Che cosa resta della massiccia (considerando che non c’erano treni e pullman gratis come in altre occasioni, ma tutti sono arrivati con mezzi propri) manifestazione ultrà a Roma? Che fare dopo che oltre seimila ultrà (secondo il tg di La7) hanno attraversato le strade della capitale urlando qualche slogan pesante ma “in modo assolutamente pacifico” (come hanno sottolineato tutti i notiziari televisivi che hanno dato ampio risalto all’evento)? Che ne sarà della tanto discussa “tessera del tifoso” dopo che tanti ragazzi (“se sono uniti non verranno mai sconfitti”, lo slogan mutuato da una canzone degli Sham 69) hanno detto, scritto, urlato il proprio no. Se gli ultrà fossero un movimento politico, le agenzie di stampa avrebbero già battuto fiumi di dichiarazioni con decine di politici pronti a dire che “è una piazza che deve essere ascoltata”. Qualche politico, a dire il vero, ha manifestato con loro. Come l’ex sottosegretario all’economia, Paolo Cento, esponente di Sinistra e Libertà (ma c’era anche Alessadnro Cochi, delegato allo sport del sindaco di Roma, Alemanno). Ma gli ultrà, in genere, non piacciono troppo ai politici. E non perché ieri hanno scritto “Sì alla tessera del parlamentare”. “Stanno sulle balle – come ha spiegato, tempo addietro, Enrico Brizzi al Corriere- perché ragionano con la propria testa”. Gli ultras non sono un movimento, come dimostra il fatto che alcune tifoserie si sono dissociate dal corteo di Roma. E forse non lo saranno mai. Troppe divisioni al proprio interno. La sbandierata “mentalità ultras” ha varie interpretazioni a seconda della latitudine del gruppo. Ma sono una grande realtà aggregativa. Forse l’ultima grande polo di aggregazione in una società sempre più liquida. Basti pensare al fatto che tanti ragazzi scelgono di essere ultrà nonostante godano di una pubblicistica peggiore dei terroristi. Certo in mezzo c’è chi ne approfitta per far propaganda politica, chi delinque perché delinque abitualmente, chi spaccia droga, chi compie atti violenti perché violento. Vanno puniti con lo stesso metro di giudizi di chi compie simili atti per strada, in discoteca, in un pub. Senza che nessuno chieda che si chiudano, strade, discoteche e pub o che Altrimenti andrebbero chiuse discoteche, e via discorrendo. Una politica di pura repressione non porta da nessuna parte. Anzi fa solo il gioco di chi vuole pescare in acque torbide . C’è stato un momento di leggi speciali necessarie dopo la tragica morte dell’ispettore Raciti (BE' SU QUESTO CI SAREBBE MOLTO DA RIDIRE, PER LA POCA CHIAREZZA DEI FATTI ACCADUTI A CATANIA, PER LE STRANEZZE DELLE FASI PROCESSUALI, PERCHE' L'IPOCRISIA DEI POTENTI HA SFRUTTATO UNA MORTE PER PROPORRE NUOVI SISTEMI DI REPRESSIONE FUNZIONALI AL CRESCENTE BUSINESS CHE INVESTE IL CALCIO). Ma non si vive di emergenza. Né ghettizzando una forza viva per colpa delle mele marce. |