«Dall’omicidio di mio figlio in poi, ho assistito solamente a decisioni affrettate per tamponare qua e là». A dirlo, con grande amarezza, è Giorgio Sandri, papà di Gabriele, ucciso l’11 novembre 2007 dall’agente della polizia stradale Luigi Spaccarotella. Le novità relative alla Tessera per il Tifoso – una riverniciatina al nome per aumentarne senza successo l’appeal – tengono banco da giorni. Il Ministro degli Interni, Roberto Maroni, nonostante l’ampio dissenso ha rilanciato su tutta la linea,dal Daspo alle limitazioni per le trasferte, ma non ha convinto un uomo che si è visto privare di un figlio per colpa dell’incompetenza, della disorganizzazione, della superficialità connessaal calcio e alla gestione dei disordini che a causa di questo si verificano dentro e fuori gli impianti sportivi di tutto il Paese. |
Signor Sandri, dal Viminale non desistono. Quest’anno la Tessera sarà un obbligo imprescindibile. E’ davvero chiaro, ormai, che tutto quanto sta accadendo è figlio di un momento difficile e confuso per il calcio. Gli stadi sono vuoti, la gente preferisce rifugiarsi a casa, sul divano, comprando l’abbonamento della pay-tv. Ci si sta disaffezionando.
C’è un modo per uscirne, secondo lei? Ho apprezzato quanto detto da Abete: l’intenzione è di trasferire la Tessera all’interno del circuito calcistico, farla diventare una scelta condivisa e consapevole e non più solo un’imposizione dall’alto e dall’esterno. Ravvedo il bisogno di iniziare un periodo riformista che ci faccia uscire da questo emergenzialismo.
Nove anni per un fumogeno, striscioni di dissenso sequestrati: si sta andando oltre? La limitazione degli striscioni non offensivi è qualcosa che nonsta né in cielo né in terra. In molti hanno avuto problemi per questo, e lo trovo assolutamente inaccettabili. Non c’è più libertà d’espressione.
C’è un modello estero che potrebbe salvarci? Ancora una volta mi viene in mente il Barcellona. Al Camp Noututti i tifosi hanno una tessera da soci, grazie alla quale partecipano attivamente e quotidianamente alla vita del club, arrivando anche a poter votare il presidente. La Tessera del Tifoso in Italia è tutta un’altra cosa, non ha nulla a che fare con quanto viene fatto in Spagna, siamo lontani anni luce.
L’impressione è che il tifoso venga visto come una categoria sociale pericolosa. Penso proprio abbia ragione, purtroppo è così che viene considerato dalle istituzioni. E invece il tifoso è prima di tutto un cittadino con diritti e doveri. Tutti i cittadini sono tifosi. Si dice che la Tessera ha ridotto parecchio gli scontri, ma io non ricordo –prima dell’omicidio di Gabbo – tanti episodi chissà quanto gravi.
Adesso, con la Fondazione intitolata a Gabriele, quali obiettivi si pone? Vogliamo cambiare la cultura calcistica di questo Paese, sensibilizzare di nuovo la gente nei confronti dello sport più amatoe seguito, unire tifosi e politica in un dialogo costruttivo. Finalmente siamo attivi, da circa un mese, e già sono molte le iniziative che abbiamo in programma. Intanto, abbiamo aperto a piazza della Libertà (sede della Fondazione, ndr)la prima Biblioteca del Calcio, con pubblicazioni e testimonianze di ogni squadra d’Italia. Il 21 luglio, sempre presso la nostra sede, celebreremo il ricordo di Agostino Di Bartolomei. Il prossimo inverno vorremmo organizzare il Festival Nazionale della Cultura del Calcio, una kermesse unica al mondo che riporto il calcioai tifosi.
Certo, anche il calcioscommesse non aiuta in questo senso. Per questo il 12 luglio abbiamo organizzato un workshop presso la Camera dei Deputati, che unisce rappresentanza calcistica e politica, di ogni colore, per fare il punto su questo scandalo e sui perché, ma anche sulle soluzioni per ripartire in maniera migliore. Posso concludere con un invito?
Prego. Giù le mani dai tifosi. Credo sia sufficiente. |