Nell’antica Roma, esistevano le liste di proscrizione: si trattava di elenchi pubblici di persone considerate fuori legge, che venivano private dei beni e che chiunque poteva uccidere con tanto di compenso da parte dello stato; e le cui colpe si ripercuotevano anche sui discendenti, che venivano esclusi dalle magistrature. S. è un ragazzo della Fattori, uno come molti altri: ha un lavoro, ha fatto le sue esperienze di vita cercando fortuna all’estero, quindi è tornato a Padova a svolgere la sua attività di pizzaiolo. Non è uno che spaccia droga per campare e pagarsi i vestiti firmati, tanto per intenderci. Ma ha una colpa più grave, agli occhi del governo e dell’opinione pubblica: essere un ultras! Nel febbraio 2008, S. venne coinvolto insieme ad altri ragazzi nell’ operazione che portò all’arresto di dieci ultras biancoscudati in seguito ai tafferugli nell’autogrill di Soave che portarono al ferimento di un supporters della Cremonese. Una brutta storia, pagata a caro prezzo dalle persone coinvolte. Molti ragazzi si fecero tre mesi di carcere più altri due ai domiciliari senza poter avere contatti col mondo esterno. S., come tutte le persone coinvolte, si vide piombare gli agenti della Digos in casa alle quattro di mattina. Un’operazione in pieno stile americano: elicotteri, pistole in pugno, un’intero quartiere svegliato… Quelle cose che ti chiedi se faranno mai con i mafiosi, e la risposta è ovvia… Tuttavia S. aveva inizialmente una posizione diversa rispetto ad altre persone coinvolte, tanto che non venne nemmeno arrestato: in casa sua non vennero rinvenute prove sufficienti a provare la sua effettiva partecipazione, e se la “cavò” con una denuncia a piede libero ed un anno di diffida. Fu uno dei pochi coinvolti in quell’operazione di polizia a non essere arrestato. Sul come vennero condotte in seguito le indagini mi rimasero molti dubbi: un altro ragazzo per esempio, in quei giorni impegnato con l’esame di Stato, venne arrestato perchè (ufficialmente) “in quei giorni dal suo cellulare non si registravano chiamate in entrata o in uscita, il che poteva far pensare ad un suo coinvolgimento nei fatti…”, successivamente venne prosciolto ma intanto si era fatto quindici giorni in galera da innocente… Altri ancora si trovarono, a turno, indagati e poi via via prosciolti. Ovviamente però nessuno si pose delle domande: in quei giorni era stato (finalmente) trovato un mostro da sbattere sui giornali, e venne sbattuto senza troppi complimenti. I successivi commenti di molti “tifosi” biancoscudati e di molti “ultras” di altre squadre mi diedero ulteriore conferma di una massima che spesso e volentieri ho fatto mia: quando tutti ti danno torto, è molto probabile che tu abbia ragione… Successivamente quasi tutti gli imputati patteggiarono due anni (pena sospesa). Tutti tranne S. e qualcun altro, che per svariati motivi scelsero di affrontare il processo. Chi ha avuto modo di assistere al dibattimento, si sarà reso conto della farsa che venne montata: semplicemente gli imputati erano già condannati, servivano dei colpevoli, non sarebbe stato nemmeno necessario mettere in piedi un processo se non fosse stato che un minimo di “parvenza di democrazia” bisogna pur darla… Ricordo come ieri un agente che, a precisa domanda dell’Avvocato difensore per capire come fossero stati riconosciuti gli imputati da un filmato in bianco e nero, a bassa risoluzione e come se non bastasse girato di notte; rispose che “li sto riconoscendo in questo momento, perchè il televisore è più grande…” (!!!). In questo processo farsa, gli imputati vennero tutti condannati a quattro anni in primo grado, vedendosi poi ridurre la pena a due anni e due mesi in appello (pena sospesa). S. dal canto suo, scontò la sua diffida e tornò allo stadio con una certa regolarità (lavoro permettendo). Almeno fino a questo sabato: quando infatti si è presentato ai botteghini per acquistare il suo biglietto, gli è stato risposto che non poteva farlo. Il suo nome infatti risulta iscritto nella “black list” della questura. Le moderne “liste di proscrizione”: quando uno da in qualche maniera fastidio, si iscrive il suo nome, e non potrà più acquistare biglietti fino al passaggio fatidico dei cinque anni. Per ora. Perchè se dovesse passare un’applicazione totale dell’articolo 9, non potrebbe mettere più piede allo stadio per tutta la sua vita. La cosa bella è che è l’unico a cui sia capitato questo: altri ragazzi non hanno avuto il minimo problema a prendersi il biglietto! Eppure la sua “pena” S. l’ha espiata: nella nostra costituzione non esiste alcun caso del genere, in nessun ambito. Si parte sempre dal principio che uno che ha commesso un errore si possa redimere: per esempio, uno che ha fatto una rapina ad un supermercato non si vedrà vietare l’ingresso a tutti i supermercati d’Italia per il resto della sua vita; così come uno che ha commesso una rapina in banca non si vedrà mai vietare l’ingresso a tutte le banche d’Italia per il resto della sua vita (anche perchè rischierebbero di rimanere senza conto in banca molti politici e molti industriali nostrani, viste le “abili capacità” conclamate di “ladroni”!). Per uno che va allo stadio la legge è differente. E non credo proprio sia un fatto di “voler allontanare i violenti”… Ora mi auguro che S. presenti reclamo. La sua battaglia è un pò la battaglia di tutti noi! |