Veleni nella procura di Ferrara. Prima la presentazione di esposti per presunte intercettazioni abusive e minacce, ora l’indagine ispettiva del ministero di grazia e giustizia. Il capo dell’ispettorato generale Arcibaldo Miller ha ascoltato a Bologna in procura generale protagonisti e testimoni. Il primo ad essere convocato è stato l’avvocato Fabio Anselmo, legale dei familiari di Aldrovandi, Cucchi e Uva, subito dopo il procuratore capo di Ferrara Rosario Minna, poi altri magistrati. Tutto è partito da un esposto presentato dall’avvocato dopo un colloquio con il capo della procura ferrarese avvenuto il 15 settembre. Racconta Fabio Anselmo: “Chiesi un incontro al procuratore capo di Ferrara perché si verificarono strane anomalie nei telefoni del mio studio e in quelli della ditta Niagara, un’azienda di smaltimento rifiuti che io assisto, come parte lesa, in un processo per tentata concussione.” Nel procedimento sono imputati due carabinieri del Nucleo operativo ecologico, Sergio Amatiello, ex comandante del Noe, il maresciallo Vito Tufariello e un imprenditore Marco Varsallona. La procura di Ferrara ha contestato loro i reati di concussione e rivelazione di segreto d’ufficio. Il processo è stato trasferito per competenza territoriale a Bologna e già dalle prime due udienze si annuncia complesso e carico di tensioni. Secondo l’accusa ci sarebbe un legame d’affari illegali tra i carabinieri e l’imprenditore, basato su una società di consulenza ambientale che i tre si preparavano a fondare, ancora prima di lasciare l’arma. Le intercettazioni telefoniche e ambientali dimostrerebbero la fondatezza delle denuncia dei rappresentanti della ditta Niagara: emergono minacce d’arresto, di chiusura e sequestro dell’azienda, richieste esplicite di denaro in cambio di una linea più morbida, l’indicazione di far transitare i soldi del riscatto attraverso uno studio legale di fiducia: E ora l’inchiesta potrebbe allargarsi ad altre ditte del settore e ricostruire un business illecito ben più vasto. “Nel corso del colloquio il procuratore capo, prosegue l’avvocato Anselmo, mi colse di sorpresa informandomi che la mia incolumità personale o professionale, non era chiaro a cosa si riferisse, sarebbe stata compromessa da un gruppo di persone che mi avrebbe spezzato le gambe. La intesi come una notizia di carattere minaccioso e ciò che mi spaventò fu che mi fu data per certa, in modo asettico e poco rassicurante.” I sospetti dell’avvocato sulle linee telefoniche si dimostrarono fondati. Il controllo ambientale ha appurato che le scatole della centralina sono state aperte e che le viti dei collegamenti manomesse. La relazione, acquisita dalla polizia giudiziaria, sottolinea che ci sono segni inequivocabili di intercettazione abusiva. Altri elementi legano minacce e telefoni sotto controllo alla vicenda Niagara. Li forniscono in particolare due telefonate, dai toni e dalle frasi agghiaccianti, di un colonnello dei carabinieri: Michele Vito Sarno, allora comandante del quadrante Est del Noe. Sarno parla a lungo al telefono con uno dei due militari indagati, Vito Tufariello, esprime a lui e all’altro militare sotto inchiesta, Sergio Amatiello, solidarietà e pronuncia minacce pesantissime e volgari nei confronti di chi li ha denunciati. Anche questa telefonata è finita nel mirino degli ispettori del ministero. Ma non è tutto perché nel fascicolo, che poi sarà trasmesso al consiglio superiore della magistratura, si menziona anche un’altra inchiesta definita “esplosiva” da un inquirente. I pubblici ministeri Proto e Cavallo stanno facendo luce su una presunta truffa all’Iva realizzata attraverso un traffico di acciaio tra San marino, Panama e alcune aziende ferraresi. Venti persone sono indagate e tra queste anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo. |