Il 15 aprile del 1989 novantasei tifosi del Liverpool morirono durante la gara tra Reds e Nottingham Forest: la Federazione inglese ricorda le vittime con diverse iniziative. Ognuno ha la propria tragedia personale. Relativamente al calcio sono stati scritti libri, effettuate indagini, raccontanti tramite filmati, fotografia e parole. Superga, Monaco di Baviera, Bruxelles (l'Heysel). Manchester. La strage di Hillsborough, venticinque anni fa, il 15 aprile del 1989. Episodio che cambiò per sempre l'Inghilterra e il suo movimento calcistico. Semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, tre del pomeriggio. "Alan ci sono delle persone che stanno morendo laggiù". Parola di un tifoso disperato che scavalcò la recinzione per conferire con la stella dei Reds Hansen. Dietro la porta del Liverpool centinaia di tifosi combattevano per la vita. 96 non ce la fecero, 200 rimasero ferite. Schiacciati contro le recinzioni d’acciaio che separavano il campo dalle tribune, i 96 malcapitati che persero la vita allora verranno ricordati dalla Federazione inglese con diverse iniziative nel weekend del venticinquennale. Dopo 23 anni di dubbi e insabbiamenti, l'inchiesta del settembre 2012 Hillsborough Indipendent Panel fece luce sulla questione, sconfessando la sentenza del 1991. Niente hooligans, semplicemente vittime innocenti. La polizia, pensando all'invasione di campo, respinse i disperati tentativi di alcuni tifosi di scavalcare la recinzione e riversarsi sul terreno di gioco. Mancanza di tempestività nei soccorsi, inoltre: 41 di loro avrebbero potuto essere salvate. La vittima più anziana aveva 67 anni, mentre la vittima più giovane perse la vita a soli 10 anni. Quest'ultimo, Jon-Paul Gilhooley, era imparentato con il simbolo del Liverpool anni 2000, Steven Gerrard, il capitano: "È stata dura quando ho saputo che uno dei miei cugini aveva perso la vita, vedere la reazione della sua famiglia mi ha spinto a diventare il giocatore che sono oggi" scrive il centrocampista nella sua autobiografia. Torniamo indietro a quella triste giornata. Pochi minuti all'inizio del match. Le forze dell'ordine aprirono il maledetto Gate C, un grosso cancello d'acciaio posto all'ingresso di un tunnel che conduceva all'interno della Leppings Lane e agli ingressi laterali. I tifosi ancora fuori dallo stadio iniziarono ad accalcarsi al Gate C per accedere alla parte centrale della curva di 2000 posti. Settore riempito all'inverosimile, mentre la gente che continuava ad arriavre si ritrovò chiusa in una sorta di imbuto. Le partite del 34esimo turno di Premier League, in programma tra questo 12 aprile 2014 e nei giorni seguenti, iniziano tutte con sette minuti di ritardo per commemorare i morti di Hillsborough: sei assurdi minuti come quelli che l’arbitro Ray Lewis fece disputare prima di sospendere quella partita, più l'ovvio minuto di silenzio. Dopo la strage di Hillsborough cambiò tutto. Leggi inasprite, stadi nuovi. La nascita della Premier League, per far fiorire un sano movimento, dopo tutto il sangue versato. Ad Anfield domani, per la gara tra Liverpool e Manchester City, 96 posti rimarranno vuoti con una sciarpa Reds sopra. Per commemorare e non dimenticare. La verità sulla tragedia arrivò troppo tardi, due decenni dopo con il premier Cameron pronto a chiedere scusa ai familiari delle vittime. La potenza dei media britannici, dei tabloid. Il Sun, il giorno dopo la strage, pubblicò una prima pagina con il titolo a nove colonne The Truth, la verità. Venne disegnato un quadro in cui fans ubriachi del Liverpool avrebbero rubato i portafogli alle vittime e urinato sui cadaveri, dopo essersi resi protagonisti della morte degli stessi 96, spingendoli contro la recinzione. Grazie alla potenza dei media divennero loro i soli colpevoli. L'Inghilterra diventò ancor più furiosa nei loro confronti, vittima designata dopo l'altra tragedia, quella dell'Heysel. "Ci sono 96 persone in cielo che sosterranno la nostra squadra. Vogliamo vincere la Premier per loro" ha evidenziato Brendan Rodgers a proposito dell'evento di 25 anni fa. Inutile aggiungere altro. |