Claudio Marchiandi è stato assolto con formula piena perché "il fatto non sussiste". E' la decisione dei giudici della III Corte d'Appello. Viene così accolta la tesi della difesa, respinta invece la richiesta del pg che, la scorsa udienza, aveva chiesto di confermare la condanna per falso e favoreggiamento e di assolvere l’imputato invece per l'accusa di abuso d'ufficio. Altre dodici persone sono sotto processo con rito ordinario. La prossima udienza il 9 maggio È stato assolto nel processo di secondo grado Claudio Marchiandi, il funzionario del Prap (Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) condannato con rito abbreviato in primo grado a due anni di reclusione dal gup Rosalba Liso (il 25 gennaio 2011) nell’ambito del processo sulla morte di Stefano Cucchi, il 31enne fermato per droga il 15 ottobre 2009 e morto una settimana dopo nel reparto di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. In particolare Marchiandi è stato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”. Ora si attende l’esito del processo principale. LA CORTE D'APPELLO - Lo hanno deciso i giudici della III Corte d’Appello, presieduta da Laura Cerini, dopo circa due ore di camera di consiglio. Accolta così la tesi della difesa, rappresentata dall’avvocato Oliviero De Carolis, respinta invece la richiesta del pg che, la scorsa udienza, aveva chiesto al collegio di confermare la condanna per falso e favoreggiamento e di assolvere l’imputato invece per l'accusa di abuso d'ufficio. Altre dodici persone coinvolte nella stessa vicenda (sei medici, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria) sono invece sotto processo con rito ordinario davanti alla III Corte d'Assise. L'ACCUSA - Secondo l'accusa Marchiandi avrebbe concorso alla falsa rappresentazione delle reali condizioni di Stefano Cucchi per consentire il suo ricovero al Pertini, di aver abusato del suo ruolo elaborando personalmente fuori orario di lavoro in ospedale la richiesta di disponibilità del posto letto, di avere aiutato gli agenti della penitenziaria a eludere le indagini. LA DIFESA - “Siamo contenti per la decisione della Corte d’Appello – ha commentato l’avvocato De Carolis –sarebbe comunque importante conoscere la verità. Lo dobbiamo a Stefano Cucchi e speriamo che sulla sua morte sia fatta luce”. “Rispettiamo la decisione dei giudici – ha detto Giovanni Cucchi, padre di Stefano – perché per come era stata impostata l’accusa non c’erano i presupposti per giungere ad una decisione diversa. I nostri legali ci avevano preparato a questa assoluzione. Ce l’aspettavamo quindi ma restiamo comunque molto amareggiati. Con l’ipostazione che la Procura ha dato a questa vicenda ci stanno portando al massacro, stanno uccidendo di nuovo Stefano. Adesso speriamo che nel processo principale la superperizia che sarà disposta sia equa e che porti ad una verità che fino ad oggi non è arrivata”. LA PROSSIMA UDIENZA - Per la prossima udienza, fissata per il nove maggio, i giudici della III Corte d’Assise, presieduti da Evelina Canale, affideranno ad un gruppo di esperti l’incarico di svolgere una nuova perizia per far luce sulle cause della morte di Stefano Cucchi. Lesioni aggravate, abuso di autorità nei confronti di arrestato, falso ideologico, abuso d'ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuto in atti d'ufficio, favoreggiamento, omissione di referto, sono i reati contestati, a seconda delle singole posizioni processuali, agli imputati dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy. Sono i reati contestati, a seconda delle singole posizioni processuali, alle dodici persone sul banco degli imputati nel processo principale. |