l’apertura di fascicoli d’indagine, sempre gli stessi anche gli schieramenti: la destra che fa quadrato con le forze dell’ordine e l’utilizzo dello strumento, le opposizioni mettono in discussione se non sollecitano proprio la rimozione del taser.

Da tempo sotto accusa il taser, l’arma a impulsi elettrici che induce un’immobilizzazione muscolare momentanea attraverso la somministrazione controllata di impulsi elettrici. A giugno a perdere la vita a Pescara era stato il trentenne Riccardo Zappone. Lo scorso agosto erano stati due i morti, in appena 24 ore, a causa dell’utilizzo della pistola: un 57enne a Olbia, Giampaolo Demartis, anche lui in ambulanza nel trasporto in ospedale, e un 41enne di origini albanesi a Sant’Olcese, Genova, Elton Bani. A metà settembre un 42enne era morto a Reggio Emilia, immobilizzato con il taser da parte della Polizia.

L’arma che viene definita «non letale» continua a lasciare morti dietro di sé. Non è del tutto vero che non si possa morire per l’utilizzo del dispositivo elettrico. L’Ordine dei medici di Torino già nel 2018 aveva preso posizione contro l’introduzione dei taser, esprimendo la propria preoccupazione per la potenziale letalità dello strumento e il rischio di abuso in soggetti deboli, a rischio o anche come forma di tortura. Il punto di vista era accompagnato da uno studio che raccoglieva i dati disponibili e le numerose fonti che esistono sul tema. Nel 2022, alla conferma definitiva che l’arma sarebbe entrata tra quelle in dotazione agli agenti, l’ordine sanitario della città piemontese si era mosso nuovamente con una lettera al consiglio comunale esprimendo contrarietà: grazie a questa battaglia era poi arrivato lo stop del taser ai vigili urbani. Visti gli ultimi eventi la battaglia dei medici non si ferma, fanno sapere dall’Ordine: «Dei metodi alternativi di intervento ci sono: la comunicazione e la mediazione, sono un primo passo per non arrivare all’utilizzo di quest’arma – spiega una dottoressa dell’Asl di Torino -. Il rischio a livello sanitario non è commisurato al beneficio se consideriamo che le linee guida per l’utilizzo della pistola dicono che se sei ubriaco o sotto effetto di stupefacenti sei più vulnerabile».

Anche le indicazioni dei produttori della pistola elettrica confermano che su soggetti deboli, ma anche donne incinte, bambini, persone con problemi cardiovascolari, pacemaker o psichici i rischi aumentano: «Le ditte dicono che non è pericoloso se sei adulto e sano, ma sono molte le persone che invece rischiano rispetto alla popolazione – continua la dottoressa – ad esempio banalmente l’arco voltaico è così doloroso che resti bloccato e puoi morire anche per la caduta, com’è successo in alcuni casi riportati dallo studio condotto da Reuters». Il conteggio delle morti sospette dell’agenzia è ormai arrivato a 1.081 casi dal 2000 e ci sono alcuni pattern: il 90% delle persone decedute non aveva armi e metà invece aveva problemi psichici, aveva fatto uso di sostanze o alcool o si trovava in una situazione di escandescenza: «Ci vorrebbe un approccio mite in queste situazioni, ad esempio i vigili del fuoco riescono a gestire molto meglio casi di questo tipo, esistono protocolli più specifici che andrebbero insegnati. Non può succedere che basti essere agitati per essere colpiti da una scossa elettrica».

La dottoressa tiene a sottolineare un altro aspetto spesso ignorato, quello per cui secondo il protocollo all’utilizzo del taser è obbligatorio chiamare un’ambulanza: «Innanzitutto come mai chiamare un mezzo di soccorso se l’arma non è pericolosa? Inoltre questa dislocazione di risorse importanti viene tolta ai casi emergenziali, o ad esempio ai pazienti in dialisi che devono essere trasferiti».