La tribuna del disonore. E il colore dei soldi, che non conosce diritti. E neppure la vergogna. Il calcio italiano riesce a coprirsi di ridicolo sin dai primi battiti del nuovo anno con il caso della finale di Supercoppa italiana tra Milan e Juventus in programma a Gedda, in Arabia saudita, il 16 gennaio, che si giocherà in uno stadio con settore esclusivamente riservati agli uomini. Le donne per assistere alla gara saranno costrette a farsi accompagnare da una figura maschile.
Una delle classiche del calcio italiano e mondiale che si gioca in un Paese che ripassa sotto le suole i diritti civili, soprattutto i diritti femminili e che è stato pesantemente implicato nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, lo scorso ottobre a Istanbul.
Che poi il segmento di spalti solo per uomini – tagliandi per single – corrisponde all’applicazione della regola per gli eventi sportivi nel Paese arabo, ovvero donne solo nei settori famiglia (i families), accompagnate da fratelli, padri. Anzi, se vogliamo c’è stato un piccolo passo in avanti: l’esordio femminile a una partita si è avuto solo nell’amichevole tra Brasile e Argentina, lo scorso ottobre.
Insomma, nulla di nuovo, così come non era un segreto che l’Italia del calcio per un pugno (largo) di euro si è seduta al tavolo con un Paese che produce morti di civili in Yemen, che utilizza i bambini-soldato, che si serve della pena di morte con decapitazioni in piazza.
Considerazioni di nicchia rispetto al vero dato, la vendita dei biglietti – 50mila, compresi quelli per il settore solo maschile – esaltato in un’incredibile comunicato della Lega Calcio, con sfida feroce al senso di vergogna. Vale tutto di fronte a sette milioni di euro, la cifra che il calcio italiano si porta a casa da Gedda. E altri 14 milioni arriveranno entro due anni, per le prossime due edizioni.
«La nostra Supercoppa sarà ricordata come la prima competizione ufficiale a cui le donne potranno assistere dal vivo. E voglio precisare che le donne potranno entrare da sole alla partita, senza nessun accompagnatore», ha pure spiegato il presidente della Lega di Serie A, Gaetano Micciché, subito sostenuto dall’ambasciata di Riyadh a Roma.
Il numero uno della Lega ha ricordato l’omicidio Khashoggi, avvenuto dopo la definizione dell’accordo con i sauditi per ospitare la Supercoppa, con la Lega di Serie A «che si è interrogata su ciò che fosse giusto fare», per poi aprire il portafogli e considerare che l’Arabia saudita resta il maggior partner commerciale nell’area mediorientale per l’Italia.
E quindi non è mai stata contemplata la marcia indietro, con estrema coerenza di un movimento che poco più di un mese fa, il 24 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, piazzava un dito di rossetto sulle guance dei calciatori.
E ovviamente le polemiche, gli interventi fuori tempo massimo sull’assoluta inopportunità di giocare una competizione ufficiale in un Paese che umilia la condizione femminile si sono sprecati. Assieme alla richiesta inoltrata attraverso i social – anche dalla politica – alle due squadre, di rifiutarsi a scendere in campo, invocando l’intervento della Federcalcio italiana. Per lasciare il terreno di gioco vuoto, stavolta per tutti, uomini e donne.
Per il ministro degli Interni, Matteo Salvini, «che la Supercoppa italiana si giochi in un Paese islamico dove le donne non possono andare allo stadio se non sono accompagnate da un uomo è una tristezza, una schifezza, io la partita non la guardo. Dove sono le femministe italiane e le Boldrini di turno? Io un futuro simile in Italia per le nostre figlie io non lo voglio».
Per poi aggiungere: «Da milanista mi dispiace che la mia società sia corresponsabile di una simile vergogna. Non faccio il presidente del Milan o della Juve ma ci dovevano pensare prima. Per me la Supercoppa italiana si gioca in Italia e qualche milione di euro si può raccattare in altra maniera. Mi aspetto una reazione di orgoglio».
Insomma, ideali svenduti per un pacco di euro, con il ministro degli Interni che forse dimenticava anche di twittare le considerazioni tutt’altro che negative sul Qatar (che, va ricordato, ospiterà l’edizione 2024 della Coppa del Mondo di calcio), «Paese stabile e sicuro dove l’estremismo islamico non ha futuro», come ribadito in una recente visita a Doha.
E contro la partita della vergogna in Arabia si sono schierate anche Laura Boldrini, il segretario di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e vari parlamentari del Pd. Fino all’ex ministro dello Sport Luca Lotti: «Più di due mesi fa avevo lanciato l’allarme sulla finale di Supercoppa italiana in Arabia saudita. Oggi non posso che unirmi a quanti, in queste ore, stanno esprimendo la loro preoccupazione. Chi ama il calcio rifiuta tutte le barriere culturali. Sempre. #Supercoppa». |