La mappa dell’azionariato popolare nel calcio inglese, pubblicata recentemente anche dal sito InfoAzionariatoPopolareCalcio, conferma una tendenza a noi già nota: mentre nel Regno Unito diversi club professionistici stanno adottando in maniera crescente il metodo dell’azionariato popolare, per rilevare e gestire la maggior parte delle quote sociali dei rispettivi club, in Italia, come sempre, si resta indietro, facendo sì che i nostri trust siano relegati nei bassifondi del calcio o, in caso contrario, che essi detengano solo una minima quota rispetto al totale delle azioni societarie, anche se talvolta queste consentono l’elezione di uno o più rappresentanti nel CdA del club. Tuttavia, nel dilettantismo, il fenomeno si allarga sempre di più a macchia d’olio, specie laddove la gestione delle società di calcio è precaria, se non rovinosa. Ultimamente stanno emergendo, in tal senso, le realtà di San Benedetto del Tronto, Sora e Nola. A San Benedetto del Tronto l’Associazione Noi Samb, ad appena un anno dalla sua fondazione e dopo diversi progetti di partnership con la dirigenza rossoblu, soprattutto a livello sociale e di calcio giovanile, ha appena deliberato l’acquisto di un contingente di quote societarie, da stabilire in base alla campagna adesioni e al budget effettivo che verrà ritenuto opportuno stanziare. Il trust, quindi, entra in una società storica, cercando di rendersi partecipe dei meccanismi di governance a livello gestionale i quali, nel medio e lungo periodo, sono quelli che determinano le fortune o le disgrazie di una società. A Sora la squadra locale rischia, ad anni di distanza dalla prima rovinosa esperienza (con ripartenza dalla Prima Categoria) un altro fallimento. Non sono stati di certo a guardare i tifosi, che, pur non costituendo un trust vero e proprio, ne stanno gettando le basi con il Comitato “Noi D Sora #OneCITYOneTEAM”. Questo comitato si prefigge, almeno nell’immediato, di far fronte alla situazione di emergenza economica, raccogliendo adesioni e, soprattutto, fornendo i liquidi necessari per scongiurare la cancellazione dal campionato di Serie D. L’impresa appare veramente ardua, ma di sicuro, comunque vada, questa esperienza segnerà un importante punto di svolta nella città del mobile. In stato embrionale, ma almeno con un progetto alle spalle, l’azionariato popolare a Nola, dove la squadra locale vanta, in un passato neanche troppo lontano, tante partecipazioni tra i professionisti. Oggi il club cittadino si trova, dopo tante vicende travagliate, fusioni e cancellazioni tanto da perderne il conto, in Promozione. Il club, riappropriatosi di simbolo e denominazione storica, punta a raccogliere la partecipazione dei cittadini nolani per poter vivere un campionato tranquillo e, all’occorrenza, senza bisogno di ulteriore linfa da parte di sponsor esterni. Insomma, anche se nelle piazze professionistiche i trust ci sono ma non hanno la forza economica per essere determinanti, essi assolvono comunque una funzione tanto propositiva quanto di controllo, specie laddove alcuni elementi dello stesso trust sono entrati nel CdA societario, ovvero nel cuore decisionale della società. Ma ciò che risalta agli occhi è che molte realtà storiche, costrette a ripartire dal basso, stanno cercando di appropriarsi, a tutti gli effetti, del loro calcio, passando attraverso un modello arrivato da oltremanica, ma ormai sempre più conosciuto e a portata di tifoso. |