Il gelo, i posti di blocco, le perquisizioni e la caccia all'uomo contro i manifestanti non hanno impedito ai No Tav di raggiungere e tagliare di nuovo le reti dei cantieri-fortino dell'alta velocità. La lunga giornata di lotta in Va di Susa, alla fine, è terminata verso le 20,30, quando i No Tav sono riusciti a tornare a Giaglione dopo l’ennesimo assalto alle reti dei cantieri dell’alta velocità. E dopo ore di inseguimenti e fughe nei sentieri di montagna, con i manifestanti inondati dai gas lacrimogeni sparati in grandi quantità dalle forze di occupazione. Nel pomeriggio era scattata una vera e propria “caccia al No Tav’ che dalla val Clarea stavano tornando verso Giaglione. Agenti e militari (Carabinieri ma anche Finanzieri) sono arrivati a piazzare dei posti di blocco, oltre che sulle strade di accesso alla valle, addirittura sui sentieri, fermando e schedando molti manifestanti. Alcuni dei quali sono stati feriti dalle spolette dei lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, o intossicati dal gas. Non poche le imboscate tese ai manifestanti dalle forze di occupazione, come quando hanno aspettato che la galleria che da Clarea porta a Giaglione fosse piena di gente per inondarla dei terribili gas CS. Nonostante la neve e il gelo, la giornata di lotta ha ottenuto il suo obiettivo, mobilitando migliaia di manifestanti, alcuni dei quali sono riusciti ad arrivare al cantiere, a tagliare le reti, a mandare in confusione poliziotti e militari che hanno risposto con i consueti getti di idrante oltre che con i lacrimogeni. Ai quali i No Tav hanno risposto con i fuochi d’artificio, i petardi e qualche pietra e i consueti slogan contro la devastazione e la militarizzazione della loro valle. Nel primo pomeriggio, dopo che i manifestanti erano partiti dal campo sportivo di Giaglione e stavano cercando di superare i blocchi della polizia passando per i boschi e guadando i torrenti di montagna, altri No Tav hanno bloccato per alcuni minuti l'autostrada Bardonecchia-Frejus all'altezza di Exilles con delle barricate alle quali hanno dato fuoco. Per cercare di impedire la ‘passeggiata’ e scoraggiare i manifestanti e convincerli a tornarsene a casa, le forze di occupazione hanno realizzato controlli asfissianti e perquisizioni. Ed hanno a lungo bloccato al casello di Rivoli un pullman di manifestanti partito da Roma. Sul quale hanno trovato solo delle trivelle, martelli pneumatici e pale di gommapiuma, quelle che pochi giorni fa alcuni manifestanti avevano portato in corteo nel centro della capitale attirando l’attenzione di giornalisti e turisti. La stessa Questura di Torino si è vantata in un comunicato di aver identificato 300 persone in due giorni. Riuscita quindi l’ennesima mobilitazione No Tav nel settimo anniversario della cosiddetta 'battaglia del Seghino' di Venaus, in cui i contestatori dell'alta velocità ripresero possesso, con la forza, dell'area destinata al primo progetto del tunnel geognostico sequestrata dalle forze dell'ordine.
Il popolo della valle non torna a casa.
Di seguito il breve testo di convocazione della giornata di lotta di ieri: |
8 dicembre: non una celebrazione, ma una giornata per ribadire la nostra opposizione ad un’opera devastante ed inutile. I danni che il cantiere ha già provocato sono evidenti. Con un intollerabile abuso di potere la Procura della Repubblica esercita una vergognosa repressione nei confronti della nostra giusta lotta. Tre minori coinvolti in un semplice volantinaggio segnalati ai servizi sociali, decine di misure cautelari per gli attivisti impegnati nelle mobilitazioni e infine il tentativo di impedire la nostra presenza a Chiomonte sequestrando il presidio. Mobilitiamoci tutte e tutti Giovani, anziani, famiglie e studenti per rispondere in modo unito e compatto a chi decide ogni giorno di impoverire le nostre vite e di devastare il territorio. Il movimento NoTav |