Pubblichiamo un intervento firmato da Alfredo Sole, detenuto presso il carcere di Opera, relativo al dibattito sull’ergastolo ostativo: “Il detenuto - si legge - ha imparato a gridare il proprio dolore, a far ascoltare la sua voce e seppur non è più padrone della propria vita, non si lascerà sopprimere nella totale indifferenza”. Quanta fatica nel cercare di svelare la vera natura del 4bis, un articolo di legge così subdolo da confondere non solo gli avvocati, ma gli stessi detenuti che sono afflitti da questo morbo. Finalmente, da poco più di un mese, sembra che qualcosa stia cambiando: 2 ottobre, Senato della Repubblica “Ergastolo e Democrazia”; 16 e 17 novembre alla Bocconi il Movimento Science for Peace aprirà un dibattito sull’ergastolo ostativo; 12 ottobre nella Chiesetta di via Roma 19, Cassina de Pecchi, si svolgerà un dibattito sull’ergastolo, relatori Mirko Mazzali vice-presidente Commissione carceri di Milano, Roberta Cossia giudice di sorveglianza Tribunale di Milano, Luciano Eusebi docente in Diritto penale all’Università Cattolica. Dibattiti e commenti su TV e quotidiani. Nell’iniziativa “firma contro l’ergastolo” basta andare sui siti www.scienceforpeace.it e www.carmelomusumeci.com per rendersi conto che i primi firmatari sono gente di scienza, di spettacolo, intellettuali e politici. Una nuova consapevolezza ha fatto sì che questi uomini e donne di cultura tendessero una mano a chi da qui lotta contro l’ergastolo. Hanno conosciuto il terribile volto del 4 bis. Davvero qualcosa sta cambiando? Scusate il mio scetticismo ma da troppo tempo speriamo che qualcosa cambi e da 20 anni a questa parte molte cose sono cambiate ma solo in peggio. Non so se questa sarà la volta buona e non oso nemmeno sperarlo, ma qualcosa di buono c’è. Finalmente si conosce e si riconosce che in Italia c’è la pena di morte, l’ergastolo ostativo. Nell’articolo del 24/09/2012 sul quotidiano La Repubblica, Adriano Sofri, da grande intellettuale che è, ha esposto in modo brillante la problematica del 4 bis e posto all’attenzione di chi vuole comprendere come il nostro Paese riesca a sfornare leggi che pur essendo delle vere barbarie, tuttavia non sono anticostituzionali. Il 4 bis è stato partorito da una mente diabolica. In Italia il carcere a vita non potrebbe essere costituzionale. Cosa fare per renderlo tale? Detto fatto! Si fa in modo che sia lo stesso detenuto a decidere se vuole rimanere per tutta la vita in carcere o avere la possibilità di accedere ai benefici carcerari (“la possibilità di benefici”, ci tornerò fra poco). In questo modo, ostativo non è sinonimo di carcere a vita. Il 4 bis ti dà la possibilità di accedere ai benefici, basta che collabori con la giustizia. Posta in questo modo ed essendoci la “possibilità”, come per incanto, l’ostativo diviene costituzionale. Dove sta l’inganno? 1) La collaborazione, il cosiddetto 58 ter non è di quelli che ormai siamo abituati a sentire, cioè i famosi pentiti; è solo delazione su fatti magari successi 20/30 anni fa. Di conseguenza non c’è nessun programma di protezione per i familiari, tanto meno sconti di pena. 2) Non hai accesso automatico ai benefici carcerari, ma solo la possibilità (la speranza) di un giorno potervi accedere, così come ce l’hanno gli ergastolani non ostativi. Cioè metti in gioco e in pericolo la tua vita e quella di tutta la tua famiglia solo per la “possibilità” che un giorno un qualche Magistrato di Sorveglianza decida di concederti i benefici, così come c’è la possibilità che questi non ti vengano concessi. Il tutto per una “possibilità”. È questo il terribile volto del 4 bis! Quale detenuto dopo 20/30 anni di carcere sarebbe disposto a distruggere la propria famiglia per una “possibilità”? Nessuno! È proprio su questo che ha fatto affidamento chi ha partorito questa barbarie. Non c’era nessuna intenzione di lasciare che l’ergastolano decidesse della sua stessa sorte. Si è fatto in modo (con l’inganno) che la legge fosse costituzionale, ma che allo stesso tempo assicurasse che nessun ergastolano vedesse mai più la libertà. Si è fatto affidamento, paradossalmente, sull’omertà del detenuto affinché rimanesse per tutta la vita in carcere senza nessuna speranza. Questo è il 4 bis. Spero di essere riuscito a completare il quadro sull’ergastolo ostativo già evidenziato dall’abile penna di Adriano Sofri. Purtroppo per i giustizialisti, il detenuto non è più “una cosa fra le cose” a voler citare Foucault. Il detenuto ha imparato a gridare il proprio dolore, a far ascoltare la sua voce e seppur non è più padrone della propria vita, non si lascerà sopprimere nella totale indifferenza. |