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CONTINUA LA FAVOLA DI LADY MANGANELLO: AMmALIA QUANDO ERA "VIQUESTORA" A MELFI

 

Ecco come "lady manganello" "trattava" con gli operai che scioperavano per salvaguardare il loro posto di lavoro.

 

I suoi sbirri la manganellano pure e lei da la colpa alle pietre dei manifestanti.

 

Melfi, bastonate a comando
La polizia carica gli operai lucani in sciopero per far entrare i crumiri, molti i feriti. Ma il blocco continua

 

Che la polizia avrebbe usato la mano pesante, gli operai di Melfi lo avevano capito già dalle prime ore della giornata di ieri, in piena notte. Durante l'ennesimo turno di guardia al presidio «Barilla», sotto la pioggia battente si sentiva di tanto in tanto il trillo di un sms: «Domani tutti al lavoro». I capireparto Fiat, sostenuti dai sindacati Fim, Uilm e Fismic, stavano organizzando i pullman per presentarsi al turno delle 6. E non sarebbero stati soli. Già dalle 3 in poi, lungo il viadotto che conduce ai cancelli del complesso Sata, erano cominciate a comparire file di camionette di polizia e carabinieri, con centinaia di uomini a bordo. Uno schieramento di forze dell'ordine, in tenuta antisommossa, senza precedenti per una protesta operaia. D'altra parte, lo stesso sottosegretario Maurizio Sacconi, che da giorni esternava contro lo sciopero, proprio domenica sera era stato chiaro in tv: «Bisogna assicurare il diritto di lavorare a quelli che lo desiderano». Insomma, il governo autorizzerà eventuali cariche sui manifestanti. E le cariche sono state puntuali: almeno 10 feriti tra gli operai alla fine degli scontri, tre tra le forze dell'ordine, tra i quali il vicequestore Amalia Di Ruocco.

Chi ha tirato la pietra?
Una pietra, secondo la polizia, colpisce la vicequestora; per gli operai - un video amatoriale testimonierebbe la loro versione - la donna sarebbe stata colpita invece dalla foga degli stessi agenti, con un manganello o uno scudo. Una pesante manganellata in testa se la beccano anche Lello Raffo, responsabile auto Fiom nazionale e Antonio Pepe, segretario Cgil Potenza. Un'altra decina di persone contuse, dice il segretario Cgil di Melfi, Antonio Vitucci, sceglie di non farsi ricoverare. Alla fine i pullman riescono a passare, seguiti per qualche centinaio di metri dagli operai che gridano: «Vergogna, tornate a casa». La polizia scorta i mezzi fino all'ingresso nello stabilimento, e tornando viene accolta da un lungo applauso, evidentemente ironico, dei manifestanti. La mattina più lunga di Melfi si conclude con le autoambulanze che portano i feriti all'ospedale.

 

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