Che questa stagione sarebbe stata fra le più dure per il nostro movimento l’avevamo ampiamente pronosticato. Sapevamo che la situazione negli stadi, in particolare con il ritorno tra i professionisti, imponeva una scelta da “desaparecidos” o da buoi destinati al macello. Queste prime gare della gloriosa Teramo Calcio 1913 non hanno fatto altro che confermare tutto ciò: il ricordo dello stadio inteso come momento di spensierata aggregazione sociale e passione popolare è ormai lontano. Succede, quindi, che due perquisizioni, con tanto di metal-detector, non si verifichino neanche in un aeroporto, ma accadono per tre domeniche consecutive allo stadio di Teramo, dove peraltro non si vede ancora l’ombra di un tifoso ospite. Succede anche che, ad un distinto signore vicino all’ottantina, venga impedito l’accesso allo stadio, dopo aver acquistato regolarmente il biglietto nominale, solo perché ha dimenticato il documento per il controllo incrociato a casa, come se, per vedere Teramo – Borgo a Buggiano, dovesse imbarcarsi su un volo internazionale. Succede che ci viene impedito l’ingresso di uno striscione che ricordava nel giorno del suo anniversario il nostro adorato Bruno: chissà cosa direbbe lui di queste follie e di questi piccoli pupazzetti che riducono le loro esistenze a misere briciole di potere, sottoposte però, come diceva il buon Faber, ad una più alta ginnastica d’obbedienza. Bisogna essere davvero tanto stupidi. Succede che questa fanzine deve essere già abbastanza fastidiosa, e la cosa non può che farci piacere, visto che ormai è bandita al “gate” del “padronale” di Piano d’Accio. Succede che, come se non bastassero gli sbirri, ti ritrovi una miriade di ominidi in pettorina gialla, che durante la settimana puoi trovare impegnati nei più svariati impegni professionali: chi pulisce le scale, chi fa il fornaio, chi il muratore (ovviamente con tutto il dovuto rispetto per queste professioni e per chi le fa), tutti hanno, insomma, i più impensabili impieghi che non c’entrano comunque un cazzo con la gestione dell’ordine pubblico (e non perché chi lo fa di mestiere sia tanto più capace). La domenica però, indossata la pettorina gialla, la musica cambia per i nostri “supereroi” e con quale arroganza ostentano il loro attimo di potere questi soggetti, le cui esistenze misere (ripetiamo non per i lavori che fanno, ma probabilmente per la vita che conducono) vengono improvvisamente riscattate in quei 90 minuti di gloria: non sanno neanche quale legge stanno facendo rispettare, non sanno se sia giusto o sbagliato quello che fanno, l’importante è poter dire, almeno una volta alla settimana, “tu puoi entrare, tu no”. Se gli sbirri sono i cani da guardia del potere, loro sono le scimmie, infami ammaestrati a parlare senza saper di cosa. Succede che, come sempre in questa piazza, già di per sè apatica nell’appassionarsi alle vicende della gloriosa Teramo Calcio 1913, ci si adagi subito su questi tristi episodi, trovando al volo la scusa al proprio disinteresse più totale e che, invece di rivendicare amore e sostegno alla propria maglia, che si manifesta anche portando avanti queste piccole battaglie, dimostrando spirito di sacrificio per questi colori, ci si nasconda in facili alternative nel disertare gli spalti, facendo mancare il sostegno ed il calore ad una maglia magica che dovrebbe essere motivo di vanto per la nostra città. Se la repressione è una scala siamo arrivati all’ultimo gradino, dopo c’è il vuoto. Resistiamo appollaiati su quest’ultimo gradino, perché la realtà è che diamo fastidio in quanto abbiamo deciso di non saltare quel vuoto. Dietro quel vuoto c’è la fine chiamata tessera del tifoso (di cui orgogliosamente rivendichiamo la totale assenza in curva a Teramo): la fine del vivere lo stadio come lo intendiamo, non solo noi come Ultras, ma chiunque ama questo sport come tifoso ed abbia ancora un briciolo di dignità da definirsi uomo libero capace di ragionare con il proprio cervello. Non ci siamo adeguati, non siamo come vorrebbero, ce la fanno pagare. E’ dura la vita di chi non si piega al volere di lorsignori. Che ci mettano pure in fila come buoi, noi resistiamo. Non ci avranno mai come scimmie ammaestrate sulle spalle degli sbirri, noi resistiamo. TERAMO RESISTE, E NON SI TESSERA! |