Con tutte le cose che ho da fare durante la giornata e tutti gli argomenti su cui potrei perdere preziosi minuti del mio tempo per scrivere articoli, mai avrei voluto dar peso e importanza agli onanismi mentali di simili soggetti. Figli distorti di quest’era 2.0, erroneamente convinti che il celarsi dietro un telefonino e un selfie stick possa regalare l’immunità e permettere qualsiasi tipo di comportamento. Anche di natura stupida, provocatoria e becera. Chi conosce tale Giacomo Carolei? Si tratta di un tizio che si autodefinisce “attore comico”. La sua somma comicità consisterebbe nel girare al di fuori degli stadi italiani, prima di ogni partita, indossando la maglia della Juventus (sebbene la Vecchia Signora non sia neanche di scena nei luoghi dove lui si reca) per chiedere a tutti i tifosi un “gesto di pace”, in grado di mitigare la poca simpatia che il club torinese riscuote per lo Stivale al di fuori della cerchia dei suoi seguaci. Richieste condite da battute finemente tendenziose e atteggiamenti di palese scherno. In poche parole: una provocazione a tutti gli effetti. Senza motivo alcuno. Gesto che ovviamente quasi sempre fa scaturire la reazione stizzita e indispettita dei suoi interlocutori. Tra un “vaffa” e svariati insulti, a forza di giocare col fuoco il suddetto Carolei ha finito per farsi male. È successo a Genova, dove un supporter blucerchiato non ha gradito la “sfilata bianconera” con relativa commedia buffonesca, affrontando il sedicente umorista e costringendolo a darsela a gambe levate. Dopo che già in diverse occasioni, sulla sua pagina Facebook, il suddetto aveva dipinto i tifosi italiani come incivili, rissosi e beceri a prescindere (omettendo che qualsiasi persona, in qualsiasi contesto, se provocata prima o poi reagisce malamente) in seguito all’accaduto ha diffuso in rete l’immagine con il volto del tifoso doriano, sporgendo poi denuncia ai Carabinieri. Premesso che nessuno è intenzionato a difendere la violenza come strumento di difesa, mi permetto di porre alcune domande: dov’è la comicità e quale la finalità del “lavoro” svolto da Carolei? Del resto, come si può vedere nel video della sua “impresa” genovese, persino un vigile urbano, sentendo le sue lamentele per l’aggressione, risponde laconicamente: “Per forza, vai in giro con la maglia della Juve…”. Una frase che lascia trasparire la totale assenza di buon senso, in luogo di una spiccata (e inutile) voglia di apparire da parte del protagonista di questa vicenda. Il voler far vertere il proprio “successo” sullo stereotipo del tifoso violento, in questo caso non può davvero reggere. Esiste una concatenazione degli eventi prodotta dal processo causa-effetto. Se, ad esempio, io andassi in giro per Roma con una maglia recante la foto del Colosseo sottomesso dall’avanza del Carroccio di Alberto da Giussano, “legalmente” non starei facendo nulla di male. Se qualcuno però avesse da ridire di certo non potrei lamentarmi, essendo stato io il provocatore. Avendo acceso io la miccia. Se è sbagliato aggredire una persona, può essere corretto innescare – senza motivo alcuno – un simile tourbillon di reazioni? Andrebbe spiegato al signor Carolei che esiste un mondo virtuale dove sono concesse alcune libertà, anche verbali. Poi esiste il mondo reale, dove ognuno dovrebbe comportarsi con rispetto ed educazione nei confronti del prossimo. Il signor Carolei è solo l’ultimo di un infinito stuolo di guitti che cercano nello stereotipo del tifoso di far carriere. Passino i politici, i Ministri dell’Interno e gli Osservatorii, che con la demonizzazione delle curve ci hanno fatto vere e proprie fortune. Ma nel suo caso il tutto sa di una triste impossibilità di trovare ulteriori sbocchi. La comicità è un’arte. E nell’arte l’essere umano ha sempre messo in mostra le proprie doti migliori, soprattutto quelle intellettive. Giudicate voi se è questo il caso. |