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Calcio a fondo, anche le pay tv tremano

 

FONTE: Calciopress

 

Non è certo un mistero che il calcio in Italia non attira più nessuno. Semmai è vero il contrario: sta sempre più perdendo i propri appassionati, siano essi in tribuna o davanti ad un televisore. I dati parlano chiaro e sono in continua discesa.
Se si fa eccezione per tre o quattro squadre, che conservano ancora un certo appeal grazie ad azioni sul campo, per il resto possiamo parlare di un vero e proprio disincanto da parte dei rispettivi supporters.
PROBLEMA STADI: Per anni si è sempre rimandato il discorso sulla obsolescenza degli impianti italiani. Soprattutto non sono state fatte le leggi inerenti la costruzione di nuovi stadi, come se questi fossero un problema marginale a cui dare conto in estrema ratio. Grazie a questa indifferenza, possiamo oggi vantare uno dei record negativi del calcio europeo. Ovvero quello di avere gli stadi più vetusti e insicuri di tutto il vecchio continente. Poco invidiabile questo record, così come lo è in assoluto quello legato alla proprietà degli stadi, che nel 98% dei casi risulta essere dei Comuni.
TESSERE VARIE: Lo ha detto anche Platini a un recente convegno, parlando della Tessera del tifoso ed etichettandola come un “problema tutto italiano”. In effetti di questo si tratta, visto che altrove si è riusciti a debellare il tifo violento con leggi specifiche, garantite dalla certezza della pena. Nessuna tessera o equipollente: le riforme sono partite soprattutto dalla ricostruzione degli stadi.
TRIBUNE VUOTE: Gli stadi italiani sono sempre più vuoti. I numeri farebbero gridare alla bancarotta, qualora si trattasse di una normale azienda, tanto sono vertiginosamente in calo. Un problema che non riguarda solamente le serie minori, ma anche la tanto amata Serie A. Tranne rare situazioni, la media degli spettatori che affollano gli stadi italiani è in declino costante, con perdite importanti che di anno in anno si aggravano sempre più.
PAY TV BOOM DI DISDETTE: Sono più di settantamila le disdette cui stanno facendo fronte le maggiori pay tv che gestiscono i diritti televisivi. Il lento ma continuo declino del movimento calcistico italiano sta iniziando a ripercuotersi sui mostri sacri delle televisioni a pagamento. Nel 2012 si è registrato un netto dietrofront da parte di molti tifosi. E’ vero, in parte ha inciso la crisi economica: ma questo è assai marginale, visto che la crisi avanza ormai da tempo e non è figlia di questa ultima stagione.
COSA FARE? Molte sarebbero le azioni da compiere per riportare il calcio italiano a numeri importanti e consoni. In primis la costruzione di nuovi stadi possibilmente di proprietà delle stesse società calcistiche, gestiti in maniera oculata e polivalente per portare introiti abbinati a un merchandising vero (mentre oggi tanta contraffazione imperversa fuori dagli stadi). In questo la Juventus è stata pioniera e lungimirante allo stesso modo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. In secondo luogo bisognerebbe facilitare l’accesso allo stadio e non renderlo praticamente impossibile con tessere e ordinanze che spesso penalizzano oltremodo chi questo sport vuole viverlo nel migliore dei modi. La sicurezza e la violenza sono situazioni che richiedono grande attenzione, ma non possono essere assicurate e debellate con una tessera o con un biglietto nominativo (un sistema che annovera tra le altre cose miriadi di “bug” raggirabili in pochi secondi). In ultimo, ma solo in ordine cronologico, rivedere le cariche istituzionali che, in questi anni, nulla hanno fatto per promuovere un prodotto in grave difficoltà. Fattosi da parte l’ex presidente Beretta, la cui gestione è stata a dir poco esiziale, ora tocca ad Abodi portare a nuovi fasti il calcio italiano. L’ex presidente della Lega di Serie B, ha fatto intravedere buone capacità. Si tratta ora di dargli il giusto appoggio, sebbene la Lega di Serie A sembri già storcere il naso.

 

Stefano Cordeschi