Agli addetti ai lavori che ancora ci credono piacerebbe continuare a svolgere con passione il proprio mestiere di narratori, ma è sempre più arduo raccontare le cronache di un calcio mai così triste. Quando i tifosi decidono di restare fuori dagli stadi e desertificare le tribune, la storia emozionante e coinvolgente che si avrebbe in mente di scrivere finisce per trasformarsi in qualcosa di incolore. Nessuno ha più voglia di pubblicare né di leggere le (squallide?) cronache alle quali ci sta abituando il calcio precario del terzo millennio. Un film del 2007 di Mike Leigh, Happy-Go-Lucky ovvero La felicità porta fortuna, aiuta forse a chiarire meglio le cose. Il punto di partenza è che ci troviamo ad affrontare una vita sempre più grigia. Per renderla meno pesante si potrebbe provare a (ri)dipingerla con colori vivaci, lasciandosi andare a un rapporto un po’ più giocoso con le persone e con le cose nelle quali ci si imbatte quotidianamente. La sorridente e disincantata Poppy (il nome della protagonista, interpretata con straordinaria leggerezza da Sally Hawkins) cerca di fare proprio questo nel suo accidentato percorso giornaliero. Consapevole dei rischi che potrebbe comportare il suo modello di vita, finisce per trasformarsi in una Giovanna d’Arco in miniatura votata a una missione apparentemente impossibile. E’ però vero che i nostri tempi opachi e individualisti sono una stagione che ha un disperato bisogno di un certo tipo di atteggiamenti. Senza un passo indietro e senza una salutare ventata d’allegria, che nel calcio non può che riassumersi nel riportare i tifosi al centro del sistema e spingerli a riprendere possesso di stadi ormai ridotti a cattedrali nel deserto, il pallone finirà inevitabilmente per sgonfiarsi. Ricordiamoci ogni tanto che la felicità porta fortuna, perché così è sempre stato e così sempre sarà. Per questa ragione nella vita bisognerebbe provare ad essere essere meno mesti e lasciarsi andare ogni tanto, senza mai prendersi troppo sul serio. La fine è subito dietro l’angolo se nel pianeta calcio i primi ad essere tristi e infelici sono proprio i tifosi che, a memoria d’uomo, non lo sono mai stati quanto oggi. Erano l’architrave del sistema e sono stati confinati in un angolo del tutto marginale. Non si può (deve?) fare altro che rimetterli al centro del gioco e tutto potrebbe tornare ad essere com’era. |