Sul finire degli anni settanta iniziarono le “corrispondenze” tra i tifosi ultras delle varie squadre italiane. Oggi con internet, la fotografia digitale, le email e la velocità della comunicazione, sembra quasi di parlare di preistoria, di un qualcosa di antico e misterioso. Un qualcosa da trattare in una puntata speciale di Vojager. Eppure in quegli anni favolosi, tante, tantissime lettere venivano spedite giornalmente dai tifosi in ogni angolo del nostro paese. Tutto questo nasceva grazie ad una rubrica che era all’interno del settimanale Guerin Sportivo, un must per ogni tifoso di quegli anni, che si chiamava: “La Palestra dei lettori ”. Qui era possibile pubblicare gratuitamente un annuncio attraverso il quale si dichiarava il proprio gruppo di appartenenza e che cosa si desiderava scambiare: … “Appartenente agli Eagles’ Supporters scambia fototifo con ultras dei gruppi gemellati e di Atalanta, Milan ed Hellas Verona” … L’oggetto più richiesto erano le foto del tifo, diventate poi nel corso del tempo più semplicemente le cosiddette “fototifo”. In quegli anni sugli spalti di moltissimi stadi italiani, tantissimi ragazzi che facevano parte di un gruppo ultras portavano allo stadio, almeno per le gare più importanti, una macchinetta fotografica con cui fermare nel tempo le immagini più belle del proprio gruppo. Bandiere, fumogeni, torce e tamburi fotogrammi indelebili di quegli anni. I rullini erano da 12 e da 24 e quindi non si potevano commettere sbagli, perché si sarebbe persa un occasione irripetibile. Allora la fotografia digitale, i noiosi selfie ed i cellulari ultra moderni ancora non esistevano. Così dopo aver agganciato bene il rullino, a chi non è capitato di non averlo fatto avendo perso le foto di una trasferta e di un derby irripetibile ?( io ancora oggi a distanza di tantissimi anni rimpiango un rullino non agganciato in quel di Torino nel 1980, con i vecchi amici granata ), cercando nei limiti del consentito di essere il meno possibile in controluce e di trovare il posto migliore per scattare, così ogni domenica tante foto venivano scattate dai fotografi amatoriali sparsi nei campi di ogni categoria. I più tecnologici, avevano addirittura una macchina fotografica casalinga ed … una da trasferta, perché allora andare fuori casa era molto differente dai giorni nostri. Poi tutti iniziammo a cercare anche le foto delle altre tifoserie e così iniziò il fenomeno della “corrispondenza”. Tutti avevamo corrispondenti dei gruppi gemellati e delle tifoserie che a livello personale ci erano più simpatiche. Amicizie che in alcuni casi durano ancora oggi a distanza di tantissimi anni. Alcuni storici gemellaggi nacquero addirittura da queste amicizia, “virtuali” come diremmo oggi. Amicizie epistolari, che diventavano poi reali quando ci si incontrava in qualche stadio italiano. In molti poi trovarono l’espediente di spedire le proprie lettere come stampe, con un timbro spesso “recuperato” in qualche grande magazzino, questo ci permetteva di risparmiare sull’affrancatura. Eravamo dei semplici studenti e i soldi in tasca erano sempre pochi. Qualcuno spediva anche i primi adesivi ( oggi ricercatissimi ) ma a nessuno o quasi interessavano, tutti volevano solo una cosa: le foto del tifo, soprattutto dei gruppi in trasferta. Altro fatto sintomatico di quegli anni gloriosi. Con il passare del tempo iniziò un’altra consuetudine, quella di scrivere qualcosa dietro le foto che si spedivano, come se fosse stato un muro della propria città, perché sapevamo che quelle foto in moltissimi casi sarebbero passate di mano in mano, solo le più belle finivano infatti nelle nostri preziose collezioni e sapevamo e speravamo che sarebbero finite presto anche in mano … nemica e allora via con il pennarello, cercando anche di usare una bella calligrafia perché in fondo … pensavamo di rappresentare anche con questo piccolo gesto, la nostra tifoseria. Il retro delle foto di allora, oggi rivela più di ogni altra il nostro mondo, uno spaccato di quegli anni gloriosi e bellissimi che purtroppo non torneranno mai più. |