Stadio Marassi, ore 19, Samp-Udinese: spettatori paganti 1.347, di cui uno solo dell'Udinese (un eroe, subito premiato). Stadio Dallara, ore 21, Bologna-Lazio: spettatori paganti 2.397. Si è concluso così lunedì sera nel gelo il maxi-spezzatino della serie A. E non è finita qui (vedi Spy Calcio del 10 dicembre): stasera Coppa Italia all'Olimpico, ore 21. Domani, sempre al freddo, si gioca allo Juventus Stadium (tutto esaurito per il ritorno di Conte, ma quello è un caso a parte). La Lega di serie A ci fa notare che riceve molte mail di tifosi che protestano per le gare di Coppa Italia messe di pomeriggio, perchè, lavorando, non possono andare allo stadio o vederle in tv. Ringrazio per la precisazione. Inoltre, ci fanno notare da Milano che “per quanto riguarda la serie A, nel periodo novembre-dicembre su 33 partite serali ne sono state messe 18 da Roma in giù e altre 10 su campi riscaldati. Inoltre, in questi giorni, si gioca anche in Inghilterra, Scozia, Scozia, Francia, Spagna, Olanda, Belgio Portogallo...”. So benissimo che il dg, Marco Brunelli, attento studioso del calcio europeo (insegna pure all'Università di San Marino), cerca di venire incontro alle esigenze di tutti, dai tifosi ai club alle tv. Resta il fatto che molti club sono al Nord (Juve, Milan, Inter, Udinese, Bologna, Atalanta, Chievo), che la serie A a venti squadre contribuisce ad ingolfare sempre più un calendario già molto ingolfato dalle Coppe europee (ideale-soprattutto per i grandi club- sarebbe un campionato a 18) e resta anche il fatto che molti stadi italiani, salvo rare eccezioni, sono poco confortevoli se li paragoniamo a quelli di Germania, Inghilterra, Portogallo, eccetera. Ma di tutto questo, ovviamente, non è colpa di Brunelli: se la riforma del campionato non è mai stata discussa è colpa dei club e se la legge degli stadi è diventata ormai una barzelletta la responsabilità è di una classe politica che di sport non si interessa quasi mai (salvo chiedere i biglietti omaggio per la tribuna vip...). Il sindacato calciatori, Aic, ha discusso di questo argomento, maxi-spezzatino con tante notturne, nei giorni scorsi: Damiano Tommasi e il suo staff non sono per niente felici di questa situazione, e presto lo faranno notare in maniera ufficiale. I tifosi fuggono (davanti alla tv) e i calciatori rischiano di farsi male. Lo scorso anno è stato ancora più complicato: intanto per la neve che ha fatto rinviare molte partite, poi per il fatto che bisognava chiudere la stagione in fretta in vista degli Europei di Polonia-Ucraina. Ora, tempo permettendo, c'è un maggiore margine di manovra. E' vero. Ma restano problemi congeniti e strutturali del nostro calcio, che non si vogliono risolvere. La Lega di A, in questi anni, è stata fra le più assenti sul fronte delle riforme e delle proposte. Fra le più vivaci invece nel litigare. Ora si spera in un periodo di tranquillità, vista anche la tregua elettorale fra Juve e Inter, anche se non sarà semplice, il 20 dicembre eleggere il nuovo (o vecchio...) presidente della cosiddetta Confindustria del pallone. |