Vincendo contro il Catania, il Lecce raggiunge quota 8 in classifica dopo sei giornate. Uno meno della metà dei punti a disposizione. E’ stato Daniele Corvia a capitalizzare l’unica occasione vera del Lecce, per il resto molto abile ad aspettare un Catania comunque evanescente e sprecone con il suo uomo più temuto, Maxi Lopez. L’argentino ha tirato addosso a Rosati, dopo 5 minuti di gara da posizione invidiabile, una specie di rigore avanzato. Il portiere giallorosso non è stato successivamente chiamato ad interventi risolutivi. Della prova del Lecce è piaciuta molto la concretezza e la capacità di evitare quei cali di tensione che in altre circostanze – Parma e Palermo – erano costate care. Il Lecce sta diventanto la squadra cui De Canio pensa sin dal ritiro di Tarvisio. L’unica nota dolente, a parte un sole terribile in un orario sinceramente pazzesco almeno in questo periodo dell’anno, viene dagli spalti. Quando la Curva Nord, come è già avvenuto nelle precedenti esibizioni interne, ha interrotto il suo silenzio per incoraggiare la squadra, all’inizio della ripresa, il resto del pubblico si è prodotto in un boato di disapprovazione e i fischi cercavano di coprire i cori a sostegno della squadra oppure, come allo Zecchino d’Oro, partiva la competizione per superare in decibel i cori altrui. Una situazione surreale e infantile. Poco prima, l’esposizione di uno striscione – “in silenzio per il nostro ideale, forza Lecce non mollare!” – aveva ribadito la sostanza della protesta che si piò tradurre più o meno così: siamo i primo a dispiacerci di non cantare ma è quello che riteniamo di fare e stiamo comunque al fianco della squadra. Niente di nuovo in realtà perchè già si era capito nelle settimane scorse quanto risentimento e quanta insofferenza ci sia nei confronti degli Ultrà che di certo negli anni passati non hanno fatto molto per essere amati. Ora, che molti spettatori non condividano le ragioni dell’atteggiamento della curva – riconducibili all’introduzione della tessera del tifoso – è più che legittimo. E che si sentano ingiustamente colpiti da parole che in realtà non li riguardano (“ultras tesserato, servo dello Stato”, a meno che non siano tutti convinti di essere ultras) ci può stare. Che la partita diventi occasione di un regolamento di conti – chè di questo si tratta – è abbastanza folle. Potrebbero tacere mentre la Nord incita, così come la Nord tace senza ostacolare quando da altri settori parte l’incitamento. E’ una guerra fra poveri e il risultato è sconfortante. E in questa guerra di trincea a qualcuno piace, contro il bene del Lecce, gettare benzina sul fuoco. Risentimenti accumulati negli anni si riversano con acredine, a volte anche sulla stampa. L’auspicio è che la sosta per il doppio impegno della Nazionale permetta un esame collettivo di coscienza. E’ demoralizzante, al di là dei discorsi di merito rispetto ai quali ciascuno è libero di comportarsi come crede, vedere il livello di scontro al quale si è giunti.
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