Ferrara, 11 giugno 2008 IN QUESTURA a Rovigo il clima è cambiato dopo che 22 agenti delle Volanti sono stati denunciati per abbandono del posto di lavoro, interruzione di pubblico servizio, truffa aggravata ai danni dello Stato e falso. Secondo l’accusa, i poliziotti prendevano servizio ma, anziché vigilare il territorio, la notte avrebbero dormito nell’auto di pattuglia. I sindacati di polizia Sap e Siulp che che di solito hanno sempre assunto posizioni differenti, ora però hanno scelto di camminare assieme, almeno per una volta e per un motivo preciso. Hanno unito le forze, decidendo di inviare una lettera al ministero dell’Interno e al capo della polizia, Antonio Manganelli. La richiesta è una «visita ispettiva alla questura di Rovigo». Nel mirino c’è l’operato del questore, Amalia Di Ruocco: «sia per le tante ambiguità emerse dagli atti delle indagini consegnati dalla Procura ai legali degli operatori deferiti all’autorità giudiziaria, sia per altri importanti elementi che stanno deteriorando gravemente ed irrimediabilmente l’ambiente in cui decine e decine di poliziotti sono impegnati per compiere un servizio unanimemente giudicato valido ed efficace», così recita la missiva firmata congiuntamente dal segretario regionale del Siulp, Silvano Filippi e dal collega del Sap, Michele Dressadore. E per supportare i dubbi sull’operato del massimo dirigente rodigino, Sap e Siulp portano tre esempi.
Il primo riguarda la «reiterata aggregazione di un ispettore superiore in forza da altra sede — è scritto nella lettera — , già inviato a Rovigo nel periodo in cui venivano svolte le indagini sugli equipaggi di Volante, ufficialmente con mansioni di aggiornamento del personale, quasi mancassero in loco professionalità adeguate, e poi improvvisamente ricomparso nel capoluogo polesano proprio prima delle notifiche agli operatori degli atti di incriminazione. Missione che fa il paio con quella di un funzionario fatto giungere da Padova, mentre il funzionario sollevato dalle Volanti, praticamente dall’inizio delle indagini, resta misteriosamente parcheggiato alla divisione personale. Presenze che ingenerano la percezione di un clima inquisitorio, deleterio e fuori luogo. Sensazione aggravata da un uso dello strumento disciplinare che definire forzato è un eufemismo». Il secondo esempio riguarda «una recente ispezione notturna compiuta presso la Prefettura dal funzionario aggregato. Il che attesta — dicono i sindacati — un approccio di chiara diffidenza sia nei confronti di chi stava svolgendo il servizio, sia nei confronti dei funzionari rodigini». L’ultimo esempio è riferito al trasferimento di un poliziotto di quartiere, «dirottato in sala operativa, in seguito ad una stucchevole querelle sulla barba portata dallo stesso». Secondo i sindacati i casi descritti «risultano emblematici di una situazione non più sostenibile che richiede di essere analizzata e corretta con rapidità e determinazione».
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