CHI NON DA' NIENTE… NON MERITA NIENTE! |
TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°30 |
Che questa città fosse carente di passione, non lo scopriamo certo oggi: da sempre Teramo ha stentato nell’appassionarsi alle vicende della propria squadra di calcio, salvo in quei momenti in cui andava di “moda” andare allo stadio per estemporanei risultati positivi. I numeri non sono mai stati il nostro forte e, se a questo si aggiunge che quel pubblico - definiamolo così - un po’ più “sportivo”, abituato al mugugno facile, a storcere il muso al primo passo falso, quasi come se si tifasse una blasonata squadra dagli innumerevoli titoli (dimenticando che invece siamo il Teramo e che quelle poche soddisfazioni che in cento anni questa gloriosa maglia ci ha regalato, altro non sono, che il frutto di sudore, sacrificio e volontà di lottare su ogni pallone), il quadro è completo. La nostra storia dovrebbe insegnare a soffrire e non a criticare per tutto. Quello che più ci preoccupa adesso è il fatto che, nonostante i risultati siano più che entusiasmanti e che fino a qualche anno fa, con una squadra come questa, la gente avrebbe trasformato il Comunale in un catino, allo stadio siano presenti sempre le solite facce, sempre la stessa gente: neanche in un momento buono come questo (calcisticamente parlando) non si riesce a riscoprire un po’ d’entusiasmo in questa città. Le motivazioni sono certamente molteplici e da ricercare anche nel fatto che il nuovo stadio non è il Comunale, nelle stressanti e assurde disposizioni (biglietti nominali, tornelli) per accedere in uno stadio che fanno passare la voglia a chi semplicemente vuole andare a vedere una partita di calcio, nel dominio delle pay-tv che hanno ormai snaturato la vera essenza del calcio, il rito domenicale, fatto di passione, orgoglio ed appartenenza, soppiantandolo con uno “spettacolo” triste fatto di show-business e speculazione al quale, purtroppo, tanti giovani si sono abituati, restando sul divano di casa o, peggio, dentro una sala-scommesse. Hanno ucciso la passione della gente, trasformando il tifoso in cliente, noi lo avevamo previsto e lo schifo è oggi sotto gli occhi di tutti. E’ plausibile che tutto ciò abbia influito sulla situazione attuale nella nostra città e serva per aprire gli occhi sul perché di tanta indifferenza, ma non possiamo fermarci e pensare che questo sia tutto: guardiamoci oggettivamente attorno e facciamoci un bell’esame di coscienza, prima di continuare a pretendere abnegazione e impegno, rispetto per la maglia da parte dei giocatori, bisogna che la città cominci a dare qualcosa e, prima di criticare, mugugnare, dimostri di meritare. L’invito è rivolto prima di tutto a noi che ci siamo sempre, a tutti coloro che calcano i gradoni di questa curva e che hanno il dovere morale di portare fuori la nostra passione ed il nostro entusiasmo, di coltivarli oltre i 90 minuti, anche durante la settimana, che hanno il dovere e l’onore di ribadire l’orgoglio ed il senso d’appartenenza ai nostri colori, con il proprio esempio, a lamentarci di meno ed a cercare invece di trasmettere la nostra stessa passione in particolare ai più giovani, a far capire loro che la storia di questa maglia ha un valore che va ben oltre qualsiasi sistema repressivo e che nessuna partita di serie A, nessuno “squadrone” proposto nel “palinsesto” del calcio moderno, grazie al quale vantarsi al bar di vittorie inutili quanto lontane, vale le emozioni vere e vissute per una gara allo stadio ad incitare e difendere i colori della propria terra. |