Un numero per la giustizia |
Petizione on-line promossa da "Lapadovabene.it" |
Quando De Rossi prima dei mondiali in Sudafrica disse che "oltre alla tessera del tifoso, ci vorrebbe anche la tessera del poliziotto", ci fu una levata di scudi mediatica. Il primo a incazzarsi fu Maroni, seguito a ruota da Manganelli e dai sindacati di Polizia. "De Rossi dimostra poco rispetto per chi rischia la vita per garantire la sicurezza dei cittadini e per far arricchire quelli come lui", fu una delle frasi più significative. Eppure De Rossi non aveva detto nessuna bestialità, e chi si incazza per queste frasi vuol dire che non ha la più pallida idea di cosa si sta parlando. O che, se è un poliziotto, ha la coscienza sporca. Stefano Furlan, Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, le torture della scuola Diaz al G8 o i tanti, troppi casi di abusi che si verificano negli stadi italiani non sono opinioni, ma dati di fatto che testimoniano che c'è qualcosa che non va nelle forze dell'ordine italiane. Ed allora è il momento che qualcosa cambi... parafrasando Maroni, chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere; ed allora "La Padova Bene" si fa portatore di una battaglia di civiltà: non "la tessera del poliziotto" proposta da De Rossi, ma un bel numero di matricola identificativo, sui caschi e sulle divise degli agenti in servizio. A tal proposito esiste una petizione on line, e chi volesse dare il proprio contributo deve solo cliccare sul link ad inizio pagina per accedervi. Chi invece è perplesso, è bene che sappia che tale sistema di identificazione è già in vigore in quasi tutti i paesi Europei, negli Stati Uniti d'America ed in Giappone. Visto che in Italia ci si vanta spesso a sproposito di essere un paese civile ( manganellate ai terremotati ) e democratico ( pestaggio Gugliotta) , non si vede perchè per primi i tutori della legge dovrebbero sottrarsi da quella che è una battaglia di civiltà e democrazia: ogni cittadino ha il diritto di sapere il nome e cognome del manganello che ti spacca la testa! Che poi il processo sia equo e che "la legge sia uguale per tutti", è un'altro paio di maniche; ma almeno i familiari e gli amici di un'eventuale vittima potranno conoscere il nome del suo carnefice. E credo che i primi ad essere d'accordo con una proposta del genere sono quelli che normalmente vengono definiti "poliziotti onesti", che dovrebbero essere la maggioranza stando a quel che si dice: loro dovrebbero essere i primi a non tollerare gli abusi di alcuni loro colleghi, perchè con quei comportamenti gettano per primi fango addosso alla loro istituzione. |