Dopo aver visto di tutto in materia repressiva (dai tornelli ai biglietti nominali, dai divieti dei treni a quelli degli striscioni), l'ultima frontiera della Repressione è la Tessera del tifoso, quella che gli Speculatori interessati pubblicizzano come una delle soluzioni definitive ai problemi del calcio italiano (l'altra - per loro - è quella di costruire tanti impianti polifunzionali, sperperando e intascando tanti danari, come già accadde per Italia '90). Qualche tifoseria italiana è già stata costretta a dotarsi della Tessera del tifoso (ANCHE QUI COMUNQUE LO SPIRITO ULTRAS...). Tra queste figura quella del Milan, quindi, stando alle affermazioni di politici ed industriali del pallone, tale tifoseria non dovrebbe creare alcun tipo di problema a livello di ordine pubblico. Una tesi presto smentita dai fatti. In occasione di Napoli-Milan (del 22 marzo 2009), tifosi milanisti con tanto di Tessera del tifoso hanno lanciato torce contro la Curva A dei napoletani. Niente di particolarmente grave, per carità, ma dai giornalisti italiani (che per quanto riguarda queste cose ingigantiscono tutto a dismisura) ci saremmo aspettati qualche articolo di denuncia, in cui si evidenziasse che i tifosi del Milan sono già stati costretti a dotarsi della Tessera del tifoso. Niente di tutto questo. Con la loro solita "coerenza" hanno preferito non scrivere cose che potessero disturbare i potenti. Viceversa hanno preferito dare grande spazio alle gomme bucate dell'auto di "Zio Feaster" Galliani. Tanto spazio scritto, ma nessuna immagine che documentasse i danni effettivamente subiti. Chissà perché... Quanto accaduto a Napoli-Milan dimostra l'inutilità della Tessera del tifoso. I pezzi di carta non cambiano le persone, così come la repressione non modifica la natura umana. La Tessera del tifoso servirà a far intascare qualche euro in più su ogni tifoso. Provate a moltiplicarlo per il numero dei tifosi in giro per lo Stivale, cosa risulta? Un'altra entrata economica per qualcuno, così come lo sono i diritti di prelazione sui biglietti. Paghi di più, per non avere nulla di più. |