Adesso lo Stato italiano deve pagare. Basta con le perdite di tempo, basta con i silenzi e le assenze, con gli appelli, basta con i «non ricordo». Deve pagare, e basta. Si ricomincia da quella che nell´aprile del 2007 era stata prima sentenza di condanna nei confronti del Ministero dell´Interno, colpevole delle illecite e gratuite violenze dei suoi poliziotti durante il G8. Il tribunale del capoluogo ligure ha dato ancora ragione a Marina Spaccini, pediatra di origine triestina, pacifista che per quattro anni aveva lavorato in due ospedali missionari del Kenia. Alle due del pomeriggio del 20 luglio, era il 2001, venne pestata a sangue in via Assarotti. Partecipava alla manifestazione della Rete Lilliput, era tra quelli che alzava in alto le mani dipinte di bianco urlando: «Non violenza!». Gli agenti e i loro capi avrebbero poi raccontato che stavano dando la caccia ad un gruppo di Black Bloc, che c´era una gran confusione e qualcuno tirava contro di loro le molotov, che non era possibile distinguere tra "buoni" e "cattivi": bugie smascherate nel corso del processo, come sottolineato dal giudice istruttore Angela Latella. I cattivi c´erano per davvero, ed erano ed erano i poliziotti che a bastonate aprirono una vasta ferita sulla fronte del medico triestino. Dal momento che quegli agenti, come in buona parte degli episodi legati al vertice, non sono stati identificati, il giudice aveva deciso di condannare il Ministero dell´Interno. Una cifra tutto sommato modesta, cinquemila euro tra invalidità, danni morali ed esistenziali. Ma lo Stato si era comunque opposto. Aveva presentato appello. La corte ha detto che il Ministero deve pagare. E basta. A questo punto vale la pena di ricordare la motivazione del precedente giudice. «Se risulta chiaramente che la Spaccini sia stata oggetto di un atto di violenza da parte di un appartenente alle forze di polizia, non si può neppure porre in dubbio che non si sia trattato né di un´iniziativa isolata, di un qualche autonomo eccesso da parte di qualche agente, né di un fatale inconveniente durante una legittima operazione di polizia volta a riportare l´ordine pubblico gravemente messo in pericolo». Perché l´intervento della polizia non fu «legittimo», è ormai abbastanza chiaro. Lo hanno confermato i testimoni e in un certo senso gli stessi poliziotti e funzionari, con le loro contraddizioni: «Gli aggressori erano diverse decine; l´ordine era di caricarli, disperderli ed arrestarli», hanno detto, interrogati. Ma poi risulta che furono arrestati solo due ragazzi (non feriti), la cui posizione fu in seguito peraltro archiviata. La pacifista era assistita dall´avvocato Alessandra Ballerini. |