Visto l'andamento della squadra, che speriamo non sia solo momentaneo, ed il momento di godimento ed euforia generale ci sarebbe piaciuto anche a noi lasciarci andare in qualche cazzata o qualche riga un pelino più frizzante del solito e invece c'è sempre qualcosa che non và. Come un disegno maligno pianificato a tavolino non c'è mai un momento realmente positivo o tranquillo per noi altri. C'è chi la chiama "vita da ultrà", chi sfortuna, chi casualità, noi non sappiamo veramente più che dire se non ovviamente riportare i fatti come stanno, perchè è bene che la gente sappia e sia informata su quello che accade a casa nostra, a cittadini e ragazzi comuni, con la sola colpa di amare smodatamente la nostra città e i suoi colori. Che la vita di chi è soggetto a DASPO non sia rose e fiori è noto a tutti. Le domeniche passate non potendosi avvicinare allo stadio, quella che è per noi ultras una seconda casa, i cori sentiti da lontano, l’atmosfera della partita vissuta in sordina, costretto dalla legge a star lontano dalle gradinate dello stadio, ma anche dai suoi cancelli, dalle strade limitrofe… Ma la giornata che abbiamo dovuto affrontare ieri, Domenica 16 Dicembre, in occasione del match casalingo contro il Perugia, supera, per la sua tristezza e per la sua assurdità, qualsiasi previsione. Come tutte le Domeniche che il Prato gioca in casa, i numerosi diffidati del nostro gruppo, dopo aver passato qualche ora in compagnia di chi allo stadio si può recare, si danno appuntamento presso una pista ciclabile dalla quale è possibile scorgere, se non il campo, almeno la nostra curva; ed ovviamente dove è permesso sostare anche per chi è soggetto a diffida. Da lì è almeno possibile sentire intonare i cori, veder sventolare i nostri vessilli, accorgersi indirettamente ed in tempo reale degli eventuali gol. Una consolazione, seppur magra, che però consente a chi è diffidato di passare una domenica come se potesse ancora salire sulle gradinate del nostro stadio, e rende meno gravoso, almeno per un attimo, il peso di questi anni di DASPO. Questa domenica vedeva ospiti al Lungobisenzio i perugini, che arrivano in buon numero dall’Umbria. Nonostante ci sia un fiume di mezzo, tra la postazione occupata dai nostri diffidati e i perugini (presumibilmente senza tessera) che vengono bloccati al prefiltraggio, è inevitabile il contatto visivo. Non abbiamo certo voglia di inscenare inutili pagliacciate, anche perché c’è un fiume (per altro quel giorno quasi in piena) a dividere le due tifoserie. Diverso il discorso per i perugini, che a tratti si rivolgono sbraitando qualche insulto, ma che nel complesso, probabilmente capendo che siamo diffidati, si limitano a fare il loro tifo da fuori lo stadio. Passano i primi minuti di gara accompagnati dalle solite birre, ed arriva il primo gol del Prato. L’esultanza nostra è inevitabile, ma evidentemente alla questura non sta bene, e prontamente manda cinque uomini in divisa a dirci che è meglio se non sostiamo dove in realtà ci è consentito, ma se ci spostiamo dieci metri più in là. Non capiamo ma vogliamo evitare polemiche e ci spostiamo dieci metri più avanti. A secondo tempo ormai iniziato ci accorgiamo che, evidentemente, non è proprio giornata. Veniamo nuovamente avvicinati da agenti della PS, in compagnia per l’occasione di alcuni militari (li immaginiamo contenti di passare le domeniche a far su e giù per le piste ciclabili nei pressi dello stadio), che ci intimano questa volta di abbandonare la nostra solita postazione perché un’ordinanza del questore (?!), emessa in tempo record visto che giusto pochi minuti prima nessuno l’aveva menzionata, vieterebbe di occupare quella pista durante lo svolgimento della partita. Non siamo assolutamente disposti a lasciare quella pista ed a subire l’ennesimo abuso, e mentre cerchiamo di spiegarci con gli uomini in divisa, veniamo raggiunti da un signore che dice di essere un funzionario della questura, che dopo averci sbraitato contro, comincia a spintonare, e addirittura strappa di mano la birra ad uno di noi, per lanciarla nel fiume. Sarebbe l’ennesimo abuso passato sotto silenzio, se non fosse per il fatto che uno di noi lo ha ripreso col cellulare. Tutta la scena è stata filmata, dagli spintoni alla bottiglia lanciata nel fiume. E infatti prontamente gli agenti si fiondano verso di lui, afferrandolo per la giacca. Riusciamo a strapparglielo dalle mani, e quando il funzionario se ne va, la situazione ritorna, per così dire, calma. A fine partita ci raggiunge nuovamente l’ennesimo manipolo di poliziotti, questa volta più numeroso, e decidiamo, visto che la partita volge al termine, di allontanarci per tornare alle nostre macchine. Mentre la maggior parte di noi è già ripartita, e solo pochi stavano per ripartire, spunta fuori una pattuglia di poliziotti che, bloccata la macchina, intimano a chi aveva fatto il video di seguirli in questura. Montato di forza sulla volante viene trattenuto in questura in stato di fermo e rilasciato qualche ora dopo senza denunce, ma solo con l’obbligo di cancellare il video. Non vogliamo commentare, pensiamo che la mera descrizione dei fatti parli da sola. Quanto ancora questo teatrino fatto di abusi, assurde costrizioni, tessere, diffide inventate e strategiche e piccole guerre perse in partenza andrà avanti? |