È passato un mese mezzo ma l’eco delle polemiche scatenate dal prezzo dei biglietti per il settore ospiti di Arsenal v Manchester City ancora non si spegne. Giustamente, aggiungerei. Il fatto è noto. Dei 3000 biglietti spediti verso nord, 900 sono rimasti invenduti e sono stati rimandati indietro. Alcuni tifosi del City hanno rifiutato di sborsare 62 sterline, quasi 72 euro, per il privilegio di guardare dal vivo i propri eroi alle prese di ciò che è rimasto dello squadrone di Wenger. Il tutto ha riacceso le polemiche sul caro stadio in Inghilterra che comprende non solo l’accesso ma anche programma della partita, un must da queste parti, e qualcosa da bere e/o mangiare. Poco dopo l’episodio dell’Emirates, la BBC ha pubblicato i risultati di una ricerca molto interessante che riportava i prezzi minimi e massimi di abbonamenti, biglietti,pies e bevande calde per tutti i club dalla Premier alla Conference inglese, dalla SPL alla third Division scozzese e Super League femminile (che poteva essere tranquillamente omessa). Ma anche scorrendo questa lista prezzi, a parte fare qualche confronto diretto tra club e magari paragonarli con quelli di altri paesi, non si capisce quanto la situazione sia sfuggita di mano finchè non si contestualizzano certe cifre. Secondo quanto riportato in un articolo del 2011 di David Conn sul Guardian, all’epoca del Taylor report, stagione 1989/90, in cui si raccomandava che gli stadi, in seguito alla tragedia dell’Hillsborough, fossero tutti con posti a sedere, l’entrata più cheapad Old Trafford era di 3.50 sterline. Anche considerando l’inflazione da allora fino ad oggi, stimata intorno al 77%, l’accesso più economico per assistere ad una partita dei Red Devils dal vivo dovrebbe aggirarsi di questi tempi intorno alle 6.20 sterline, si e no il prezzo del programma e di una pie. Secondo la ricerca pubblicata dalla BBC the cheapest match day ticket ad Old Trafford oggi è di 30 pound, quindi vittima di un tasso di inflazione di circa il 750%. E gli ingressi per guardare dal vivo la formazione di Sir Alex non sono neanche i più alti, anzi fa sorridere vedere che la differenza del prezzo dell’abbonamento più caro tra Man Utd e QPR è di un solo pound! Perchè se è vero che sono “the usual suspects” spesso a risultare i più cari (Arsenal, Chelsea, Tottenham) non si può non notare che nelle serie inferiori il Leyton Orient minimo ti chiede 23 sterline per superare i propri, tutt’altro che affollati, turnstiles, il Gillingham ed il Southend 21 in League Two. Ovvio che non avendo grandi introiti per diritti TV i piccoli club debbano aiutarsi anche facendo strapagare i propri tifosi più fedeli ma nessun altra attività per famiglia ha subito nello stesso tempo un tale incremento dei prezzi. Se un padre vuole portare i suoi due figli allo stadio a vedere, diciamo, il Millwall, tanto per citare una squadra non di vertice e basata in una zona di certo non paricolarmente benestante, dovrebbe sborsare più di cento sterline. Non è poco e questo senza considerare neanche una birra, cosa alquanto improbabile. Alla fine siamo alle solite. Si chiede a chi non saprebbe vivere senza calcio, i fans, di finanziare chi non potrebbe vivere senza calcio perchè incapaci di fare altro, i giocatori. In un’altra interessante indagine infatti è stato rilevato come nel 1984/85 lo stipendio base di un calciatore di vertice fosse 480 sterline a settimana, 25mila l’anno, circa il doppio di quello che un lavoratore normale portava a casa e tre volte quello che un suo collega di Fourth Division riusciva a mettersi in tasca. Nel 2009/10 la paga media in Premier League si aggirava intorno a 1.16 milioni l’anno, 1.7 con premi, 211mila in Championship, 73mila in League One e 39mila in League Two. Questo vuol dire che professionisti di prima fascia guadagnano 46 volte quello che prendevano nel 1984/85, 14 quelli sotto, poi sei e mezzo e quattro e mezzo rispettivamente. Un lavoratore medio qualunque, prende appena tre volte quello che guadagnava 30 anni fa eppure è lui che finanzia i nababbi del pallone. Quantomeno strano se non ingiusto. Non stupisce quindi che in seguito al rifiuto dei sostenitori del City due iniziative abbiano preso sempre più piede. La prima è indipendente, Away Price Cap, l’altra è sponsorizzata dalla FSF, Twenty’s Plenty. Entrambe hanno come obiettivo primario quello di contenere i costi dei biglietti per i tifosi in trsaferta, visto che gli away fans sono considerati l’essenza del calcio, quelli grazie ai quali la partita si vede in un’atmosfera elettrica piuttosto che immersi nel silenzio. È un inizio, ma serviranno altre iniziative e tanti altri rifiuti affinchè i club si rendano conto che è rimasto poco da spremere. |