La perizia del tribunale conferma che Marcelo Gomez, l'immigrato cileno, ucciso il 13 febbraio fu colpito alle spalle e da poca distanza dalle pallottole del vigile-sceriffo. L'imputato ancora a piede libero fornisce una versione inverosimile ma drammaticamente simile a quella di troppi casi analoghi. L’inchiesta sull’uccisione di un immigrato cileno - Marcelo Valentino Gomez Cortes - da parte di un vigile urbano-sceriffo ha confermato che la distanza da cui il vigile ha sparato va da un minimo di sessanta centimetri ad un massimo di due metri e 80 centimetri circa. E’ quanto emerge dalla la perizia disposta dal pm di Milano Roberto Pellicano, nell’inchiesta contro Alessandro Amiconi (nella foto) l'agente di polizia locale accusato di omicidio volontario per aver sparato e ucciso, il 13 febbraio scorso, un cileno di 28 anni nel corso di un inseguimento in zona Parco Lambro. A partire dall'analisi dei fori di entrata e uscita del proiettile, una serie di valutazioni, in sostanza di tipo geometrico, ha portato il consulente a stimare come possibile una distanza compresa tra i 60 cm e poco meno di 3 metri circa. Giù i primi risultati dell'autopsia sul cadavere di Marcelo Gomez Cortes avevano fornito una certezza ossia che l'uomo è stato colpito quando era di spalle e quindi presumibilmente mentre stava fuggendo. Dall' altra è emerso che i tre colleghi che erano con il vigile quel pomeriggio di lunedì scorso non solo non hanno mai visto l'altro dei due fuggitivi con in mano un'arma, ma non avrebbero nemmeno percepito una situazione di pericolo. Nel corso dell'interrogatorio reso il giorno stesso dell'episodio, il vigile-sceriffo Amigoni, aveva dato lasua versione dell'inseguimento e aveva affermato di aver visto un'arma impugnata da uno dei due fuggitivi (arma in realtà mai esistita) e di aver sparato da una distanza di 15 metri circa. “Ho incamerato il colpo in canna ed ho fatto fuoco a scopo intimidatorio” aveva messo a verbale, “sparando sulla mia sinistra contro un terrapieno in modo da non creare pericolo per nessuno”. Una versione inverosimile ma consueta. Pallottole sparate in aria che colpiscono i fuggitivi in mezzo alle spalle o proiettili “deviati” da un sasso (Carlo Giuliani), da una ringhiera, da una rete metallica (Gabriele Sandri), da un passero di passaggio, da un refolo di vento improvviso …. che inesorabilmente stroncano una vita. Il vigile-sceriffo è a piede libero, si sono limitati a trasferirlo in un altro ufficio. |