NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

26 MARZO 2000

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











Foggia-Cavese: il deserto degli innocenti

 

FONTE: Sport People

 

Viaggio verso Foggia per una trasferta probabilmente insolita agli occhi di molti appassionati di tifo. Eppure varco lo Zaccheria, per la seconda volta nella mia vita, consapevole del fatto che questo scenario che si presenta stasera potrebbe essere (o forse lo è già) il futuro del tifo negli stadi italiani.

Repressione, restrizioni, caro biglietti, proteste contro le società.

Le immagini degli spalti vuoti parlano forte e chiaro: sono il silenzio dei divieti di trasferta, sono la voce unita di una tifoseria contro la società, una delle tante situazioni italiane in cui gli interessi delle società non coincidono con l’amore per la maglia che hanno i tifosi.

Sembrano sempre lontane da noi le cose, finché non ci ritroviamo dentro quelle cose…

Sicuramente questa è la rappresentazione in termini visivi della situazione critica che il mondo del tifo sta affrontando, una criticità che non può essere ignorata, dove a farne le spese sono spesso e volentieri solo i tifosi. L’allarme è che potrebbe diventare più comune di quel che si pensa, perché il “vuoto” sta iniziando a prendere piede anche in altri stadi e altre piazze di tifo, che si interrogano sul modo più efficace per unirsi in una voce e farsi sentire, che si interrogano su come comportarsi e quale potrebbe essere il modo per “Resistere per continuare a esistere” prendendo in prestito le parole da uno storico striscione ultras…

I tifosi insomma stasera non ci sono, ci sono solo i “22 uomini che corrono su un prato e danno calci a una palla”. Citazione trita e ritrita che però calza bene. Il danno e la beffa è che stasera, Foggia-Cavese, posticipo della 14ª giornata di serie C, sarà trasmessa in chiaro in TV.

Il campionato è iniziato già con un forte messaggio di protesta da parte dei tifosi del Foggia, che ha unito Curva Nord e Curva sud nel disertare le partite casalinghe, con tanto di sit-in davanti alla Prefettura di Foggia, per contestare il caro biglietti, i mini abbonamenti proposti dalla tanto discussa gestione societaria e soprattutto protestare contro patron Canonico, accusato da sempre di speculare sulla passione dei tifosi senza riguardo. “Fino a che sarai alla dirigenza, diserteremo tutte le gare in casa, anche se il biglietto dovessi regalarcelo.” Sono parole forti, seguite da un gesto notevole, quello di restare fuori appunto.

Presenti sugli spalti appena 500 persone o poco più, considerando anche vari accrediti di fotografi e altri “addetti ai lavori”. Questa sera è stato registrato il record negativo di presenze in 105 anni di storia del calcio rossonero. Stiamo parlando di uno stadio che ha visto tempi d’oro, nonché casa di una tra le piazze di tifo davvero più calde del sud Italia. C’è così tanto silenzio che si sente il bubolare notturno dalla vegetazione intorno, che suona quasi come una presa in giro…

Prima del fischio di inizio, la Cavese posiziona un mazzo di fiori sotto la curva Nord, in ricordo di Gaetano, Michele Samuele e Samuel, donato dagli ultras della Curva Sud Catello Mari, ancora una volta assente per il divieto di vendita dei tagliandi ai residenti nella provincia di Salerno emesso dalla questura di Foggia. Beh, nulla di nuovo ma a conti fatti, alla tifoseria cavese non è stata concessa nella stagione 2025/2026, tranne Monopoli e Cerignola con fidelity che per una tifoseria non fidelizzata corrisponde ugualmente a un divieto. Estendendo il discorso ai due anni di Serie C, parliamo di solamente 4 trasferte libere in due stagioni. Un dato sconcertante anche questo, che non può diventare una fatto scontato o un’evidenza a cui rassegnarsi, ma che merita di essere raccontato con disappunto.

A metà del primo tempo, ricevo un messaggio da mia madre – che incredibilmente sta guardando la partita in tv – mi chiede perché lo stadio è vuoto; mi dice – è molto triste. Eh, perché, perché…

Tutto questo vuoto in realtà, mi riconsegna comunque molto in termini di riflessioni, che cerco in qualche modo di custodire per poter riportare nero su bianco..

Tra le immagini che tengo care ce n’è una che mi emoziona malinconicamente. Un bambino che sventola la bandierina del Foggia, tiene per mano suo nonno. Guarda con gli occhi lucidi i giocatori che lasciano il campo a fine partita, appoggiato ai vetri proprio sopra il tunnel che conduce i giocatori verso gli spogliatoi. Non chiede maglie, non saluta, non chiama i giocatori, solo sventola alta la bandiera del Foggia con gli occhi lucidi – e poi un attimo, lo sguardo fa il giro dello stadio – anche il nonno ha gli occhi lucidi quando gli dice che è ora di uscire. Chissà quante ne avrà viste il nonno di partite migliori, con lo stadio pieno, ma cosa riserverà il destino a quel bambino? In qualche modo questa è la rappresentazione di questa serata, racchiude tutto, con un finale aperto…

Esco dallo stadio, dopo una partita terminata in un insipido pareggio, e faccio il rituale giro dei murales intorno allo stadio: “Il calcio senza ultras è niente” leggo sui muri…

 

Imma Borrelli