Nel corso della puntata di venerdì 18 febbraio della fiction di Rai3 "Un posto al sole" è andato in onda un simpatico siparietto costruito ad hoc per promuovere la tessera del tifoso e per infangare, agli occhi dell'opinione pubblica, chi decide di non sottoscriverla. Tutto questo attraverso i dialoghi dei vari personaggi durante il regolare svolgimento della puntata.
Vi descrivo brevemente a cosa ho dovuto assistere: uno dei personaggi (Raffaele) è stato invitato da un suo amico conduttore ad una puntata della sua trasmissione televisiva sul calcio; Raffaele è al bar pensieroso e racconta ai suoi amici che alla trasmissione in tv dovrà parlare della tessera del tifoso. La barista incuriosita chiede di cosa si tratta e uno degli amici di Raffaele spiega sommariamente dicendo che viene rilasciata dalle società con il consenso della questura e serve per garantire la sicurezza negli stadi; la barista allora esclama: "Quindi è una cosa positiva?" e Raffaele risponde: "Ottima". Un altro suo amico poi lo mette in guardia dicendo che i tifosi delle curve non ne vogliono neanche sentire parlare e che hanno fatto polemiche e scontri per questo. Raffaele torna a casa molto turbato e si addormenta, mentre dorme sogna un gruppo di ultras che lo aggredisce e si sveglia di soprassalto. Allora ne parla con la moglie che lo invita a schierarsi per questa giusta causa e lui chiude con questa frase: "Ma lo hai capito che qui stiamo parlando del peggio dei tifosi? Questi ragionano con spranghe e catene". Alla fine di questo penoso episodio mancava, a mio avviso, solo il logo Pubblicità Progresso, Rai per il sociale! Potrebbe essere solo un caso, ma i recenti avvenimenti in materia della tessera, vedi garante della privacy e associazione consumatori, mi fanno pensare che lo stato, essendosi accorto del clamoroso fallimento della tessera, cerchi di riabilitarla agli occhi di chi non conosce niente sul mondo del calcio e del tifo inserendo squallidi teatrini come questo in programmi nazionali seguiti da donne, bambini e uomini di qualsiasi età, per far sì che questo gli torni utile in un'eventuale fase decisionale o semplicemente per spostare dalla propria parte l'opinione pubblica informandola a proprio piacimento. Ragazzi, stiamo con gli occhi aperti, la disinformazione tramite i media è un'arma potente che dobbiamo smascherare con la testa, con il pensiero libero e non rispondendo con violenza alle loro provocazioni. Questo come tanti altri fatti (vedi quelli recenti di Torino sponda granata con il programma "Questura on line", che probabilmente verrà esteso in tutta Italia e di cui nessuno parla) sono il sintomo di una restrizione delle libertà individuali. Questo è il paese in Europa con il maggior numero di divieti. La storia ci insegna, prima nelle curve, poi nella società civile: chi crede di essere immune o che “lui” non sarà toccato da un giro di vite sempre più stretto è solo un illuso. La “partita” è molto più grande e riguarda la libertà di tutti, sempre che ci interessi parlare di libertà naturalmente. Le leggi esistono, introdurre nuove limitazioni, giorno dopo giorno, in nome della “sicurezza”, significa avvicinarci pericolosamente agli scenari descritti sapientemente e con grande anticipo da Orwell, del resto basterebbe leggere “1984”: era già tutto scritto. Esprimere un dissenso in maniera civile è l'unico modo per opporci a una deriva democratica. |