Il ricordo di Joe, con le sue parole... |
A fronte della scomparsa di Joe, storico ultras granata, pubblichiamo quest'intervista "a ruota libera" che racconta la sua vita da stadio attraverso ricordi, riflessioni e commenti. |
FONTE: Dalla Parte del Torto |
“Io sono uno dei protagonisti di Ragazzi di stadio di Daniele Segre, primo film documentario sugli ultras in Italia…quando ripenso a quel periodo mi vengono in mente tante cose…il Filadelfia che non c’è più…l’intervista era stata fatta lì…rivedendo le immagini del film mi riscopro datato, in stile anni’70…assolutamente non riciclabile a differenza di tante altre persone che hanno partecipato a quel film…si vede troppo che ero un figlio degli anni ’70…per il look…per il taglio di capelli…e poi non avrei mai sospettato che trent’anni dopo mi sarei trovato a rifare queste cose, queste interviste…e continuare ad andare allo stadio…e comunque in un certo contesto…mi sono rivisto tante volte in quel film e ogni volta che c’è stata una cosa del genere si sono rifatti spesso a Ragazzi di stadio…un grosso effetto me l’ha fatto quando ho rivisto il film dopo tanti anni…il film era praticamente introvabile…poi con gli anni è finito su you tube ed io ho stesso sono riuscito a recuperare alcune copie in vhs…è un film datato fatto in super8 se non ricordo male…e la qualità dell’immagine e del sonoro è quello che è…Segre aveva fatto un documentario analogo sulla Juve che si chiamava Il potere deve essere bianconero…essendo lui, un simpatizzante granata era venuto a cercarci allo Sweet…forse si chiamava già allora Sweet…che è il ritrovo storico granata…si è presentato a noi in maniera molto schietta…e ha guadagnato la nostra fiducia…ci ha spiegato che voleva fare un documentario su noi e sulla Juve in occasione del derby che era alle porte…nella primavera del ’79…è stata una bella esperienza…per noi era una novità assoluta…questo film è anche un libro…c’è stata un’intervista collettiva nella nostra sede di allora…poi c’è stata un’intervista a me e a un altro ragazzo Margaro per quanto riguarda il Toro…una cosa analoga è stata fatta per la Juve…poi è venuto a filmarci mentre facevamo gli striscioni di sfottò per il derby…e poi al derby stesso è venuto alla mattina e ha filmato gli incidenti…però io chiesi in maniera esplicita che non filmasse i visi…solo le gambe…pensando a queste cose penso a quanto l’epoca fosse completamente diversa da adesso…non solo allo stadio…si rifletteva su tutto questa diversità negli anni ’70…la politica, le proteste studentesche del ’77, il post ’68, la musica rock, era un po’ tutto legato assieme e lo stadio faceva parte di queste cose…gli slogan erano mutati dalla politica e le canzoni dalla discoteca…all’epoca la maggior parte della curva del Toro aveva idee di sinistra…un piccolo manipolo idee di destra…diventava equilibrata perché quelli di destra si manifestavano in maniera più vistosa…guanti neri, saluti romani, foto al momento giusto che riprese dai giornali facevano più scalpore…negli anni ’70 c’erano i primi fumogeni che si andavano a prendere a Genova nei negozi di nautica che inizialmente erano solo arancioni e poi dopo qualche anno hanno cominciato a circolare anche di altri colori…una volta ce ne portarono tanti i laziali da Roma con cui al momento eravamo amici sennò andavamo a prenderli a Genova…in quel periodo c’era anche la diaspora se fare il tifo coi tamburi…nel film infatti quelli della Juve parlano di un tifo all’inglese, con le mani…c’era più improvvisazione…non c’era dell’organizzazione come ora…le coreografie non erano fatte con disegni su carta geometrica…dopo c’è stata sempre un’evoluzione anche a livello grafico migliore…poi ci sono stati i computer…prime era un po’ più pane e salame…dal ’74 in poi, quando ho cominciato ad andare allo stadio c’erano già i tamburi ma non le latte come facevano da qualche altra parte… noi avevamo già i tamburi da batteria…costavano pure molto perché si rompevano facilmente…soprattutto il battente, le bacchette…almeno una volta a settimana facevamo riparare le grancasse, i piatti e i battenti…nell’economia del club era una spesa non indifferente la riparazione dei tamburi…si è preso da Sudamerica come da tante altre parti e come tanti altri hanno preso da noi…dagli italiani…in Italia c’era inventiva e si prese un po’ da tutto il panorama mondiale…striscioni irridenti come in Italia non se ne sono visti molti in giro…la particolarità degli anni ’70 era che tutto era diverso…anche l’approccio al calcio era diverso ma già nel modo di praticarlo…una volta ci si divertiva in un modo che ora farebbe sorridere…una volta già una partita di calcio tra due quartieri era molto sentita…in realtà forse quando si ha vent’anni ti sembra tutto molto più bello…è una domanda che mi pongo spesso…il periodo era pane salame perché non c’erano i mezzi tecnologici e non perché la gente volesse esserlo…se devi fare un prospetto per una coreografia è più comodo farlo al computer che col pennarello…c’erano le riunioni pre-derby…una volta si cominciava a parlarne due mesi prima…ognuno metteva la propria idea e ci si confrontava…facevamo dei modellini che presentavamo poi alle riunioni per vedere se piacevano…poi dopo bisognava capire il costo, la possibilità di realizzarlo e i permessi che bisognava chiedere alla società…oggi, in seguito a tutte le restrizioni che ci sono state è tutto standardizzato…una coreografia la fai coi cartoni…c’è molto meno spazio…c’è la storia del materiale ignifugo…oggi è più difficile fare una coreografia anche se c’è più tecnologia…il tifo si è modificato nel tempo…oggi il tifo è virtuale…prima gli aneddoti e le storie venivano raccontate sul treno o sul pullman mentre si andava in trasferta…adesso le scrivono su internet…e neanche precise…magari facendo finta di avere partecipato…oppure attribuendo degli atti a qualcuno, magari alla rinfusa o per sentito dire…c’è stato un grosso annacquamento dello spirito ultras,,,negli ultimi vent’anni per la gente essere ultras significa pagare la quota d’iscrizione al club ed avere la sciarpa del gruppo…quando io ho cominciato ad andare in curva c’erano delle catene che circumnavigavano la zona e un addetto ti apriva solo se era certo che tu eri degno di entrarci…mentre adesso che indossa una sciarpa è convinto di essere un ultras…chi canta forza toro è convinto di essere ultras…ora c’è la corsa a fare l’abbonamento in curva per poterlo raccontare in giro…ora gli anelli sono unificati ma una volta al Delle Alpi c’era il mito del secondo anello…c’erano dei deficienti che se non riuscivano a fare l’abbonamento al secondo anello non si abbonavano perché dovevano andare in giro a raccontare che loro stavano al secondo anello…è tutto un apparire che c’è sempre stato…una volta era più difficile…adesso è più facile far credere di essere…io ora ho quasi cinquant’anni e ne vedo tanti come che venivano all’epoca…che facevano parte del gruppo…magari stavano nelle ultime file e adesso si vantano di essere stati chissà chi…c’è sempre questa corsa all’apparire forse perché siamo nell’epoca del grande fratello…prima meno anche perché era semplice sbugiardare chi raccontava delle balle…adesso è talmente confuso…potrebbe arrivare un cinquant’enne e a raccontare fatti ad un trent’enne che effettivamente sono accaduti ma che non l’hanno visto protagonista come magari dice di essere stato…a prova di smentita…io nel film ad un certo punto dico una cosa…ci sono gruppi che sono oltranzisti perché è la vita che è più violenta…in quegli anni andavano di moda le bande di quartiere a prescindere dallo stadio…le varie zone di una città…i rioni…e io rispondendo ad una domanda sulla violenza avevo risposto che la violenza era insita nella società di allora…e come esempio parlavo della discoteca…di gruppi che si aspettavano fuori…oppure uno passa davanti al bar e fa le corna e quattro macchine si riempiono di individui e gli corrono dietro…questa cosa non è cambiata anzi…con la differenza che allora c’erano meno chiacchiere e più botte e ora ci sono più chiacchiere che botte…adesso si cerca di salvare la faccia e spesso si finisce a tarallucci e vino…già dagli anni cinquanta quando la gente andava negli altri paesi a cuccare le ragazze era vista come un’invasione di campo…campanilismo allo stato puro…sottocultura…in certi posti dove la gente lavora tutta la settimana il week-end è consacrato al divertimento…e queste cose ne facevano parte finchè hai una certa età…lo scazzotarsi…la banda rivale…il paese…la rissa era all’ordine del giorno senza pensare allo stadio…la differenza tra le bande di quartiere e gli ultras è che gli ultras sono un’aggregazione di bande…quindi più potenti, che riescono a fare più danni e più notizia…non sono i quindici di Madonna di campagna ma sono i quattrocento di tutto il gruppo…cioè ci sono i quindici di Madonna di campagna e gli altri degli altri gruppi…la concezione dei media nei confronti degli ultras era utilitaristica anche all’epoca…l’ultras veniva presentato a seconda della situazione come un truculento…un aborigeno…un folle che amava la sua squadra…dipendeva dal taglio che bisognava dare all’articolo…gli ultras hanno occupato anche le terze pagine dei giornali e senza parlare di violenza…quando poi la violenza si è recrudita, quando sono arrivate le coltellate e gli incidenti mortali allora anche i media hanno virato verso un atteggiamento di condanna…prima era una cosa più composita…gli ultras sono una cosa variegata…ci sono diversi modi di vivere ultras…potrei dire grandi appassionati della squadra anche se non tutti lo sono…ci sono quelli che scelgono una squadra perché è la squadra del quartiere, soprattutto in città in cui ci sono due squadre…uno da piccolo sceglie quella squadra perché è quella del quartiere…e poi a forza di trasferte ci si affeziona davvero alla squadra…poi ci sono meteore che vengono perché è un momento particolare della loro vita e poi non li vedi più…questo è un discorso che valeva ai miei tempi ora si assiste ad un altro fenomeno, ci sono i ritorni…il ritorno dei dinosauri…quelli a cui va male la vita, che hanno fatto il matrimonio sbagliato…o che non si divertono…si ricordano che a vent’anni si divertivano a venire allo stadio, si illudono o si prendono in giro dicendosi che tornando a cinquanta sia la stessa cosa…invece non è la stessa cosa…perché loro sono molto cambiati e in più sono cambiati i tempi e lo stadio…gli ultras granata non ci sono più ufficialmente…anche se si vede in giro materiale…gli ultras granata sono un gruppo storico del panorama italiano…e questo gli viene riconosciuto anche dai gruppi rivali…sono uno dei primi gruppi ad essere nati ed hanno sempre avuto un’impronta e una coerenza molto spiccata…io ho sempre detto che a differenza di altri gruppi che magari fa un errore tattico nel leggere una situazione…per noi un errore tattico dava vita a processi interni con addirittura l’espulsione del colpevole…un anno per esempio un gruppo di noi scarno andò a Genova contro la Sampdoria, siccome eravamo abituati a primeggiare e i doriani erano un gruppo rivale…questo gruppo, senza averne le effettive possibilità è andato ad attaccare sotto la sud quelli della Sampdoria…inizialmente prendendoli di sorpresa li hanno fatti scappare…e poi quando si sono ricompattati è capitato il contrario…quando i nostri son tornati a Torino…hanno preso i due che avevano ordinato la carica e sono stati severamente redarguiti…diciamo così…si sono salvati solo per meriti pregressi sennò sarebbero stati cacciati…sono stati perdonati ma apostrofati duramente…da noi funzionava così…il loro atto, per portarsi gloria personale, aveva avuto l’effetto contrario…bisogna capire le proprie forze…se vai, durante la settimana quindi in pochi, vai dritto nel tuo settore…se poi vieni attaccato allora ti difendi…ma se non hai i numeri, non hai la potenzialità per sfidare tutta una curva…ripresi duramente vuol dire chiarimenti, interrogatori, discussioni che se non arrivano alle mani lo rasentano…questo era il nostro segnale di distinzione come gruppo…se dovevi prendere un’iniziativa e ti andava male sapevi a cosa andavi incontro…altri gruppi hanno sempre pensato…ci abbiamo provato e ci è andata male…da noi era che se andava male i responsabili ne pagavano le conseguenze…ci sono situazioni in cui l’attacco non è consigliabile…questo non vuol dire che bisognava fare i conigli, vuol dire che in certi casi si aspettava…poi se eri obbligato si reagiva…ma non era il caso di andarsela a procurare visto che eravamo pochi e malmessi…eravamo anche se io non c’ero…il tifo a Torino sponda granata nasce negli anni cinquanta…il gruppo più caldo erano i fedelissimi granata che hanno come anno di fondazione il 1951…in contrapposizione o in alternativa ai vari Torino club…che erano più moderati…i fedelissimi sono i tifosi più caldi e che raccolgono in quegli anni la massa giovanile dei tifosi del Toro…e di fatti gli ultras nascono dall’interno dei fedelissimi…a fine anni ’60 si crea prima un gruppo chiamato commandos…e da lì nascono gli ultras…il nome lo coniò un giornalista dopo che corsero dietro al famoso arbitro Concetto Lo Bello…no Lo Bello…Gussoni…in seguito ad un Torinoi-Vicenza in cui ci avevano dato due rigori contro…gli corsero dietro a fine partita…e i giornali li definirono ultras…questo piacque alle persone…si rimase all’interno dei fedelissimi e in seguito ad un diatriba sull’allenatore Giagnoni…che piaceva alla curva per i suoi modi guasconi…noi giovani non volevamo che andasse via mentre i più vecchi erano più filo società…dicevano noi amiamo la squadra ma accettiamo le decisioni della società…allora ci fu una scissione e gli ultras fondarono un club che si chiamava Maratona club Torino ultras granata…la dicitura Maratona club era perché la questura accettasse la registrazione…allora si faceva tutto legalmente e si doveva denunciare il club in questura con tanto di statuto e direttivo…ho una miriade di ricordi del tempo passato…dal sentimentale al sociologico…sono tanti i ricordi…da uno scontro particolare ad una partita sentita bisognerebbe scaglionare i ricordi per settori…il ricordo legato alla curva…quando siamo andati in serie B…il treno dei mille a Lecce…il treno della speranza…mi ricordo che nonostante fossimo in una situazione disperata siamo riusciti a fare questo treno di mille persone, tutti giovani…da Torino a Lecce ad ogni stazione si scendeva e si faceva una ballata…c’era molta allegria nonostante la situazione pesante…eravamo tutti a torso nudo e quando siamo arrivati a Lecce il questore vedendo tutta quella gente disse che non era abituato a vedere tutta quella massa umana, che di solito arrivava a Lecce in cinquanta, cento…voi arrivate invece in mille e noi non abbiamo i mezzi per portarvi allo stadio…mi ricordo che abbiamo perso…anche lo spareggio di Reggio Emilia dove anche li avevamo perso col Perugia…io al ritorno in treno feci cantare…che si vinca che si perda noi cantiamo Juve merda…il nostro spirito è quello…la nostra rivalsa va oltre la sconfitta…noi siamo un popolo abituato alla sconfitta e pensiamo subito al giorno dopo…pensiamo subito alla prossima partita…se la prossima partita non c’è perché è finito al campionato pensiamo alla campagna acquisti…e poi alla prima partita di campionato a settembre…noi non siamo una tifoseria viziata, purtroppo, dal punto di vista dei risultati sportivi…più che ricordi mi va di raccontare quello che è il nostro ideale…i ragazzini diventano del Toro non per la squadra ma per la curva…perché come squadra non abbiamo molto appeal…perdiamo sempre…navighiamo tra A e B…con la Juve in città i bambini seguono la squadra più eclatante, quella che vince…o quando il papà lo porta allo stadio e il bambino vede la curva del Toro come una cosa diversa dalle altre…il nostro appeal è nel modo di fare il tifo e non nella squadra…dire il famoso cuore granata sarebbe retorico…il famoso stile granata…ma non stile come la Juve ma proprio per il nostro modus vivendi…anche ricordi brutti ce ne sono…negli anni ’70 facevamo sempre scappare quelli della Juve…un anno invece ci siamo trovati in grossa difficoltà con loro…personalmente io e altri cinque eravamo in una grossa difficoltà in una situazione di scontro…era una situazione che non riuscivo ad interpretare…vedevo questi che continuavano ad avanzare e mi dicevo ma questi quando scappano…abituato da anni a vederli scappare…non scappavano perché quando mi sono girato ho visto che dietro di me erano solo in cinque…che erano scappati gli altri…di noi…lì sono stato veramente male…la partita la puoi perdere perché la squadra ha giocato male o per colpa dell’arbitro ma lì sei tu il protagonista…noi…siamo noi che giochiamo…e se perdiamo è colpa nostra…e avevamo perso per colpa nostra…ricordo che non volevo neanche entrare allo stadio…sono rimasto con la testa fra le mani seduto per ore fuori dalla curva…non ci credevo…forse i nostri si erano spaventati per aver visto qualche coltello aperto…ricordo che loro urlavano…è finita è finita…e io non capivo cosa…praticamente loro dicevano che era finita la nostra egemonia…nel momento non capivo…sentivo che urlavano e avanzavano sempre di più…l’ho capito quando ho visto che loro erano in centocinquanta e noi in cinque…e noi non eravamo in cinque perché eravamo in cinque…ma perché eravamo rimasti in cinque…poi alla fine ce la siamo pure cavata perché sono passati i tram che si sono frapposti fra noi e loro…c’erano le bancarelle del mercato…abbiamo rotto un po’ di bancarelle…ma non saremmo di certi bastati con quelle armi fatte sul momento…arrivò la polizia a caricarli rintuzzandoli nel loro settore…all’epoca le cose venivano vissute con molto sentimentalismo…anche le dinamiche di curva…cose molto sentite…i ricordi più belli in termini di aggregazione ce li ho nelle trasferte lunghe…quando magari vai al sud e stai tanto tempo insieme…affranto perché hai perso…o perché hai preso botte dalla polizia…di notte non dormi…poi c’è l’autogrill..le varie cose…cantare…fumare…ricordi belli che vanno al di la della partita…quando giochi in casa ti vedi poche ore e poi guardi la partita…è bella la trasferta perché stai tanto tempo insieme…da più un’ idea di cosa vuol dire essere ultras…e forse negli anni è la cosa che è rimasta intatta, che non si è modificata…se c’è un punto che lega passato e presente è questo…anche se oggi sei irrigidimentato…ti fanno andare dove vogliono loro…anni fa non avrei mai accettato di andare in trasferta in macchina perché il gruppo deve stare unito e sul pullman…ora per prendere il pullman devi dare i nome dei responsabili…se si rompe un vetro sei tu che ci vai di mezzo…quindi ora spesso si va in macchina e ti attrezzi nel modo giusto…cerchi di fare delle macchinate che se trovi qualcuno in autogrill ti sai difendere…c’è più selezione…in curva si vive l’euforia…è un po’ come essere ubriachi senza esserlo del tutto…una situazione in cui stai bene…che godi tutti assieme della stessa cosa…euforia…quando stai dietro alla coreografia…quando ti occupi della logistica…di come arrivare allo stadio come gruppo…sembra quasi che l’eventuale gol o vittoria sia il suggello su quello che hai fatto…quando capita il contrario l’abbattimento dura poco…abbiamo sempre speranza nel futuro…nel futuro immediato…quando perdi alla domenica l’ideale è avere una partita al mercoledì…così non aspetti che passi una settimana ma hai subito una possibilità per rifarti…poi sei in tanti in curva e ognuno ha il proprio modo…c’è chi ha comportamenti anomali…chi va fuori dalle righe…sono tutte cose che succedono per impeto…per passionalità…se nella vita hai un modo di “stare davanti” anche allo stadio lo riporti…o sei portato perché sei di tuo una persona vulcanica…aggressiva nel senso buono…passionale…e quindi lo fai anche allo stadio…lo stadio non è follia…questo modo di vivere lo stadio è una scelta…è una cosa che ti affascina e che ti da piacere…che ti cattura…non è follia…la repressione esisteva anche allora…erano gli anni di piombo…c’era la repressione…aveva un’altra faccia ma il clima era pesante in giro in quegl’anni…la repressione si applicava alla società e anche allo stadio…il trattamento che ci riservavano…c’erano meno misure restrittive tipo il daspo…queste cose studiate apposta per il calcio non c’erano…forse c’era meno repressione in termini di leggi e regole però c’era più repressione a livello di piazza…di scontri…di tensione sociale…c’era il famoso V celere battaglione di Padova…venivano e quando venivano non vedevano l’ora di picchiare secco e forte…adesso se la polizia ti picchia deriva dal fatto che o hai fatto qualcosa oppure perché non rispetti queste regole…o per fatti eclatanti…prima c’erano reparti addestrati a picchiare i manifestanti…visto che c’erano le piazze piene…di conseguenza anche allo stadio venivi identificato come una sorta di manifestante…alla fine la dinamica era simile…la dinamica di un corteo era quasi la stessa cosa dello stadio…e spesso molti degli interpreti erano i medesimi…il rapporto con la violenza era vissuto come un accessorio necessario…eri cosciente che se andavi in certe situazioni, sia di piazza che di stadio…la violenza era…magari non auspicabile ma possibile…non scandalizzava nessuno…a volte la violenza è anche di contrapposizione…mi viene da ridere quando sento dire di andare in posto e stare tranquilli…quel tranquilli non lo scegli solo tu…se ti attaccano non puoi stare tranquillo…ne puoi dire ragazzi cosa fate…o dissuadere…anzi la miglio risposta è accettare lo scontro cercando di essere più aggressivo…la miglior difesa è l’attacco…se dai una risposta blanda il tuo avversario si galvanizza e viene ancora più preponderante…se parti fermo e deciso ti galvanizzi tu…gli scontri a volte sono stati il sale delle trasferte…non che me li augurassi…a volte erano pretestuosi…però c’erano partite in cui lo scontro era inevitabile perché c’erano pregressi…ma non tra le squadre…quelle sono tutte cazzate…a volte le tifoserie erano storicamente nemiche…o era successo qualcosa che le aveva rese nemiche…il gruppo non può a fare a meno dello scontro per caratterizzarsi…sennò uno fa parte del Torino club valle stura…sono cose che fanno parte di un certo modo di essere…chi non le accetta non le fa…nessuno ti obbliga a certe tematiche…capita anche che in due vogliono fare lo scontro e si mettono in evidenza…è pieno di babaciu…o uno che è ciucco…lo scontro non è sempre ben accetto e auspicato dal gruppo…a volte lo scontro è evitato dal gruppo per vari motivi…lo scontro che ci deve essere c’è…poi ci sono situazioni eventuali…lo scontro che ci deve essere c’è…e non c’è soltanto se ti impediscono che ci sia…oppure se vai in un posto e non hai i numeri per farlo…bisogna saperle valutare le situazioni è inutili fare i gasepiu…se sei in pochi o se non sei qualitativamente all’altezza…all’altezza in quella situazione particolare…allora cerchi di evitarlo…evitarlo vuol dire non favorirlo te…poi se gli altri ti cercano lo devi fare e basta…se gli altri lo vogliono fare tu lo devi accettare anche come sei…non esiste non accettare lo scontro…vuol dire non andarselo a cercare ma accettarlo se capita…poi ci son tante storie…chi non scende dal pullman lo sa già da solo che è un coglione…quelli che scendono dal pullman non hanno modo di vedere chi dei tuoi non è sceso…perché sono impegnati…se chi non scende è manifesto se ne discute…quello dovrà dire perché va in un pullman di persone vivaci senza esserlo…io ti parlo di Toro…nello scontro ci sono dei limiti che sono rappresentati da un certo tipo di codice…non tutti i gruppi rispettano questo…i gruppi che hanno un certo carisma non amano fare uso di armi improprie o da taglio…parliamo di cose che dovrebbero essere comuni a tutte le tifoserie anche se purtroppo non è così…non si attacca la gente normale…se io ce l’ho contro la Roma non attacco la famiglia col frascati e i panini solo perché hanno la sciarpa…bisognerebbe che lo scontro fosse tra ultras…e non vuol dire un gruppo di centocinquanta contro una macchina di ultras…questa è una cosa che non si può discutere…poi c’è l’uso delle armi…le lami…poi è sempre difficile discernere…è stato un pazzo non lo voleva il gruppo…l’ha aperto personalmente…lì è un po’ difficile da decifrare…ci sono sempre stati poi anche prima…come c’è sempre stato che gli tirava uno sganassone quando lo vedeva…e se non riesci sul momento glielo dai a bocce ferme…ci sono discussioni dopo gli scontri all’interno del gruppo…sulla modalità…sui comportamenti…discussioni all’autogrill…quando si ferma il pullman…dipende dalla gravità della situazione e dall’eccitamento della gente…possono essere verbali fino a scendere…le discussioni a volte sono anche tra clan…dieci e dieci…a volte ci sono clan che vogliono la supremazia del gruppo…clan di zona…clan politici…è un mondo eterogeneo…io rimpianti ne ho…ho un grande interrogativo se rimpiango i vent’anni perché mi divertivo o perché erano vent’anni…non solo per lo stadio…rimpiango le trasferte…le trasferte in pullman con tante persone che stanno bene insieme…le discese in città a volte nemiche in trecento quattrocento…il corteo pieno di orgoglio con spirito di appartenenza…con le tue insegne…il tuo striscione…queste sono le cose che rimpiango di più…rimpiango Pulici…non c’è nulla che non rifarei della mia vita…c’è qualcosa che farei che non ho fatto…io sono sempre stato contrario all’uso dei coltelli…però un anno in una città…uno…brandendo una lattina di coca cola…la brandiva come se fosse una spada…mi è venuto incontro con sta cosa…quando finalmente me l’ha tirata mi ha sfiorato la testa…dentro c’era del vetriolo…il liquido bolliva per terra…ho preso questa lattina e gli ho fatto una virgola sulla fronte con l’apertura…meno male che non ho mai portato il coltello perché se l’avessi avuto dietro il coltello lo usavo…in quel frangente l’avrei usato…mi avrebbe rovinato la vita…lui ha tirato verso la faccia e mi è passata di fianco…avevo ventuno anni…sono quelle cose che non sai mai…a volte penso sia andata meglio così…però lì era veramente troppo…mi sono incazzato ma mi sono spaventato tanto…un conto e se ti trovi contro tanti coi bastoni e pensi mi fanno dei lividi, una frattura alla costola e un conto e pensare di vivere il resto della vita con la faccia deturpata…non te lo dico dov’ero…sono nostri rivali ma io li rispetto…quello era il gesto del singolo che faceva una stronzata…mi dispiace dirlo perché li rispetto nonostante tutto…perché è gente che stimo ma non sono propriamente degli amici…i gemellaggi sono patti da rispettare indipendentemente dalle idee politiche…forse bisognerebbe non farli…una volta che lo fai lo porti a termine solo per un gesto grave…i gemellaggi devono farli quelli che vivono le situazioni del momento…i gemellaggi devono farli e disfarli solo chi va…chi vive la vita del gruppo al 100% lo può decidere non chi vede la partita in salotto o va solo in casa…quando abbiamo rotto il gemellaggio col Verona avevo parlato coi veronesi…voi siete di destra noi no…però noi vecchi non l’avremmo fatto…rispettiamo che c’è e l’ha deciso perché poi a Verona ci vengono loro…si era rotto per motivi politici e non solo…anche un po’ razzisti…noi non siamo amici dei napoletani però quel periodo del colera l’avevano gestito male…troppo marcato secondo noi…ma noi vecchi lo volevamo mantenere per una questione di storia…coi laziali perché all’epoca avevano una cosa tra irriducibili e gli eagleas…gli irriducibili ci mandavano a fare in culo quando andavamo a Roma…giustificandoci poi dopo che loro facevano tutto il contrario degli eagles…che gridavano Toro…allora noi parlando con gli eagleas gli abbiamo detto che dovevano avere la supremazia in curva…noi non potavamo essere gemellati con mezza curva e l’altra mezza no…e poi si è rotto…oggi con Genoa e Fiorentina…altri gemellaggi durati pochi anni come con la Reggina…poi amicizie…col Livorno anche se non è condivisa da tutti…la mia macchina Livorno siamo andati ospiti…ci sono anche legami politici…però tra loro e i più oltranzisti di noi…poi ci sono tante squadre con cui non vai a fare le sfilate ma non ti mandi a fare in culo…tipo Palermo…una volta si mandava fare in culo tutti tranne i gemellati…adesso non mandi a fare in culo se non c’è un motivo particolare…è chiaro che Toro Sampdoria i sampdoriani vengono mandati a fare in culo…l’Atalanta…e le squadre con cui siamo nemici…le rivalità nascono per scontri…per gemellaggi pre esistenti a loro rivali…per idee politiche…a volte per sfidarsi a chi è il gruppo più forte…capita un po’ di tutto…per noi…vabbè la Juve…Verona…Sampdoria…sicuramente non siamo amici dell’Inter…non siamo amici né dei romani né dei laziali…anche del Milan anche se tra le quattro è quella con meno astio…una molto sentita è col Verona…c’è stima a livello ultras…c’è rispetto se il gruppo è valido…con la Sampdoria c’è altrettante rivalità e meno rispetto…che col Verona o l’Atalanta…il rispetto nasce dagli scontri non solo contro te ma anche contro gli altri…che persone di fiducia di altri gruppi ti riferiscono…nonostante la rivalità li rispetti.” |