In principio era solo Atalanta/Roma, Napoli/Roma e via dicendo. Come era facile prevedere, e come avevamo previsto, oggi è Chievo/Roma, Parma/Sampdoria, Milan/Brescia. Chievo/Roma non è una partita a rischio. Italia/Serbia lo era. Lo sanno perfettamente, ma non possono sopportare il dissenso. In un sistema paradittatoriale non può essere tollerato che, del tutto legittimamente, si dica un fermo e solenne NO a un progetto economico chiamato tessera del tifoso la cui inutilità è ormai palese, al pari dei disagi che debbono sopportare coloro che acriticamente o criticamente ma malvolentieri hanno deciso di sottoscriverla. Le e-mail che giungono ormai copiose a tutti i quotidiani italiani, a blog e siti internet parlano chiaro: della tessera del tifoso ormai parla bene solo il Ministro Maroni e, ovviamente, l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive che ha il preciso compito di individuare, anche dove non vi sono, situazioni di rischio al fine di adottare provvedimenti limitativi della libertà di circolazione per far sì che i tifosi di calcio accettino di sottoscrivere la famigerata tessera per potere seguire liberamente - come hanno fatto per più di 100 anni - la loro squadra del cuore. La situazione si è aggravata di recente, visto che mentre i primi provvedimenti avevano uno straccio di motivazione, oggi si giunge a vietare tanto per vietare, spesso colpendo quelle tifoserie che, pur correttissime, hanno espresso civilmente il dissenso. Può un tifoso di calcio esprimere dissenso verso una misura introdotta con la scusa della sicurezza ma volta a trasformare definitivamente il tifoso di calcio, sia esso ultras o non ultras, da tifoso a cliente-consumatore? Gli studenti manifestano per la scuola, i lavoratori per il lavoro, i magistrati e gli avvocati per la giustizia. Può un tifoso di calcio esprimere civilmente dissenso e avvertire la disattenta opinione pubblica e gli organismi internazionali che è in atto un sistema di compressione dei diritti indegno di uno stato civile ad opera di organismi che è lecito definire esclusivamente polizieschi? E' lecito boicottare con modalità legittime i progetti economici che vogliono distruggere il tifoso da stadio per sostituirlo con il tifoso "fidelizzato" - come se noi non fossimo fidelizzati! - che altro non sarebbe, nei loro desiderata, un possessore di bancomat che dovrà acquistare i biglietti con la carta di credito che viene scelta per lui, un tifoso "virtuoso" - come se noi non lo fossimo - che viaggia con Trenitalia o mangia il "menù del tifoso" all'Autogrill? Certo che è lecito. O, almeno, dovrebbe esserlo in uno Stato civile e democratico. Quando, però, la soglia di democraticità si abbassa, il dissenso diviene meno lecito e dà fastidio e quindi deve essere contrastato.
In che modo l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni, in unione con il Comitato di Analisi per la Sicurezza sulle Manifestazioni Sportive e, da ultimo, i Prefetti delle province attuano la repressione del dissenso? In principal modo, andando oltre i poteri loro conferiti dalla legge. Come già detto più volte, l'Osservatorio - che si esprime sempre, il caso vuole, con votazioni "bulgare" - ha avuto diverse fasi operative.
-Nella prima fase, si limitava ad assegnare profili di rischio per le manifestazioni sportive, con gradazione da 1 a 4, in modo che i prefetti potessero organizzare correttamente l'ordine pubblico in base ai reali profili di rischio delle partite. A quel tempo le trasferte erano consentite e non vi erano limitazioni. Ancora vi era libertà e le forze dell'ordine facevano il loro dovere di gestire l'ordine pubblico.
-Nella seconda fase sono state introdotte limitazioni alla disputa di alcune partite ritenute a rischio. Al di là di qualche palese sbavatura, all'epoca l'Osservatorio valutava come "a rischio" le competizioni che realmente erano a rischio, per le rivalità esistenti tra le tifoserie. Doveva trattarsi, così dissero, di una fase emergenziale temporanea, al pari dei divieti riguardanti striscioni e materiale "da tifo".
-Nella terza fase, l'Osservatorio ha iniziato ad andare oltre i suoi poteri istituzionali, giudicando "a rischio" anche partite che in sé e per sé non lo erano, ma punendo le tifoserie che nelle competizioni precedente si erano mal comportate, divenendo così una sorta di inappellabile "giudice sportivo" delle tifoserie.
-Nella quarta fase, successiva al varo - non con legge ma con circolare amministrativa - della tessera del tifoso, l'Osservatorio ha iniziato a giudicare "a rischio" manifestazioni sportive che, oltre a non essere in sé e per sé tali vedevano addirittura la presenza di tifoserie gemellate (Parma/Sampdoria e Lazio/Internazionale). In questi casi le decisioni dell'Osservatorio prescindono totalmente dal "rischio" di una partita ma vogliono punire le tifoserie che esprimono dissenso nei contronti della tessera del tifoso (Parma/Sampdoria) ovvero evitare che, del tutto legittimamente, tifosi non dotati della tessera del tifoso possano acquistare biglietti per altri settori dello stadio (Lazio/Internazionale), come ogni libero cittadino avrebbe il diritto di fare.
Quest'ultima è la fase nella quale ci troviamo attualmente, che chiameremo fase della repressione del legittimo dissenso, che peraltro si sta attuando non solo burocraticamente con le limitazioni imposte ma anche sul campo per il tramite delle forze di polizia che impediscono, o cercano di impedire, di esercitare i diritti individuali a coloro che in modo legittimo cercano di metterli in pratica e, ancor più, cercando di evitare l'esposizione di qualsiasi striscione di critica alla tessera del tifoso. Questa fase antidemocratica - dimostrata dal fatto che le ragioni per le quali gli incontri vengono ritenuti a rischio non sono rese note, circostanza che sottrae la possibilità di valutare eventuali ricorsi al T.A.R. contro le decisioni dei prefetti - può essere tuttavia contrastata in modo civile, segnalando in modo continuo e massiccio a tutti i mezzi di informazione, nazionali e internazionali, agli organismi che governano il calcio e alle stesse società di calcio quello che sta avvenendo in Italia. |