GLI ULTRAS DELLA EST! |
TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°128 |
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Era il I4 Gennaio di dieci anni fa, un giovedi’ pomeriggio. All’ordine del giorno in consiglio comunale si discuteva dell’abbattimento dello Stadio Comunale, al cui posto avevano gia’ imbandito un bel “banchetto” per fare un project financing che attraverso la costruzione del teatro (specchietto per le allodole), prevedeva in realta’ una cementificazione dell’area e la scomparsa di quella che era ed e’ parte integrante della nostra storia cittadina. I poteri forti, per la prima volta nella storia di questa citta’ avevano fatto i conti senza l’oste, abituati da sempre a fare e disfare qualunque cosa, nel placido silenzio di una collettivita’ apatica, che nei pochi rigurgiti di “ribellione” o di movimento associativo di contrasto a un’opera, aveva sempre un proprio tornaconto ed una volta saldato, tornavano come docili agnellini all’ovile. Insomma a Teramo da sempre tutti tacevano, se mai qualcuno alzava la voce, tutti hanno sempre avuto un “prezzo”. |
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Portammo avanti una battaglia condivisa da tanti, altri tentarono anche di cavalcarci per i soliti sporchi trucchi di cui sopra, ma non ci riuscirono, fummo bravi a gestire una situazione che via via si andava facendo piu’ grande di noi, senza perdere mai di vista chi eravamo e quali erano i nostri obbiettivi. Davvero tremarono i poteri forti di questa citta’, perche’ per la prima volta avevano a che fare con qualcuno che non era acquistabile, avvicinabile e dal compromesso facile. Costituimmo un comitato, raccogliemmo 5OOO firme per chiedere un referendum (ci accorgemmo per altro che in 65 anni di statuto comunale eravamo i primi a chiedere un referendum ed il primato non e’ motivo di piacere, se si pensa a quante volte questa citta’ era stata defraudata di simboli e luoghi della sua storia nel silenzio piu’ totale, di tutti!!!), ma lo stesso venne vanificato dall’assenza (ovviamente) di un regolamento referendario, cosi’ i poteri forti dimostrarono l’utilizzo “pratico” della loro “democrazia”. |
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E furono denunce che si sommavano a quelle prese nei vari “salti” in consiglio comunale, ma fino all’ultimo rimasero nei loro occhi quelle facce, le nostre che urlavano una verita’ che almeno per noi non aveva bisogno dell’opinione di un tribunale, perche’ era chiara, palese: SPECULAZIONE. Del resto i “cani da guardia” della locale questura erano troppo impegnati a reprimere le nostre libere voci, il locale tribunale impegnato a difendere il “decoro” di un pagliaccio chiamato a fare il sindaco, che quando non sapeva piu’ che pesci prendere ha iniziato a denunciare strane “aggressioni” notturne e il rappresentante dello “stato” sul territorio, il Prefetto, dava opinioni personali, ai giornali, a favore degli interessi dei ”democratici” poteri forti locali, come una massaia dal parrucchiere. Cosi’ fu la prefettura di Ascoli a bloccare il progetto, il 27 Gennaio del 2OI2, perche’ la ditta appaltatrice di Centobuchi, provincia di Ascoli Piceno, non aveva i certificati antimafia. |