SI, VIAGGIARE! |
TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°47 |
L’odore della polvere pirica traccia il cammino privo di blocchi, entra su dai finestrini, nel naso. I palazzoni ai lati della strada, il luogo di passati rendez-vous, invocato in coppa per auspicarne di altri in futuro, la colonna di macchine aspetta, rallenta, quasi si ferma, rompe il silenzio con un'altra esplosione e poi un’altra e un’altra ancora, grida, invita, si manifesta, scrutando ogni minimo movimento, ma ad attenderci non c’e’ nessuno, se non ignari passanti e vigili che si tengono a debita distanza. Le chiacchiere rimangono tali e tutto il resto e’ noia. Siamo AD Ascoli, come diciamo noi, ma forse sarebbe meglio IN, come dicono da queste parti. IN Ascoli, nel senso di DENTRO, senza scorta, nessun percorso consigliato dal buonsenso dei questurini, ci siamo e basta, come sempre. Il gruppo si compatta sotto il settore ospiti, si scende dai mezzi, altre bombe ad alzare la terra, le mani al cielo, vediamo qualcuno che, dai piani alti della loro curva, fa capolino. Notiamo soprattutto, non possiamo non farlo, gli occhi esterrefatti dei “guardoni” di professione, di quelli dell’intelligence di viale Bovio, che non comprendono, non ci credono, gli si legge nello sguardo sbigottito, attonito: da dove diavolo arrivano questi? Chi li ha fatti passare? La loro mente deve per forza andare alle lande di confine, tra le Marche e l’Abruzzo, disseminate di posti di blocco, di pattuglie. Ma e’ fatta, siamo sotto al “del Duca”, senza tessera. Non ci fanno entrare, rimaniamo fuori: quaranta ultras senza scheda ministeriale. Gli sbirri ci osservano, si schierano, scudi e manganelli, poi decidono di lasciarci fare. Noi restiamo, ostinatamente, ci raggruppiamo, mentre le carovane di “tesserati per l’occasione” si affrettano a varcare un cancello al quale noi non possiamo neanche aspirare, ma si sa: la fede, l’orgoglio, la dignita’, sono cose che non si possono mercanteggiare per una partita di pallone. E, finalmente, si alza forte la voce, orgogliosi di noi e di quello che siamo. Cori d’affetto per i nostri invisibili dirimpettai, per chi va a firmare, poi i soliti abbracci e spintoni, il sorriso sulle labbra, come da migliore tradizione, per stemperare la tensione di chi, di fronte a noi, non riuscira’ mai a capire, immerso com’e’ in un mondo ottuso, fatto di leggi inique e circolari da far rispettare. Arriva l’ora di ripartire. Sulla via del ritorno, sulla circonvallazione, qualcuno ha deciso di farsi vedere, col metodo che rimane piu’ congeniale ai propri limiti, da sopra un cavalcavia, sparendo poi, nell’abbraccio di un’oscurita’, che deve essere sembrata consueta e familiare a chi ne era uscito qualche attimo prima. Si torna a casa, per ritrovarsi tutti insieme davanti ad una birra ghiacciata, a brindare, con la consapevolezza che senza tessera, nonostante questi tempi sempre piu’ duri, si puo’ ancora osare e con la soddisfazione per una giornata, dopo tante passate ad ingoiare rospi indigesti ed amari, dal sapore particolare, una giornata da ricordare. |